Oggi, sulla scia di quanto sta avvenendo da settimane nei vari atenei di tutto il mondo e d’Italia, anche gli studenti dell’Università di Catania si sono mobilitati per affermare il loro appoggio al popolo palestinese. L’intifada studentesca ha organizzato una giornata di sciopero promossa in tutto l’ateneo.
Oggi, 15 maggio, presso il Monastero dei Benedettini di San Nicolò l’Arena, gli studenti dell’ateneo hanno organizzato uno sciopero per unirsi al resto dell’intifada studentesca che si è diffusa a macchia d’olio in moltissimi atenei. La reazione, che ha avuto inizio nelle università americane, è stata presto accolta in tutta Europa, arrivando anche in Italia. Dopo Bologna, Milano, Pisa, Torino, Palermo, gli studenti catanesi si sono riuniti in piazza con un programma e delle richieste molto chiare. “Spine nel fianco” e “Chi raggia unict” hanno organizzato e promosso lo sciopero.
Lo sciopero e le proteste proseguiranno nel corso di tutta la giornata, e si concluderanno con il montaggio di tende, come è avvenuto presso gli altri atenei. L’intifada ha avuto inizio al grido di “Free Free Palestine” di qualche centinaio di studenti, ma il numero dei partecipanti sembra destinato ad aumentare. Nel cortile all’interno del monastero, sede del dipartimento di scienze umanistiche, si è tenuta dalle undici in poi un’assemblea, dove sia studenti sia professori hanno partecipato a un aperto dialogo. Il dibattito si è svolto attorno all’utilizzo della parola “genocidio”, dibattito a cui anche i professori hanno partecipato. Gli studenti hanno ribadito a gran voce il valore “politico” del termine, rivendicando le loro posizioni.
La richiesta esplicitata dagli studenti nei confronti dell’ateneo è quella di procedere all’annullamento di ogni legame con “Leonardo S.p.A“, società di sicurezza e difesa. Unict, come anche molte altre università italiane, collabora in ambito di ricerca con tale azienda. “Leonardo “, infatti, avrebbe un ruolo importante nella realizzazione e nell’approvvigionamento di armi utilizzate nei vari conflitti in corso.
Gli studenti hanno affermato: “Non si tratta solo di puntare i riflettori su quello che sta succedendo in Palestina. Oggi a Gaza si espongono striscioni nelle piazze distrutte dallo stato occupante di Israele con scritto ‘Grazie agli studenti delle università di tutto il mondo‘. Un grazie va anche agli studenti che hanno capito quanto è importante mobilitarsi in solidarietà, far sapere quello che succede“.
L’invito a resistere insieme alla resistenza palestinese è stato al centro degli interventi che si sono intervallati nel corso dell’assemblea.
Ecco le parole di una studentessa che ha ribadito, a nome degli studenti dell’ateneo le loro richieste: ” Noi studenti e studentesse dell’Università di Catania stiamo scioperando in solidarietà alla Palestina e per muovere richieste decisive all’ateneo. Le richieste principali sono tre e si susseguono a cascata. In primis chiediamo che siano tagliati i legami con le università israeliane con cui Unict collabora con rinnovamento automatico in ambito di ricerca. In secondo luogo si chiede che Unict sciolga i propri legami con Leonardo S.p.A, società di difesa che trae molti dei suoi profitti dal settore bellico, con cui l’ateneo ha diversi contatti attraverso partnership nei dottorati di ricerca. L’ultima richiesta avanzata è un appello al rettore e agli organi universitari affinché dichiarino esplicitamente la propria posizione e solidarietà nei confronti del popolo palestinese.”
Già verso le 13 gli studenti hanno iniziato a sistemare le tende nel cortile del monastero, dove è previsto anche un pranzo studentesco presso “Chiostro di Ponente”.
Alessia La Porta
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Nata a Taormina nel 2001 sotto il segno del toro che le ha conferito tanta pigrizia, ma anche caparbietà. Amante di tutto ciò che c’è di bello al mondo e delle belle lettere, dopo la maturità classica si è iscritta alla facoltà di lettere a Catania. Ha sin da piccola amato leggere e scrivere, passioni di cui non può fare a meno tanto da sperare un giorno di farne un lavoro. Sogna spesso troppo in grande, ma d’altronde, audantes fortuna iuvat, o no?