LONDRA – Risale al 1951 la creazione della prima traccia di musica elettronica, realizzata dal noto scienziato inglese Alan Turing. Tramite il lavoro di uno staff di ricerca neozelandese, la traccia originale (il cui audio era inizialmente indecifrabile) è stata restaurata ed ora è possibile ascoltarla con una discreta limpidezza sonora. Chiaramente, il grande contributo di Turing alla società contemporanea non rientra tanto nell’ambito della musica tecno, quanto in quello della tecnologia generale, con l’invenzione dell’antenato del computer. Grazie, infatti, alla costruzione di un macchinario elettronico che autonomamente cercasse di risolvere il Codice Enigma (cioè messaggi criptati inviati dai Tedeschi durante la seconda guerra mondiale per comunicare le coordinate dei loro attacchi), il matematico britannico fu l’uomo che con il suo genio pose fine al più grande massacro bellico di tutti i tempi, salvando milioni di vite.
Qualche anno dopo questi avvenimenti, come già detto, Turing utilizzò la sua creazione con una finalità ben differente da quella originaria, riuscendo a riprodurre in forma elettronica le note musicali, eseguendo ben tre note melodie: l’inno nazionale britannico (God save the King), la nota canzoncina per bambini intitolata Baa baa black sheep e, infine, In the mood del cantante americano Glenn Miller.
Gli studiosi della Canterbury University (Nuova Zelanda), dopo essersi incaricati di svolgere il gravoso compito di riportare alla luce le importantissime testimonianze storiche, hanno scoperto che i tre brani riprodotti da Turing sono stati registrati presso gli studi BBC a Manchester, in compagnia dell’allora insegnante di scuola Cristopher Stracey (poi diventato uno dei maggiori esperti di computer del tempo).
In onore di un così straordinario personaggio, il regista Morten Tyldum ha prodotto il celebre film intitolato The imitation game: pellicola dedicata proprio alla vita di Turing e al contributo scientifico che offrì alla Gran Bretagna e poi al mondo intero, nonostante la reclusione e la condanna alla castrazione chimica a causa della sua omosessualità (considerata all’epoca reato). Solo nel 2013 la regina Elisabetta ha concesso al ricordo della sua figura un perdono postumo ufficiale.
Francesco Laneri
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