MILANO – Dalla pace alla guerriglia: il corteo del primo maggio scorso, volto alle manifestazioni NO EXPO, è passato alla sponda della violenza (QUI i filmati dell’avvenuto raccolti da Il Giornale). I manifestanti hanno indossato maschere per coprire i volti e hanno messo a ferro e a fuoco la metropoli. Automobili e cassonetti bruciati, molotov, sassi scagliati contro la Polizia, botteghe demolite e banche distrutte: ecco i Black Bloc.
Il termine è di origine inglese e definisce una tattica utilizzata da determinati gruppi, prevalentemente di matrice anarchica, dediti ad azioni di protesta violente, atti vandalici, scontri con le Forze dell’Ordine e affermazione del proprio dissenso nei confronti dello Stato in cui vivono. Hanno avuto origine nella Germania degli anni ’80 e, grazie al loro abbigliamento interamente nero, riescono spesso a confondersi e a non farsi identificare; utilizzano anche maschere e caschi. Alle loro azioni si aggregano spesso altri rivoltosi, tant’è che loro atteggiamenti tipici sono: marciare in blocco, trovare lo scontro diretto con la Polizia, costruire barricate, insidiare cortei e usare bombe carta, molotov e altri strumenti contundenti.
Alcuni di loro si sono infiltrati nella manifestazione svoltasi a Milano per scagliarsi duramente contro il cordone della Sicurezza pubblica (QUI la testimonianza raccolta da TGCOM24). Quest’ultima è dovuta intervenire gettando circa 400 lacrimogeni, per deviare il percorso del corteo. La guerriglia, così, è scoppiata in piazza Virgilio: ivi la sede BNL è stata incendiata dai Black Bloc. Nelle vie adiacenti, invece, c’è stato un vero e proprio scontro a colpi di bottiglie e pietre. Nel mirino dei rivoltosi non solo le banche, bensì anche auto di prestigio (BMW, Audi, Mercedes Benz, etc.) Particolare l’immagine ripresa in via Guido d’Arezzo, in cui una donna, vedendo la propria macchina in fiamme, ha urlato «aiuto, la mia auto!». Nello stesso luogo, mentre i poliziotti avanzavano tra le macchine bruciate, sono stati trovati tanti caschi, giacche e pantaloni neri, testimoni del fatto che molti dei Black Bloc si erano cambiati d’abito. In corso Magenta, dopo l’inizio del lancio di bombe carta, un gruppo di Black Bloc ha poi devastato l’incrocio, creando delle barricate con fioriere e cassonetti dell’immondizia. Una grossa colonna di fumo nero si è alzata da un palazzo, a causa probabilmente di una bomba carta lanciata all’interno di un negozio al piano terra. In corso Magenta, intanto, tre giovani (due italiani e uno francese) sono stati colti in flagrante dagli agenti, che stavano effettuando un sopralluogo per valutare i danni, mentre erano intenti a caricare sopra un’automobile degli zaini con all’interno tute nere, passamontagna e caschi. In seguito, sono intervenuti degli agenti in borghese, che hanno dato il via agli arresti: 10 fermi, ma 11 feriti tra i pubblici ufficiali. Non si sono registrati feriti tra i manifestanti. In ogni caso, però, il corteo pacifico non è potuto proseguire.
«L’Expo non si poteva macchiare di sangue né dei manifestanti, né delle Forze dell’Ordine»: così il prefetto Alessandro Pansa, capo della Polizia, ha commentato il modus operandi utilizzato al fine di evitare il peggio da parte delle squadre mobili. Continua, poi: «È evidente che chi tira una molotov deve essere arrestato, ma ieri abbiamo valutato che non valeva la pena intervenire e arrestare perché avremmo creato danni ancora più gravi». Probabilmente gli obbiettivi dei violenti erano il Duomo in primis, e, poi, La Scala. Pansa conclude con tali parole: «Provo orgoglio nel vedere con quanto silenziosa abnegazione e tangibile spirito di sacrificio hanno operato tutti gli uomini delle Forze dell’ Ordine. Credo che molti detrattori delle forze di polizia possano trovare una risposta non retorica vedendo le immagini di quanto accaduto a lei e di quanto sofferto dai suoi colleghi. Io le posso e le voglio testimoniare la mia profonda gratitudine e la fiducia e l’orgoglio che provo per tutti i poliziotti e gli operatori dei Reparti Mobile in particolare».
Il giorno successivo alla protesta, tantissimi giovani sono scesi in strada per ripulire il disastro operato dai Black Bloc. «Nessuno deve toccare Milano, non ci hanno rovinato la festa di Expo», ha urlato dentro un megafono un cittadino in piazza Cadorna. La stima dei ragazzi mobilitatisi per sistemare il danno dei propri coetanei si aggira intorno ai 15.000; tra loro, anche personlità importanti quali Roberto Vecchioni.
Francesco Raguni
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