ll terremoto non ha soltanto spazzato via, in un rapido giro di lancette, l’identità artistica e culturale dei luoghi maggiormente colpiti dal violento sisma, ma adesso rischia di compromettere seriamente anche il tessuto economico del quadrilatero compreso tra Umbria, Marche, Lazio ed Abruzzo. Sotto cumuli di polvere e di macerie non sono finite soltanto case e chiese, ma anche i sogni e le speranze di una comunità che ha sempre fatto del dinamismo il suo grande punto di forza. L’economia locale è stata presa alla sprovvista dalla fortissima scossa di magnitudo 6.5 registrata alle ore 7.40 di domenica scorsa, ma lo sciame sismico continua a mettere il fiato sul collo e non ne vuole proprio sapere di dare alcuna tregua a una popolazione ormai ridotta al freddo e allo stremo, senza un tetto dove vivere né un lavoro, né tantomeno la prospettiva di un futuro che non sia lontano da qui.
Per il momento appare un esercizio alquanto complesso quello di quantificare i danni all’indotto, poiché stanno ancora proseguendo senza sosta i controlli e le verifiche strumentali da parte dei tecnici e l’elenco delle imprese che devono fare il conteggio dei danni subiti aumenta in maniera inesorabile con il trascorrere delle ore, anche se è forte il timore che il terremoto possa avere effetti devastanti per il tessuto sociale e produttivo di questi territori. Secondo una primissima stima da parte della Coldiretti, infatti, sono oltre tremila le aziende del comparto agricolo ed agroalimentare della zona ad aver avuto danneggiamenti di tipo strutturale a fabbricati ed impianti. In alcuni casi, si deve andare incontro anche alla necessità di garantire il normale sostentamento degli animali da allevamento.
In questa fase di emergenza sono tante le priorità da risolvere nel breve periodo, in primo luogo fornire un’adeguata assistenza agli oltre 22mila sfollati, ma soprattutto evitare ad ogni costo la chiusura delle aziende. Lo hanno compreso immediatamente gli abitanti di Norcia, così come quelli di Visso e di tutti gli altri centri colpiti duramente dal sisma, dove ci si aggrappa con le unghie e con i denti alle proprie occupazioni quotidiane. Nonostante tutto, qui la forza di rialzarsi e andare avanti sembra più forte di qualsiasi calamità naturale. Le istituzioni hanno il dovere di non lasciare queste persone al loro destino, al contrario devono dare delle risposte concrete nell’immediato perchè dall’altra parte nessuno sembra avere l’intenzione di chiudere “baracca e burattini” dall’oggi al domani.
Gabriele Mirabella
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