Pochi mesi dopo aver esercitato la player option da 35.6 milioni di dollari per la stagione 2023-2024, James Harden lascia i Philadelphia Sixers e fa ritorno a Los Angeles, la sua città natale, sponda Clippers, con questi ultimi che mandano in Pennsylvania Marcus Morris, Nic Batum, Robert Covington, K.J. Martin, una prima scelta non protetta al Draft 2028, due seconde scelte e uno swap su una futura scelta e ricevono anche P.J. Tucker e Filip Petrušev. Il classe ‘89, reduce da una stagione chiusa con medie di 21 punti, 6.1 rimbalzi, 10.7 assist (primo in NBA) e 1.2 recuperi col 44% dal campo, il 38.5% da dietro l’arco e l’87% dalla lunetta in 58 partite, ha deciso di esercitare l’opzione giocatore proprio per approdare ai Clippers, che non avrebbero potuto metterlo sotto contratto nel caso in cui fosse divenuto free agent, non disponendo del necessario spazio salariale.
Il Barba saluta così Philadelphia – che non lo ha convocato per le due trasferte con Milwaukee Bucks e Toronto Raptors e per la prima in casa contro Portland – dopo appena un anno e mezzo, cambiando squadra per la terza volta negli ultimi due anni (dagli Houston Rockets ai Brooklyn Nets nel 2021, dai Brooklyn Nets ai Philadelphia Sixers nel 2022 e, appunto, dai 76ers ai Los Angeles Clippers quest’anno). Nei primi undici anni di carriera, Harden si era reso protagonista di una sola trade, quella che nell’ottobre 2012 lo portò dagli Oklahoma City Thunder, che lo avevano selezionato con la terza scelta assoluta al Draft 2009, agli Houston Rockets. A L.A., il dieci volte All-Star, tre volte miglior realizzatore, due volte miglior assist-man e MVP della regular season nel 2018 ritroverà il suo miglior amico Russell Westbrook, che ha recentemente rifirmato coi californiani (contratto biennale da 8 milioni di dollari complessivi).
Quest’ultimo aveva già militato al fianco di Harden tra le file degli Oklahoma City Thunder dal 2009 al 2012 (anno in cui raggiunsero le NBA Finals, perdendo per 4-1 contro i Miami Heat) e agli Houston Rockets nella stagione 2019-2020. Inoltre, il Barba condividerà il parquet con altri due fuoriclasse, Kawhi Leonard, già campione NBA in due occasioni, nel 2014 coi San Antonio Spurs e nel 2019 coi Toronto Raptors, e Paul George. Fino a poche settimane fa, molti addetti ai lavori ritenevano che Harden fosse intenzionato a rinunciare alla player option con Philadelphia per esplorare il mercato e valutare tutte le offerte, non escludendo un ritorno agli Houston Rockets o agli stessi Philadelphia Sixers, ma a cifre decisamente superiori rispetto a quelle previste dal suo attuale contratto.
Il classe ‘89 era da tempo in rotta con Daryl Morey, President of Basketball Operations dei Sixers, e aveva mancato l’appuntamento col Media Day, per poi allenarsi regolarmente con Philadelphia in vista della trade. A 34 anni, Harden ha dimostrato di essere ancora in grado di fare la differenza, pur con una media punti decisamente inferiore a quella che aveva a Houston e all’inizio della sua avventura con Brooklyn. A Philadelphia, infatti, il prodotto di Arizona State University ha ricoperto principalmente il ruolo di facilitatore, occupandosi di creare gioco più per i compagni che per sé stesso.
Molti dei suoi 10.7 assist a partita hanno permesso a Joel Embiid di mettere a referto la media punti più alta della sua carriera (33.1 a partita), contribuendo in maniera determinante alla vittoria dell’MVP da parte del centro camerunese. Il fatto che rispetto agli anni di Houston Harden abbia un usage rating molto più basso lo rende un profilo ideale per i Clippers, che con lui e Westbrook colmano abbondantemente la lacuna nello spot di playmaker – vero e proprio tallone d’Achille della squadra californiana negli scorsi anni – e rilanciano le ambizioni di una franchigia che è storicamente considerata la seconda squadra di Los Angeles e non ha mai vinto l’anello né preso parte alle NBA Finals nel corso di 45 anni di storia, di cui sei trascorsi a San Diego (dal 1978 al 1984).
La scorsa estate, James Harden rinnovò coi Sixers al ribasso per permettere loro di aggiungere altri tasselli al roster (gli ex Rockets P.J. Tucker e Danuel House), mentre quest’anno ha rinunciato alla possibilità di guadagnare più soldi da free agent per non lasciare Philadelphia a mani vuote e, al contempo, trasferirsi in una contender di prima fascia. Il fatto che la sua priorità sia lottare per vincere, dunque, è fuori discussione. Riuscire nell’impresa coi Clippers, nella sua città, sarebbe senz’altro affascinante per uno dei giocatori più iconici dell’ultima decade dell’NBA, nonché uno dei migliori in circolazione a non aver ancora vinto l’anello. Soltanto due giocatori nella storia dell’NBA hanno vinto un titolo con la franchigia della propria città natale: Wilt Chamberlain con i Philadelphia Sixers, allora Warriors, nella stagione 1966-1967, e LeBron James, nativo di Akron, coi Cleveland Cavaliers nel 2015-2016.
Dennis Izzo
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