Oggi alle 15.30 è stata data lettura, dalla Corte d’Assise di Milano, del dispositivo della sentenza di condanna nei confronti di Alessia Pifferi: la donna è stata condannata all’ergastolo, per l’omicidio della figlioletta Diana. Com’è noto, la Pifferi aveva lasciato sola a casa la figlia di 18 mesi, per sei giorni, facendola morire di stenti. Alla luce di ciò, il Pubblico ministero Francesco De Tommasi aveva chiesto l’ergastolo, con l’aggravante dei futili motivi e della premeditazione; l’Avvocata della difesa, Alessia Pontenani, aveva chiesto l’assoluzione, rassegnando le seguenti conclusioni: «Se dovessi togliermi il cencio nero dalle spalle, vi direi che Alessia Pifferi è un mostro. Ha fatto una cosa terribile, tremenda. Ma non stiamo dando giudizi morali, qui si tratta di applicare la legge. Chiedo la assoluzione: è evidente che non voleva uccidere la bambina e lo ha detto fin dall’inizio». La Corte d’Assise, nello specifico, ha accolto la richiesta del Pm per quanto riguarda la pena dell’ergastolo, ma ha escluso l’aggravante della premeditazione insieme a quella dei futili motivi e dell’aver commesso il fatto nei confronti della figlia minorenne. L’Avvocato Emanuele De Mitri, legale di parte civile ha evidenziato quanto segue: «Ci troviamo di fronte a un caso agghiacciante, nel quale la responsabilità è chiara. In questo processo c’è soltanto una verità: Alessia Pifferi è colpevole dell’omicidio della piccola Diana. Pifferi ha ucciso la propria figlia, lasciandola da sola senza acqua né cibo per sei giorni. Sapeva chiaramente che la figlia sarebbe morta. Pifferi ha tradito la piccola Diana, ha tradito il corpo di Diana. Pifferi è stata una donna presuntuosa. Non ha chiesto aiuto alla famiglia, pur sapendo che la famiglia l’avrebbe aiutata, nascondendo cosa faceva». De Mitri ha chiesto risarcimenti da 200mila euro per la madre e da 150mila euro per la sorella, o una provvisionale da 100mila euro ciascuna.
Al termine della lettura del dispositivo, la famiglia della Pifferi è uscita dall’aula, molto provata. Prima la sorella Viviana, poi la madre Maria, fra le lacrime, in completo accordo con quanto stabilito dai giudici. Hanno poi rilasciato delle dichiarazioni alla stampa presente sul posto. Più precisamente, la madre ha detto che «Se si fosse pentita mi avrebbe chiesto scusa, ma non l’ha fatto; è un dolore atroce, si è dimenticata di essere una madre. Ora non riuscirei a dire nulla. Deve pagare per quel che ha fatto». È intervenuta anche Viviana Pifferi, la sorella di Alessia: «Penso che i giudici abbiano fatto quello che è giusto, non ha mai avuto attenuanti, non è mai stata matta o con problemi psicologici. In questo momento non so neanche dire cosa provo, è una cosa stranissima. Spero che adesso Diana possa volare via in pace».
In merito alla capacità di intendere e di volere della Pifferi, vi era stato ampio dibattito. Infatti, i test psicologici eseguiti in carcere erano stati oggetto di indagine e si erano rivelati totalmente inattendibili, poiché oggetto di manipolazione da parte delle psicologhe che li avevano eseguiti: due psicologhe del carcere di San Vittore e l’avvocatessa di Pifferi, indagate per falso e favoreggiamento, avrebbero aiutato la donna a ottenere la perizia psichiatrica falsificando un test psicodiagonistico, sostenendo che la 38enne soffrisse di un deficit cognitivo. A seguito della vicenda, i giudici della Corte d’Assise avevano incaricato un perito di eseguire una nuova perizia psichiatrica. Il 26 febbraio 2024, era arrivato l’esito della perizia psichiatrica voluta dai giudici della Corte d’Assise di Milano: aveva accertato che Alessia Pifferi era ed è effettivamente capace di intendere e volere. In merito a ciò, il Pm Francesco De Tommasi, in una breve replica dopo l’arringa della difesa, ha dichiarato: «Vi è stata raccontata una storia che non trova riscontri in questo processo. Alessia Pifferi vi è stata descritta come una vittima e una bambina. In questo processo c’è un’unica bambina che si chiama Diana e c’è un’unica vittima che si chiama Diana. C’è una bugiarda che si chiama Alessia Pifferi, c’è un’unica attrice che si chiama Alessia Pifferi. Datele la speranza di compensare attraverso la sofferenza della pena il dolore che prima poi le scorrerà dentro».
Stefania Piva
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Articoli di proprietà di Voci di Città, rilasciati sotto licenza Creative Commons.
Sei libero di ridistribuirli e riprodurli, citando la fonte.
È nata e vive a Milano. È Avvocato, laureata in giurisprudenza all’Università Statale di Milano, ha svolto la pratica forense presso l’Avvocatura dello Stato di Brescia, e si è specializzata presso la Scuola di Specializzazione per le Professioni Legali dell’Università Statale di Milano. Da sempre appassionata di politica e giornalismo, ha scritto in precedenza per il giornale locale ABC Milano.