Sono trascorsi 70 anni dall’operazione militare Husky, avvenuta il 10 luglio 1943. La Trinacria si preparava ad essere invasa, su un fronte di 160 km che andava da Licata ad Augusta, da più di 200.000 uomini tra statunitensi, canadesi, olandesi e inglesi. È l’inizio della fine della Seconda Guerra Mondiale, della capitolazione del Fascismo e dell’armistizio di Cassibile che lasciò i soldati italiani senza ordini precisi e preda dell’ira dei tedeschi per il tradimento. Sebbene nei libri di Storia ci sia scritto che la resa fu quasi immediata e che in Sicilia, al contrario della Normandia, non ci furono tanti combattimenti, le recenti immagini di archivio portate alla luce e le numerose testimonianze dei reduci di quelle battaglie dimostrano tutt’altro.
CATANIA – È questo il tema principale del convengo Sicilia 1943, Operazione Husky, tenutosi lo stesso giorno dello sbarco, esattamente 70 anni dopo. Un appuntamento, all’interno del Museo dello Sbarco presso il centro culturale Le Ciminiere di Catania, al quale ha preso parte anche il sindaco Enzo Bianco, per raccontare la verità storica e per diffondere alle nuove generazioni il ricordo della guerra, affinché in Italia, e nel mondo, non si verifichino mai più le stesse tragiche situazioni di 70 anni fa. All’incontro, coordinato dal giornalista professionista Daniele Lo Porto e direttore di Voci di Città, hanno partecipato come relatori Salvo Pogliese, vice presidente dell’ARS (Assemblea Regionale Siciliana) che in prima persona si è impegnato per celebrare quest’evento, Antonina Liotta, commissario straordinario della Provincia Regionale di Catania, Michela Stancheris e Maria Rita Sgarlata, in ordine assessore regionale al Turismo e ai Beni Culturali; a curare la parte storica hanno presieduto il tavolo degli esperti i docenti universitari Giuseppe Barone e Tino Vittorio, i giornalisti Alfio Caruso, che in diversi dattiloscritti ha rievocato le pagine più cruente della Seconda Guerra Mondiale, dalla campagna di Russia allo sbarco in Sicilia a Cefalonia, ed Ezio Costanzo, autore di una dettagliata ricerca storica e di numerose pubblicazioni, seguiti poi da Giambattista Condorelli, Gianfranco Ciriacono, Leonardo Salvaggio, Antonio Raspanti, Andrea Auguello e Riccardo Tomasello.
Durante il convengo si sono trattati temi quali: il possibile coinvolgimento del noto boss newyorkese Lucky Luciano con Cosa Nostra, su spinta delle forze angloamericane per consentire al meglio le operazioni di sbarco e penetrazione dei soldati nell’entroterra siciliano; la riqualificazione dei cosiddetti siti di “archeologia militare”, completamente abbandonati e non tutelati, lasciati alla mercé di vandali e non disponibili come risorsa turistica (sono seguite, pertanto, innumerevoli foto di bunker tedeschi e italiani disseminati tuttora per la Sicilia); la presentazione della galleria fotografica di Acireale contenente 70 scatti fotografici inediti dell’illustre fotografo Phil Stern, nonché testimone diretto della guerra; la testimonianza diretta di reduci dal fronte; e soprattutto la realizzazione già avvenuta di un documentario obiettivo, più fedele alla realtà storica, che non dia una visione dell’invasione soltanto dal punto di vista delle potenze vincitrici dell’Asse, di fatti – come è stato sottolineato più volte durante il convengo – le perdite sono state ingenti anche nelle file degli angloamericani e l’operazione militare, che doveva concludersi in pochi giorni, ha visto l’estenuante resistenza, durata quasi 4 settimane prima di capitolare, dei soldati tedeschi e italiani a difesa della città di Catania, penultima a cadere in Sicilia prima di Messina.
È stato assente durante le celebrazioni, per motivi lavorativi, Nello Musumeci, presidente della Commissione Regionale Antimafia e realizzatore del Museo dello Sbarco, nel 2001, durante la sua presidenza alla provincia di Catania. L’evento storico, riguardante il raggiungimento dei 70 anni dallo sbarco in Sicilia, è stato supportato da molte figure accademiche e per pubblicizzarlo nel mondo è stata predisposta una campagna pubblicitaria capillare: è stata stampata una brochure illustrativa inviata in più di 30.000 copie in formato cartaceo e oltre 200.000 in formato digitale a tutte le associazioni d’arma delle nazioni coinvolte all’epoca nello sbarco (Italia, Stati Uniti, Inghilterra, Germania, Canada, Australia, Sud Africa, Nuova Zelanda, Olanda, Francia), alle associazioni di modellismo e di softair, alle società di Storia Patria ed ai dipartimenti di materie storiche delle università; sono state poi create e pubblicate inserzioni pubblicitarie sui più importanti quotidiani nazionali e sulle riviste specializzate di Storia (Focus, History della BBC e Storica del National Geographic), delle forze armate e di modellismo.
L’operazione Husky, durata 38 giorni, non ha avuto in fondo né vinti né vincitori. Sono stati gli stessi americani ad ammetterlo in alcune dichiarazioni segrete rimaste tali fino ai nostri giorni; è compito della stampa e degli storici, pertanto, riportare il materiale perduto alla luce e tirarlo fuori dall’armadio della vergogna, poiché da entrambi i fronti la perdita di vite umane arrivò a toccare la cifra spropositata di 10.000 vittime. In ogni caso, anche la morte di un solo uomo in guerra è la sconfitta più grande del genere umano.
Alberto Molino
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Fondatore di Voci di Città, ex direttore responsabile dello stesso, ora cura la rubrica di tecnologia di NewSicilia, ha lavorato al Quotidiano di Sicilia, ha collaborato con Sicilia Journal, ha pubblicato un romanzo e un racconto, ha 26 anni ed è laureato in Scienze della Comunicazione. Quando ne aveva 18 ha vinto un premio nazionale per avere diretto il migliore giornalino scolastico del Paese. Definito da alcuni fascista e da altri comunista, il suo vero orientamento politico non è mai stato svelato, ma una cosa è certa: Molino non lo ferma nessuno, tranne forse la sua ragazza.