Si è da poco aperto a Parigi il summit ONU sul clima (COP21), il quale andrà avanti fino all’11 dicembre e che vedrà riuniti oltre 150 leader mondiali impegnati nel discutere e confrontarsi sui temi inerenti l’inquinamento, il riscaldamento globale e tutte le conseguenze che questo ha sul pianeta e sui suoi abitanti. L’intenzione è (o dovrebbe essere) quella di stilare un piano comune per limitare al minimo i danni, riducendo l’emissione di gas a effetto serra e cercando di arrivare a un accordo che limiti il riscaldamento globale a 2 gradi rispetto ai livelli dell’era pre-industriale. Proprio in questo clima, giunge dall’Agenzia europea dell’Ambiente (AEA) una stima preoccupante sul numero di morti prematuri, rispetto alla normale aspettativa di vita, a causa dell’inquinamento areo, ed è l’Italia il Paese dell’Ue a segnare il record in tal senso: nel 2012 ha infatti registrato 84.400 decessi prematuri legati all’inquinamento, su un totale di 491mila vittime a livello europeo.
Secondo tale indagine condotta dall’AEA, pare che tra i principali imputati per l’alta percentuale di morti premature in Italia vi siano tre agenti killer quali le micro polveri sottili (Pm2.5), il biossido di azoto (NO2) e l’ozono, quello presente nei bassi strati dell’atmosfera (O3). In Italia in particolare, la zona più colpita dal problema delle micropolveri è quella della Pianura Padana e interessa città quali Brescia, Monza, Torino, Milano che oltrepassano il limite, fissato dall’Unione, di concentrazione media annua di 25 microgrammi per metro cubo d’aria. Nel complesso europeo, il bilancio più grave se lo aggiudicano le micro polveri sottili che provocano 403 mila vittime nei 28 Paesi dell’Ue e 423mila nel complesso dei 40 Paesi europei considerati dallo studio dall’AEA. Ma anche l’esposizione al biossido di azoto e all’ozono miete le sue vittime, con rispettivamente 72mila e 16mila vittime precoci nei 28 Paesi Ue e 75mila e 17mila per 40 Paesi europei.
I dati sono dunque alquanto preoccupanti e danno un’idea sul livello di malessere che si potrebbe raggiungere nel caso non si prenda consapevolezza del problema; Hans Bruyninck, direttore dell’Agenzia europea dell’Ambiente, ha così commentato: «Nonostante i continui miglioramenti negli ultimi decenni, l’inquinamento atmosferico è ancora una minaccia per la salute degli europei, riducendo la loro qualità di vita e la speranza di vita». Cominciare a limitare l’inquinamento e l’emissione di tali gas killer diventa per tanto una necessità per il nostro benessere, vista non tanto quale gesto altrustico nei confronti della natura, ma più come salvaguardia di noi stessi e delle future generazioni.
Lorena Peci
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