ROMA – «No alla modifica dei limiti dei campi elettromagnetici». È questo quello che gridano a gran voce circa 70 medici, fisici, biologi, ricercatori e 50 associazioni e comitati, i quali hanno inviato una lettera al governo affinché non vengano aumentati i limiti per l’esposizione a campi elettromagnetici emessi da strumenti mobili.
Dopo il workshop sull’elettrosmog tenutosi a Roma lo scorso 21 febbraio, sono sorte diverse preoccupazioni da parte di medici e scienziati per quanto riguarda la salute dell’uomo. «Sono gravissimi i rischi per la salute e per l’ambiente legati all’esposizione crescente a campi elettromagnetici a radiofrequenza e microonde che sono emessi da cellulari, tablet, smartphone, computer collegati in reti senza fili, antenne WiFi, WiMax, radar, ripetitori della radiofonia, della radiotelevisione e della telefonia mobile Dect, Gsm, Umts e Lte (4G)». È stata lanciata la petizione Per la difesa della salute dalle radiazioni, che dà la possibilità di firmare fino al 30 marzo per sensibilizzare la popolazione su questi importanti temi. «È intenzione del Consiglio dei ministri di procedere a breve all’approvazione di due provvedimenti sulla Strategia per la banda ultralarga e la Crescita digitale, in cui sono contenuti i propositi di innalzare i limiti elettromagnetici attualmente in vigore nel nostro Paese nonché di diffondere la tecnologia Wi-Fi nei luoghi pubblici, in particolare scuole, ospedali e uffici», denunciano gli esperti.
Gli obiettivi degli specialisti sono quelli di: «Riportare la misurazione dei campi elettromagnetici su una media di 6 minuti anziché di 24 ore; l’approvazione di un decreto attuativo della Legge 36 del 2001 per quanto riguarda i dispositivi mobili con l’adozione degli stessi limiti di esposizione delle antenne dei sistemi fissi; la promozione della detassazione per la connettività in fibra ottica e via cavo che è la tecnologia più efficiente e sicura per la salute; mettere un divieto per le installazioni di reti Wi-Fi negli asili e nelle scuole frequentate da bambini e ragazzi al di sotto dei 16 anni; e infine, l’obbligo per gli enti predisposti alla tutela della salute pubblica a fare periodicamente valutazioni sul rischio della radiofrequenza». Tra i firmatari dell’appello c’è Livio Giuliani, fisico e portavoce della Commissione Internazionale per la Sicurezza dei Campi Elettromagnetici (ICEMS), e Fiorenzo Marinelli, ricercatore dell’Istituto di genetica molecolare del CNR di Bologna, i quali hanno affermato che: «La diffusione di questi strumenti per le telecomunicazioni nelle abitazioni, nei luoghi di lavoro, nelle Università, nelle scuole, negli ospedali non solo è irrazionale, ma comporta seri danni alla salute compromettendo la capacità riproduttiva, quelle neuro-cognitive e la conservazione del genoma».
L’associazione AMICA (Associazione Malattie da Intossicazione Cronica e Ambientale) è una tra quelle che hanno aderito all’appello e alla petizione, e, insieme a scienziati e studiosi, oltre ad elencare i possibili rischi per la salute dell’uomo correlati da una prolungata esposizione alle radiazioni, ha anche espresso il bisogno di promuovere nuovi standard di sicurezza elettromagnetica, dando come limite per le esposizioni alle radiofrequenze 0,6 Volt per metro. L’Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro ha classificato nel 2011 la radiofrequenza come possibile cancerogeno per l’uomo. Attualmente il limite italiano per le radiofrequenze è di 6 Volt per metro, ma gli scienziati dichiarano che: «Questo limite, stabilito dal Dpcm dell’8 luglio del 2003, era riferito a una misurazione calcolata su una media di 6 minuti, cioè il tempo in cui avviene la compensazione degli effetti termici dei campi elettromagnetici. Nel 2012 con il Decreto Sviluppo è stato deciso, senza alcuna valutazione di carattere sanitario, di innalzare il tempo di misurazione dei campi a 24 ore, creando un artificio per aumentare i limiti di legge: di notte le antenne hanno emissioni molto basse perché i dispositivi mobili non sono in uso, e quindi tali valori compensano i limiti più elevati delle ore diurne per la media giornaliera».
La Terra è già abbastanza tempestata da elettromagnetismo a radiofrequenza. Ricorderete sicuramente la protesta, ancora molto accesa, contro il MUOS (Mobile User Objective System) in Sicilia, il quale avrebbe effetti nocivi sulla salute dell’uomo, ma anche conseguenze disastrose per la flora e la fauna siciliana. Molteplici sono le associazioni (NoMUOS) e studiosi che da anni si ribellano alla volontà statunitense di completare il progetto, per dare un futuro salutale ai nostri figli.
Valentina Friscia
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