La fusione perversa tra crisi economica e progresso tecnologico ha portato, nell’ultimo decennio, al dilagare degli acquisti online: prezzi bassi, spedizioni efficaci e pagamenti effettuati comodamente dal divano di casa costituiscono i punti di forza dell’e-commerce. Il problema sorge nel momento in cui ci si imbatte in farmaci e medicine – il cui acquisto online è vietato dalla legge italiana – di provenienza ignota, il cui utilizzo può essere seriamente dannoso per il nostro corpo: fino a che punto siamo pronti a spingerci?
Sembra che nel nostro Paese non ci si preoccupi degli elevatissimi rischi per la salute: secondo le stime sarebbero 5 milioni gli italiani che avrebbero usufruito almeno una volta dell’e-commerce per l’acquisto di farmaci. I motivi che spingono a questa scelta sono diversi: dall’invitante risparmio di denaro alla vergogna di chiedere al proprio medico una prescrizione, fino alla necessità data dall’illegalità di alcuni prodotti. Secondo un sondaggio condotto da Claudio Barbaranelli, ordinario di Psicologia alla Sapienza di Roma, in collaborazione con la società Swg, sarebbero 750.000 gli italiani che acquistano frequentemente medicinali “tarocchi”, servendosi delle circa 40.000 rivendite online: ciò di cui probabilmente non sono a conoscenza è che in Italia, di queste, solo 300 sono autorizzate a commerciare “virtualmente”, mentre le restanti sono totalmente illegali.
L’intera Europa si sta mobilitando per tentare di arginare il fenomeno, i cui meccanismi di funzionamento sono abbastanza semplici: le richieste degli utenti vengono ricevute da un server situato in Cina, il quale comunica gli ordini ai depositi di farmaci ubicati nell’Europa dell’Est, che a loro volta fanno partire camion pieni di Epo, Viagra, antidepressivi o anabolizzanti diretti fino alle nostre case. Secondo le stime, il 50% di questi prodotti sono contraffatti e, mentre nella migliore delle ipotesi non avrebbero alcun effetto, nella peggiore potrebbero avere conseguenze devastanti sulla nostra salute. Un’altra possibile provenienza dei “farmaci tarocchi” è quella dei furti: solo nel 2013 in Italia ne sono avvenuti 157, e si stima che il bottino medio di ogni tir si aggiri intorno al milione e mezzo di euro.
Il fiume di denaro che scorre all’interno del business dei farmaci contraffatti si aggira intorno ai 50 miliardi di euro all’anno: a partire da luglio 2015 in Europa sarà possibile acquistare medicinali senza obbligo di ricetta soltanto da alcune farmacie autorizzate, ma fin quando i distributori legali saranno soltanto lo 0,6% del totale difficilmente saremo in grado di riscontrare risultati. Nel frattempo, le forze dell’ordine stanno tentando di limitare i danni, grazie alla chiusura di 150 punti-vendita online fuori legge. Questi interventi possono portare a grandi successi soltanto se cambierà la mentalità degli acquirenti: è importante informare i cittadini sulla pericolosità di ciò che si acquista, ed è necessario compiere un atto di buon senso che vada in direzione della salvaguardia della nostra salute, parlando con medici e farmacisti di cui ci si può fidare.
Claudio Pennisi
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