La situazione relativa all’eccessiva onerosità degli affitti per gli studenti universitari potrebbe apparire un mero problema nazionale, ma osservando il tutto da una prospettiva transnazionale risulta evidente che si tratti di una questione macroscopica. Infatti, è proprio di ieri la notizia proveniente da oltreoceano: a Berkeley l’affitto costa troppo, e uno studente universitario (di nome Bill) ha ritenuto fosse meno oneroso fare il pendolare da Los Angeles in aereo. A conti fatti, lo studente ha calcolato di avere un risparmio di circa 15mila dollari. A tal proposito, si precisa che il ragazzo abbia utilizzato Flyer Talk allo scopo di tenere traccia di ogni suo spostamento nel corso dei mesi (prendendo 238 aerei in un mese per seguire le lezioni universitarie da San Francisco, dove risiede, che dista 16 km da Berkeley), con foto e appunti, tenendo conto che un mese di affitto nel campus universitario sarebbe partito da 1.600 dollari, con un contratto fisso di un anno invece almeno 19.200 dollari. È dunque evidente che il caro affitti siano un problema generale, non limitato alla dimensione italiana. Mesi fa sono state numerose le c.d. proteste in tenda nel nostro Paese, ma anche nella San Francisco Bay la questione è molto sentita: da molti anni vi è una vera e propria emergenza abitativa, dal momento che non vi sono abbastanza case in centro-citta, gli affitti sono schizzati alle stelle, e molte persone (anche con regolare occupazione) sono state costrette ad accamparsi lì, come veri e propri senza tetto.
Ad un’intervista della TV californiana KTLA, Bill ha spiegato meglio le ragioni della sua scelta: «Questa è probabilmente una delle cose più folli che ho fatto nella mia vita, e sono così felice di avercela fatta senza perdere alcuna lezione. Questo di per sé è un miracolo». Successivamente ha inoltre precisato in un post su Reddit: «vivevo a Los Angeles quando sono stato ammesso in un programma di Master of Engineering della durata di 10 mesi presso l’Università della California. Tutto bellissimo, il problema era però il prezzo esorbitante degli affitti di quella zona. E quindi la soluzione piuttosto insolita (e anche un po’ folle). Adoro volare e ho molte miglia/punti frequent flyer dal bonus di iscrizione negli ultimi anni. L’affitto della Bay Area è costoso in generale e il mio programma dura solo 10 mesi, quindi ho pensato di seguirlo facendo il pendolare in aereo». Per tutto il periodo delle lezioni, per almeno tre volte alla settimana, l’americano ha fatto da pendolare tra l’aeroporto internazionale di Los Angeles (LAX) e l’aeroporto internazionale di San Francisco (SFO). Un totale di 238 voli. Nei giorni di lezione, la sveglia di Bill suonava alle 3:30 di notte, per prendere l’aereo alle 6:00. Una volta arrivato a San Francisco, treno delle 8:30 per Berkeley e poi l’ingresso in aula, alle 10:00. Terminate le lezioni, tornava a Los Angeles per mezzanotte. Grazie ai tagli sul prezzo dei biglietti per via della sua assidua frequentazione dei voli, per gli spostamenti ha speso 5mila dollari, a fronte di una spesa media di circa 3.358 dollari al mese cui avrebbe dovuto far fronte se avesse optato per l’affitto, tenendo conto delle varie spese.
Negli scorsi mesi aveva fatto scalpore una notizia simile, quella di una presunta bidella pendolare di nome Giuseppina, che aveva sostenuto falsamente di aver fatto la pendolare da Napoli a Milano, ogni giorno. Alla fine, la notizia si era rivelata un clamoroso falso giornalistico, dovuto ad una scarsa verifica delle fonti. È molto importante non effettuare un parallelismo con quest’ultima vicenda, cosa purtroppo accaduta: molte persone hanno dubitato delle parole di Bill in questi giorni. Ma occorre evidenziate che in questo caso sussistono dei report quotidianamente pubblicati dallo studente, consultabili e confrontabili. Dunque, è molto importante scongiurare il rischio di sminuire la problematica che molti universitari fuori sede nel mondo stanno attraversando, ad esempio nella città metropolitana di Milano (dove numerosi studenti si sono accampati con delle tende in segno di protesta). Si tratta di una bolla che sta per scoppiare, o meglio, che ormai è scoppiata, e se non verrà presa in considerazione dai governanti, fornendo un’appropriata tutela, è destinata a creare sempre più divario fra i ceti sociali, e saranno i meno abbienti a subirne le conseguenze.
Stefania Piva
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Articoli di proprietà di Voci di Città, rilasciati sotto licenza Creative Commons.
Sei libero di ridistribuirli e riprodurli, citando la fonte.
È nata e vive a Milano. È Avvocato, laureata in giurisprudenza all’Università Statale di Milano, ha svolto la pratica forense presso l’Avvocatura dello Stato di Brescia, e si è specializzata presso la Scuola di Specializzazione per le Professioni Legali dell’Università Statale di Milano. Da sempre appassionata di politica e giornalismo, ha scritto in precedenza per il giornale locale ABC Milano.