Se una volta era indispensabile avere con sé, possibilmente, un blocco note in cui erano appuntate le password di bancomat o carte di credito varie mediante cui poter effettuare pagamenti, adesso basta esserci fisicamente per poter fare tutto questo. Il sistema di riconoscimento biometrico (meglio definito come biometria) si serve di caratteristiche biologiche e/o comportamentali, precedentemente inserite all’interno di un database, con cui riconoscere, poi, la persona in questione. Secondo Jonathan Vaux, Executive Director Innovation Partnership della Visa, la tecnica biometrica è il metodo più affidabile tramite cui effettuare transazioni. Per l’appunto, il 76% degli italiani condivide questa metodologia, la quale vorrebbero poter adoperare in più campi possibili.
Nel 2013, Apple introdusse sul mercato il riconoscimento delle impronte digitali e, da allora, tutti i più grandi costruttori di telefonia mobile e altro hanno cominciato a farne uso. Android Pay e software come PayPal, per esempio, supportano questo sistema e si prevede che nel 2017 più di un miliardo di apparecchiature ne saranno dotate per le più svariate situazioni. Tuttavia, se le impronte digitali non bastassero, ecco farsi avanti anche il sistema di identificazione dell’iride, utilizzato per la prima volta dalla Fujitsu per poi affermarsi del tutto grazie al Samsung Galaxy Note 7 e al servizio Samsung Pay. In pochi sperano in questo meccanismo, poiché comunque ancora non se ne conoscono le funzionalità, ma ben presto, si presume, verrà impiegato su larga scala.
E non finisce qui. Se anche l’iride non fosse abbastanza, è possibile, grazie a un dispositivo che sfrutta la fotocamera del cellulare, scattarsi un selfie e pagare attraverso il riconoscimento dei lineamenti del volto. Servizi come SelfiePay e il nuovo Identity Check Mobile di Mastercard già ne usufruiscono. Uber è, invece, il personaggio principale di tale tecnologia, poiché primo, nell’industria automotive, ad averla introdotta nel pagamento delle corse. In Giappone la NEC Corporation, in concorso con l’azienda Sumimoto Mitsui Card, sta sperimentando il suo meccanismo di identificazione facciale attraverso foto le quali, una volta scansionate e registrate in una banca dati specifica, permetteranno ai dipendenti di eseguirepagamenti solamente mostrando il volto, con il costo decurtato, poi, dal proprio stipendio.
Questi meccanismi, ben presto, troveranno sbocco anche presso le smart card bancarie, tramite cui i possessori di esse potranno convalidarsi. Il tutto prevalentemente in due modi: il primo riguardante sensori inseriti sulla carta stessa, i quali consentiranno di autorizzare il pagamento; il secondo, invece, tramite template biometrici, ovvero informazioni in precedenza registrate all’interno della carta. Infine, proprio perché la tecnologia non conosce confini, non ci si deve dimenticare del sistema di riconoscimento comportamentale, già attivato da molte aziende per la sicurezza personale e bancaria. Il behavioural biometrics, questo il suo nome, è già stato implementato anche da Amazon con Amazon Go (per il momento, solo a Seattle comunque), che permette ai vari clienti di accedere nei negozi e acquistare solamente attraverso la combinazione tra intelligenza artificiale e congegno biometrico. Insomma, i tempi cominciano a diventare piuttosto difficili per falsari e truffatori, i quali ci penseranno più di una volta prima di rubare un qualcosa di cui non potranno, fondamentalmente, fare uso. O almeno si spera.
Anastasia Gambera
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