Il prossimo 20 giugno il re d’Olanda Guglielmo Alessandro sarà in visita in Italia e a tal proposito ha dichiarato: «Vado a ringraziare la Sicilia che da sola sta salvando l’Europa». E così che il sovrano olandese mostra tutta la propria solidarietà verso l’isola italiana in merito alla gestione della crisi dei migranti che ogni giorno tentano la traversata del Mediterraneo in cerca di salvezza e di una terra di pace.
Quella del mar Mediterraneo, però, non è l’unica rotta dei migranti in cammino verso l’Italia; dai Balcani, infatti, via terra sono oramai sempre più numerosi i profughi e i richiedenti asilo che ogni giorno rischiano la vita per cercare di superare il confine ed entrare nel nostro Paese. Gahafar Abdul, un richiedente asilo pachistano, è uno dei tanti migranti giunti in Italia, precisamente nella città di Udine, accolto dalla associazione Ospiti in arrivo gestita da volontari. Gahafar parla bene l’italiano, è laureato in economia ma in Italia il suo titolo di studio non è riconosciuto, così sta studiando per conseguire la licenza media nel Paese ospite. Per cercare di integrarsi nella società locale in cui vive, da qualche tempo aveva iniziato a lavorare come barista in un bar dell’ARCI ma un provvedimento del prefetto di Udine gli ha negato questa opportunità a seguito della introduzione di un “coprifuoco” per i richiedenti asilo che lo costringe a rientrare entro una certa ora nel centro dove è ospite.
Alto problema, inoltre, riguarda il sovraffollamento dei centri di prima accoglienza: «Più del 90 per cento dei richiedenti asilo della regione Friuli Venezia Giulia è ospitato in una struttura d’emergenza», afferma Schiavone, esponente dell’Associazione Studi Giuridici sull’Immigrazione (ASGI) e presidente del Consorzio italiano di solidarietà di Trieste, mentre «per una diffusa ostilità della politica e una mancanza di lungimiranza, sempre meno comuni friulani partecipano al bando nazionale SPRAR per l’accoglienza dei richiedenti asilo, nonostante gli arrivi siano quotidiani». Infine, mancano anche le strutture di seconda accoglienza dove i richiedenti asilo possano essere ospitati in attesa che la loro domanda d’asilo venga esaminata dalla Commissione territoriale competente. Il risultato è che sempre più richiedenti asilo vanno a ingrossare le file dei “senza fissa dimora”, costretti a dormire per strada o ai margini delle stazioni con conseguente aumento di intolleranza da parte dei residenti.
Ester Sbona
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