Salvare il liceo classico dal luogo comune e dal pregiudizio. Uno studio di Almalaurea si propone di sfatare i falsi miti sul più antico indirizzo di studi. E, se non bastasse, una task force è pronta a dar battaglia a suon di greco e latino.
Frequentato esclusivamente dai soliti “figli di papà”; trascura le materie scientifiche in favore di insegnamenti inutili e obsoleti, quali il latino e il greco; ha un’impronta nozionistica; forma i ragazzi a diventare dei giovani di cultura, ma disoccupati. Questi sono solo alcuni dei numerosi preconcetti che, ormai da parecchi anni, ruotano attorno a una delle più famose istituzioni del nostro Paese: il liceo classico. Chi per primo diede vita a questo discredito, e su quale base, non è semplice da stabilire, fatto sta, però, che, in appena dieci anni, il numero di iscritti a questo indirizzo di studi si sarebbe nettamente dimezzato. Come se non bastasse, alcune proposte di modifica del liceo, tra le quali spicca l’idea dell’ex ministro all’Istruzione Luigi Berlinguer di abolire le prove di traduzione alla maturità, sembrerebbero voler snaturare, più che arricchire, questa scuola.
Ma il liceo classico è realmente un’istituzione così antiquata e inutile per la società odierna? Il latino, il greco, la filosofia e la storia non interessano più gli studenti? Non contribuiscono più a formare dei giovani adulti consapevoli e in grado di pensare? Non è di questo parere Ivano Dionigi, presidente di Almalaurea, nonché ex rettore dell’Università di Bologna, il quale ha pensato di condurre un’analisi circa le performance universitarie degli studenti provenienti da indirizzi classici, rapportandole a quelle degli alunni di istituti scientifici o tecnico-professionali. In base ai dati raccolti, sembrerebbe che coloro che hanno avuto una formazione classica otterrebbero punteggi universitari mediamente più alti rispetto ai colleghi con impostazione scientifica o tecnica. Se la media dei classicisti, infatti, si assesterebbe intorno al 105, quella dei colleghi dello scientifico si aggirerebbe attorno al 103, mentre chi ha studiato presso un istituto tecnico avrebbe un punteggio di circa 99,7. Anche la regolarità degli studi andrebbe in favore degli studenti del classico, generalmente più motivati nel continuare il proprio percorso d’istruzione. Il 40,3% dei classicisti, in effetti, s’iscriverebbe ai corsi di livello universitario perché spinti dall’interesse culturale, seguiti al secondo posto dagli studenti che hanno conseguito un diploma scientifico (il 32,3%), e dai colleghi con diploma tecnico (il 27,8%).
Attraverso questa indagine, condotta da Almalaurea su un campione di duecentosettantamila laureati nell’anno 2015, si vuole sfatare, inoltre, alcuni dei luoghi comuni più diffusi. Liceo classico scuola per figli di papà? Niente affatto, o, se non altro, non più. Se fino al 1969 il classico era l’unico indirizzo che consentiva l’iscrizione a qualunque percorso universitario, adesso la realtà è del tutto cambiata. Per questa ragione, anche l’aspetto socio-culturale dei licei classici è stato rivoluzionato e, oramai, il 33,8% degli iscritti a questo tipo d’istituto proviene dalla classe media impiegatizia, e il 13,7% dalla classe operaia. Riguardo poi alla comune opinione che il liceo classico offra possibilità di lavoro limitate, basta fare i nomi di Fabiola Giannotti, direttrice del Cern di Ginevra o, ancora, del regista Gabriele Salvatores. Insomma, il liceo classico, come gli altri istituti, consente di lavorare in qualsiasi ambito. Conseguire una maturità classica, tra l’altro, non obbliga gli studenti a continuare necessariamente con gli studi umanistici, mentre, se lo desiderano, possono scegliere facoltà a indirizzo scientifico. Numerosi sono, per esempio, gli iscritti a Medicina, provenienti dal classico. Alla difesa del liceo classico e delle sue materie peculiari, le lingue antiche, è dedicata, tra l’altro, una pagina Facebook, “Task Force per il Classico”, creata da alcuni docenti di vari licei classici italiani, i quali hanno elaborato una lettera-appello in favore della classicità, firmata da oltre novemila persone e inviata, in seguito, al ministro dell’Istruzione, Stefania Giannini, alla direttrice degli ordinamenti scolastici del MIUR, Carmela Palumbo, e al Presidente della Repubblica.
Ma da cosa dipende, dunque, il calo vertiginoso d’iscrizioni agli istituti classici? È possibile che Cicerone, Omero, Aristotele, Seneca spaventino i ragazzi a tal punto da scoraggiarli a iscriversi al liceo classico? E, in verità, questi uomini che hanno fatto la storia e che, nel bene e nel male, sono scolpiti nelle menti di quanti li hanno conosciuti sui banchi del liceo, sembrano spaventare più l’opinione pubblica che gli studenti stessi. Il 74% di coloro che hanno avuto una formazione classica, infatti, dichiara che rifarebbero l’esperienza. Pertanto, mentre esiste chi demonizza lo studio delle lingue antiche, come il sopracitato ministro Berlinguer, chi il classico l’ha fatto e lo conosce sul serio valorizza, al contrario, l’importanza della traduzione del greco e del latino, strumenti fondamentali alla capacità di concentrazione, all’astrazione e, ovviamente, alla padronanza della lingua. Forse, coloro che negano il valore di queste discipline non si rendono conto che, respingendo l’importanza del greco e del latino, si nega, prima di tutto, l’identità della società occidentale. Forse, non rammentano che i popoli europei e, ancor prima, quello italiano discendono proprio da quella civiltà greca, e latina poi, alle quali l’Occidente deve la propria cultura, valori e identità. Il liceo classico è, dunque, il modello perfetto di istituzione scolastica? Assolutamente no. È impossibile nascondere la necessità di una riforma del liceo classico, e della scuola in generale, purché essa miri all’arricchimento di questo indirizzo di studi e non alla distruzione dei suoi cardini. Potenziare, quindi, lo studio della matematica, della scienza e delle lingue moderne, non abolire discipline fondamentali, quali il greco e latino. In fin dei conti, nessuno è mai morto per una versione di latino e Cicerone, una volta conosciuto, può diventare, quasi, un buon amico.
Debora Guglielmino
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Articoli di proprietà di Voci di Città, rilasciati sotto licenza Creative Commons.
Sei libero di ridistribuirli e riprodurli, citando la fonte.
Ti piacerebbe entrare nella redazione di Voci di Città? Hai sempre coltivato il desiderio di scrivere articoli e cimentarti nel mondo dell’informazione? Allora stai leggendo il giornale giusto. Invia un articolo di prova, a tema libero, all’indirizzo e-mail entrainvdc@vocidicitta.it. L’elaborato verrà letto, corretto ed eventualmente pubblicato. In seguito, ti spiegheremo come iscriverti alla nostra associazione culturale per diventare un membro della redazione.