Alla luce dei fatti accaduti nei giorni passati, l’Italia appare sempre più una nazione al centro della sua crisi e molto lontana dall’uscirne. Questa volta, però, non si parlerà di una recessione economico-finanziaria, si tratterà piuttosto di un vero e proprio fallimento del governo nel regolamentare le masse, reggere il peso della propria Costituzione e rendere giustizia alla dichiarazione dei diritti umani. La massa di persone è per definizione un’intera popolazione intesa come insieme indifferenziato che assume comportamenti simili. Le masse di uomini migrano, vivono ma soprattutto si differenziano tra loro. Già dal Medioevo, la stessa parola era sinonimo di “gilda” o “corporazione”; a oggi può essere intesa anche come “luogo ove si perde la propria personalità”, tecnicamente giusto, praticamente errato. Il vizio di forma si ha laddove in una massa convergano gli ideali di uomini comuni: essendo, poi, ogni essere umano dotato d’intelletto e idee proprie, si vengono a creare diverse moltitudini di filoni di pensiero e di stili di vita. In Italia, a oggi, si possono differenziare cinque grandi gruppi: l’italiano medio, i rivoluzionari, i conservatori, i migranti, i politici.
Ultimamente, tutti i cinque insiemi fanno parlare di sé. Ai poli opposti dello Stivale si vivono situazioni ben differenti, ma ugualmente connesse. Il 19 aprile del 2015, di notte, un peschereccio che trasportava 700 migranti clandestini si è ribaltato dando la morte a quasi tutti i suoi passeggeri e causando un’ecatombe che sarà per sempre parte della storia del Mar Mediterraneo, culla della civiltà ma, a volte, anche tomba di sé stessa. Joseph Muscat, capo del governo maltese, ha dichiarato: «Nel Mediterraneo si sta dipanando una tragedia e, se l’UE e il mondo continuano a chiudere gli occhi, saranno giudicati nei termini più gravi possibili, esattamente come accaduto nel passato quando si chiusero gli occhi dinanzi ai genocidi e fece comodo non far niente». Ogni notte, un peschereccio, un mercantile o un gommone parte dalle coste dell’Africa occidentale per dare una seconda chance a uomini che vogliono fuggire dalla bolgia infernale in cui vivono: le parole d’ordine sono speranza, rischio e clandestinità. Parallelamente, a Milano e Bologna, la gente scende in piazza contro politici e conservatori; ovviamente, i trattamenti che vengono riservati ai bolognesi sono diversi da quelli conferiti ai milanesi.
Se a Milano la Polizia sceglie di non caricare gli anarchici e violenti Black Bloc per non far macchiare l’EXPO di sangue pagando lo scotto di una città messa a ferro a fuoco, a Bologna le stesse Forze dell’Ordine aggrediscono una folla di manifestanti, lavoratori in regola con il posto di lavoro in bilico, per lo più docenti, per qualche tafferuglio: qui il Premier Renzi continua, impassibile, la sua arringa alla folla. L’italiano medio in tutto ciò resta a tacere, seduto davanti a un PC o a un televisore, mentre il Presidente getta fango sulle altre quattro masse sopracitate. L’Italia non è uno stato di diritto (il suo compito è limitato a garantire libertà ed eguaglianza), ma uno stato sociale (vale a dire che si assume i compiti dello stato di diritto), impegnandosi anche nel rimuovere le diseguaglianze sociali. Ai sensi dell’articolo 3, comma 1, della Costituzione italiana: «Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali». Una parte dell’articolo 10, invece, prevede il seguente precetto normativo: «Lo straniero, al quale sia impedito nel suo paese l’effettivo esercizio delle libertà democratiche garantite dalla Costituzione italiana, ha diritto d’asilo nel territorio della Repubblica secondo le condizioni stabilite dalla legge […]». Infine, ai sensi degli articoli 21 e 40: «Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione» e «il diritto di sciopero si esercita nell’ambito delle leggi che lo regolano». L’Italia, oggigiorno, è uno Stato incapace di sorreggere il peso della sua Costituzione e dimensione umana. Il diritto è fatto dagli uomini per gli uomini, ma è anche vero che il termine in questione non è sempre sinonimo di giustizia, come ha più volte ricordato il giurista latino Ermogeniano.
Oltre un’ecatombe, una folla aggredita e un atto di violenza, c’è anche la morte di una Costituzione che ormai sembra così lontana dai cittadini per cui è stata fatta, apparendo, allo stesso tempo, così adatta e giusta. Per quanto riguarda la catastrofe del Mediterraneo, il Premier Matteo Renzi ha affermato: «Voglio fargli vedere fisicamente e plasticamente che cosa sta facendo l’Italia. […] Abbiamo chiesto alla Francia, alla Gran Bretagna e alla Spagna il sostegno a una risoluzione dell’ONU sulla Libia». È dunque intervenuto il segretario dell’ONU, Ban Ki-Moon, le cui parole sono state: «Non esiste una soluzione militare a tutto ciò. È cruciale che la concentrazione di tutti sia sul salvare le vite, inclusa l’area libica delle operazioni di ricerca e soccorso. La sfida è anche assicurare il diritto all’asilo del crescente numero di persone che in tutto il mondo scappano dalla guerra e cercano rifugio». Per quanto concerne Milano e Bologna, Renzi si è limitato a complimentarsi con le Forze dell’Ordine nonostante il trattamento riservato non sia stato uguale per le parti. Il Capo del Governo, tanto blasonato prima della sua ascesa al potere, è incapace di sorreggere, oltre che il peso della Costituzione, anche le sue stesse promesse. Qui intervengono i cosiddetti diritti umani: gli articoli 1, 18, 19 e 22 certamente richiamano l’ordinamento statuale. Si può perciò portare a livelli iperbolici la situazione italiana e sostenere che al cittadino non siano riconosciuti i diritti umani? E non solo a lui, ma anche allo straniero che sbarca nel territorio italiano? Morti per mare, centri d’accoglienza stracolmi, clandestini a ruota libera in Italia, sempre più manifestazioni che sfociano nella violenza: il popolo è spaccato. C’è chi supporta Renzi e chi invece Matteo Salvini: quest’ultimo è visto da una buona parte d’italiani come il salvatore del popolo. Ogni politico, tuttavia, ha il suo lato positivo o negativo, il problema sta in quale il popolo voglia rispecchiarsi.
Recita in una poesia Paul Verlaine: «Sono l’Impero alla fine della decadenza, che guarda passare i grandi Barbari bianchi componendo acrostici indolenti in uno stile d’oro dove danza il languore del sole». Renzi è l’impero alla fine della decadenza? E le nuove prospettive di governo, come quelle mostrate da Salvini, sono soltanto mera demagogia oppure raffigurano l’Ottaviano Augusto restauratore della pace e messaggero di un’età dell’oro che alla Repubblica manca da tempo? Ai posteri l’ardua sentenza.
Francesco Raguni
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