In Corea si contano soltanto 90 morti contro i 3500 dell’Italia (cifre orientative): risultati incredibili raggiunti grazie al binomio vincente tamponi più tecnologia. L'(ipotetica) App dovrebbe essere in grado di avvisarci quando ci troviamo nella stessa zona di persone contagiate.
«In questo modo la Cina è riuscita ad identificare i gruppi a rischio: chi era stato nelle zone a rischio, chi si era mosso dalle zone a rischio e chi era stato a contatto con questo tipo di popolazione. Per questo sono stati identificati 3 gruppi, e così l’isolamento ad un certo punto ha funzionato. Perché i gruppi da isolare ad un certo punto sono diventati individuabili». Racconta Giovanna Botteri, corrispondente Rai da Pechino.
In Cina già esisteva un modello di sorveglianza di massa con il riconoscimento facciale, lì è stato più facile imporre la quarantena: c’è stata una accettazione condivisa, mentre da noi è stato necessario rinnovare più volte le raccomandazioni(e i decreti). Certamente perché siamo un popolo diverso da loro, noi siamo un popolo libero! In Italia, funzionerebbe questo metodo anche quando il virus ha dilagato in modo così esponenziale? La Lombardia conta già migliaia di morti e davanti a questi dati pensiamo ancora a tutelare la nostra privacy? Con garanzie che non ci siano abusi dopo, forse questa sarebbe l’unica arma di cui disponiamo.
Domenico De Masi, professore emerito di sociologia del lavoro, sul problema della privacy che porrebbe l’applicazione del “modello Corea del Sud”, afferma:«La Corea ha sospeso pro-tempore la democrazia, l’ha ridotta per ottenere questi risultati. Qui il problema non è la salute, la democrazia o l’economia da sola. Il problema è la relazione di questi 3 elementi che spesso non coincidono. A mio parere il governo sta agendo bene, applicando le misure con fermezza, ma una fermezza flessibile». L’Italia e gli Italiani quanto sono disposti a sopportare ancora per avere indietro la vita di prima?
I costituzionalisti precisano: «Nessuna libertà è incondizionata perché incontra dei limiti nelle altre libertà costituzionali. La salute è un diritto che è qualificato come fondamentale. In nome della salute stiamo subendo delle restrizioni alla libertà economica, personale e di soggiorno, economica ed anche di culto, visto che in chiesa non si può più andare». Poi continua: «Noi abbiamo subito una pioggia di decreti: tre Decreti Legge, una decina di DPCM (Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri) e di ordinanze. La Costituzione italiana che pure non pronuncia mai la parola ‘stato d’emergenza‘, ha disposto uno strumento per fare fronte alle emergenze. Dunque, sarebbe opportuno seguire il binario del Decreto Legge, perché è un atto collegiale, deliberato dal Consiglio dei Ministri, deve essere autorizzato ed emanato dal Presidente della repubblica e poi deve essere convertito in legge».
Insomma, in Italia sono più quelli che disobbediscono all’ordine di restare in casa, rispetto a quelli che poi alla fine rimangono contagiati. E non solo, abbiamo ascoltato anche storie di persone esasperati dalla quarantena, i quali non si limitano più soltanto a far passeggiare il cane molto più lontano dalla propria abitazione, ma a svaligiare supermercati e distruggere le auto dei vicini. Allora, come facciamo a diventare un pò… coreani? Ed il sociologo chiosa: «Lo diventeremo sotto la sferza di questo morbo, non il primo giorno, non il primo mese. Tutte le masse sono tarde ad apprendere. Si pensi a quanto tardi le nostre aziende abbiano recepito il telelavoro. Gli esperti lo chiamano ‘cultural gap’. Abbiamo una serie di abitudini a cui non riusciamo a rinunciare. Anche i giovani che si ritengono immortali smetteranno di pensarlo, quando verranno colpiti da vicino».
Adesso l’obiettivo è evitare che la curva di crescita registrata al Nord possa verificarsi anche al Sud e per questo la nuova ordinanza Speranza-Lamorgese prevede il divieto di spostarsi da un comune ad un altro. Catania è la provincia più colpita e presenta un lieve ritardo nell’impennarsi della curva dei contagi rispetto alle regioni più colpite. Molti, anche qui, hanno capito la gravità del fatto, altri no. Per questo si sono dovuti incrementare i controlli sul territorio per scovare i più “furbi”. Insomma… speriamo che lo tsunami non si presenti al Sud!
La nuova terapia che parte da un farmaco per trattare l’artrite reumatoide, intanto, proviene da un oncologo dell’ospedale Cotugno, di Napoli. Avrebbero trattato sabato 7 Marzo due pazienti intubati, scelti tra i peggiori. Uno di questi, dopo 24 ore è stato addirittura stubato. «Questa non sarebbe l’unica molecola che in seguito alla sperimentazione dei farmaci risulta accelerare la guarigione nei pazienti», dice ottimista Walter Ricciardi. E aggiunge che ce ne sarebbe una in ogni paese, già oggetto di studi. Ci sono i risultati positivi, in mezzo ai conteggi preoccupanti dei deceduti dietro cui si celano storie, è ovvio. E si è certi che solo dopo verranno fuori, in tutta la loro tragicità. Intanto, non ci resta che attendere, per rinascere, insieme.
Maria Giulia Vancheri
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Maria Giulia, che in una parola si definisce logorroica, è una studentessa 24enne di giurisprudenza, a Catania. Dopo anni passati sui libri ha pensato bene di iniziare a scrivere per non infastidire più chi non volesse ascoltare le tante cose che aveva da dire. Riconosce di essere fashion… ma non addicted. Ama il mare e anche durante la sessione estiva non rinuncia alla sua nuotata giornaliera, che le rinfresca il corpo e i pensieri.
Crede fermamente che chi semina amore, raccolga felicità