La Monsanto è una multinazionale americana di biotecnologie agrarie, più volte accusata di ecocidio e crimini contro l’umanità, diventata famosa per aver prodotto l’Agente Arancio, il defoliante tossico e cancerogeno usato nella guerra del Vietnam; adesso un vero e proprio tribunale è nato con lo scopo di giudicare l’operato dell’azienda e i crimini di cui essa è stata imputata.
La Fondazione Tribunal Monsanto è nata all’Aja (la Corte internazionale di giustizia) nei Paesi Bassi, con il sostegno e il contributo di movimenti civici, ONG e personalità internazionali quali l’ecologista indiana Vandana Shiva e l’australiano Andre Leu, presidente della Federazione internazionale dei Movimenti d’Agricoltura biologica. Il suo scopo è quello di giudicare definitivamente i crimini dei quali la Monsanto viene accusata da anni, ovvero di inquinare il terreno, l’acqua e l’aria con sostanze nocive le quali, oltre a minacciare la biodiversità, comprometterebbero pure la salute degli esseri umani favorendo il progresso di malattie come cancro, Alzheimer e Parkinson, o come l’OMS (Organizzazione mondiale della sanità) ha definito questo insieme di patologie, “epidemia di malattie croniche evitabili”.
I motivi che hanno spinto alla nascita di un tribunale contro la Monsanto sono dunque legati alle esigenze di sostenibilità e giustizia. Dagli inizi del XX secolo, la Monsanto, nata come azienda chimica, ha, di fatto, messo in circolazione prodotti altamente tossici, i quali hanno contaminato in maniera persistente l’ambiente, causando malattie e morte. Fin dall’inizio della sua attività, gli scandali riguardanti la diffusione di varie sostanze tossiche si sono susseguiti senza sosta: nel 1947 un incidente a Texas City in cui esplodette una delle fabbriche portò a scoprire che l’erbicida prodotto dalla Monsanto, chiamato 2,4,5-T, conteneva alti livelli di diossine, sostanze tossiche altamente cancerogene. Altro caso fu quello dei PBC (policlorobifenili), sostanze inquinanti distribuite sempre dalla Monsanto per l’agricoltura, il cui uso è ora bandito pressoché ovunque, ma la cui persistenza continua ad esistere ed inquinare per millenni. Ciliegina sulla torta fu poi tra gli anni ’60 e ’70 la realizzazione e distribuzione dell’Agente Arancio, un defoliante ricavato partendo dall’erbicida 2,4,5-T, il quale fu anche utilizzato come arma tossica durante la guerra del Vietnam. Altro erbicida giudicato tossico, immesso nel mercato dalla Monsanto, fu il RoundUp ricavato Glifosato. Molti sono stati i casi di malattie e gli studi che dimostrano la tossicità e la pericolosità di tali sostanze e nel tempo molti giornali si sono inoltre occupati di condurre inchieste al proposito, come il Washington Post nel 2002 o il The Guardian nel 2007, solo per citarne alcuni. Adesso la multinazionale continua a controllare il mercato dell’industria delle biotecnologie, avendo di fatto il quasi totale monopolio sulla vendita e produzione di sementi e avendo acquistato inoltre moltissime società di ricerca titolari di brevetti.
Dunque l’azienda è diventata l’esempio del modello agro-industriale che da numerosi anni ormai è causa di inquinamento, innalzamento delle temperature, depauperamento dei suoli e delle risorse d’acqua, dell’estinzione della biodiversità e della marginalizzazione di milioni di piccoli contadini. Per mettere fine a tale impunità e giudicare finalmente i crimini di ecocidio commessi dalla multinazionale, dal 12 al 16 ottobre 2016, il Tribunale Monsato valuterà i fatti nel rispetto dei principi direttivi relativi alle imprese e ai diritti umani adottati in sede ONU nel 2011. A giudicare il comportamento di Monsanto saranno magistrati, avvocati e giudici di alto livello, provenienti dai cinque continenti. Madrina dell’iniziativa è la scrittrice e regista Marie-Monique Robin, autrice di Il mondo secondo Monsanto, un’inchiesta sulla multinazionale statunitense. Da parte sua la Monsanto ritiene infondate le accuse, dichiarandosi addirittura pronta a rispondere a tutte le domande che le verranno poste, anche se non è chiaro ancora se il gruppo invierà o meno dei rappresentanti al processo. L’iniziativa è stata (e sarà) finanziata tramite la più grande piattaforma di crowdfunding internazionale mai realizzata fino ad oggi; il sito è www.monsanto-tribunal.org.
Lorena Peci
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