Una bomba atomica, dal nome Superlega, è stata appena lanciata sul mondo del calcio. Il comunicato congiunto dei 12 club firmatari, pubblicato intorno a mezzanotte e mezza, ha dato forma alle paure di appassionati e non solo. La super competizione indipendente, a cui si aggiungeranno altri 3 club fondatori, potrebbe sconvolgere il calcio fin qui conosciuto. Anche se Uefa e Fifa non resteranno ferme a guardare.
L’intenzione da parte dei club elitari d’Europa potrebbe concretamente rivoltare il calcio, non solo per le attuali federazioni europee, ma anche per le competizioni nazionali fin qui conosciute. La scelta di riunirsi in una lega privata e chiusa, infatti, non sconvolgerebbe solo UEFA, FIFA e le competizioni organizzate da queste, ma anche i sistemi calcistici nazionali. A farne le spese, con ogni probabilità, sarebbero i piccoli club, quelli con meno storia e trofei dei firmatari di questa nuova super competizione.
Ma andiamo con ordine, punto per punto.
Attualmente, le partecipanti della Superlega dovrebbero essere 12: ben 6 provenienti dalla Premier League (le 2 squadre di Manchester, Liverpool, Tottenham, Arsenal e Chelsea), le 3 storiche big italiane (Milan, Inter e Juventus) e dalla Liga Atletico Madrid, Real Madrid e Barcellona. A questi club dovrebbero aggiungersi poi PSG, Borussia Dortmund e Bayern Monaco. Non è noto, però, se da questi ultimi 3 non sia arrivata ancora una risposta o addirittura vi sia stato un diniego. Ad ogni modo, secondo i progetti messi nero su bianco da Florentino Perez (primo firmatario a capo di questa nuova competizione), questi sarebbero i 15 club “fondatori” a cui verrà garantito un posto ogni stagione.
Altre 5 squadre, poi, verrebbero scelte di anno in anno, tramite un invito a partecipare. Un modello simile alla NBA?. Per chi non fosse avvezzo alla palla a spicchi: le squadre (o le città) per partecipare alla lega americana di basket possono essere solo invitate, senza un modello di promozione/qualificazione/retrocessione. Queste 5 squadre, dunque verranno invitate discrezionalmente dai 15 club fondatori o salirebbero per merito? Quanti per campionato? E quali campionati verrebbero esclusi da questa qualificazione per merito?
I 20 club che faranno parte della Superlega verranno suddivisi in 2 gironi da 10 squadre. In questa prima fase le squadre si affronteranno sia all’andata che al ritorno, per un minimo di 18 partite da disputare in stagione. Le prime 4 di ogni girone passeranno poi alla fase ad eliminazione diretta: le prime contro la quarte dell’altro girone, quindi le seconde contro le terze. Quarti e semifinali si svolgeranno sempre con la formula andata-ritorno, mentre la finale sarà l’unica gara secca della competizione. Quest’ultima, oltretutto, sarà l’unica partita della Superlega che si svolgerà durante un weekend (presumibilmente tra maggio e giugno), mentre le altre saranno tutte infrasettimanali. L’intento di sostituire in toto la Champions League e, in larga scala, tutte le competizioni UEFA (che ricordiamo diventeranno in tutto 3 a partire dalla stagione 2021/2022), parte proprio dal calendario. La stagione di inizio dovrebbe essere la 2022/2023. Al più tardi la 2023/2024
Ogni squadra partecipante, come abbiamo già detto, disputerà un minimo di 18 partite stagionali e un massimo di 23 qualora giungesse in finale. Per fare un veloce termine di paragone con l’attuale Champions League, ogni squadra partecipante ai gironi disputa un minimo di 6 partite, fino a un massimo di 13 in caso di finale. Per quanto riguarda L’Europa League, invece, le partite totali in caso di finale salgono a 15 (in quanto vanno aggiunti i sedicesimi, ancora in vigore). Chiaramente non devono comprendersi in tale conteggio gli eventuali preliminari, che metà delle squadre qualificate alle attuali coppe europee svolgono per l’ingresso nella competizione.
La conseguenza principale, chiaramente, sarebbe l’accantonamento della Champions League, che potrebbe non esistere più come la conosciamo oggi. La Superlega, infatti, nasce con il principale intento di sostituire la coppa dalle grandi orecchie, storicamente riservata alle big di ogni Paese. Ma le conseguenze indirette si svilupperanno nell’intero sistema calcio.
Partiamo dall’Europa League. Una competizione annualmente impreziosita dalla presenza di alcune big, reduci da annate non all’altezza delle aspettative. Prendiamo ad esempio l’attuale stagione, in cui il Manchster United è candidato principale alla vittoria finale. O ancora lo scorso anno, in cui l’Inter di Antonio Conte è arrivata in finale. O il Chelsea di Sarri, vincitore in finale contro l’Arsenal nel 2019. Queste 4 squadre che abbiamo menzionato dovrebbero far parte della Superlega, relegando le coppe organizzate dalla Uefa a veri e propri “trofei degli altri” .
Competizioni che avrebbero sempre meno interesse e meno introiti, con premi che potrebbero essere paragonabili a quelli delle coppe nazionali, o anche meno.
A proposito di coppe nazionali: la loro esistenza potrebbe addirittura essere messa in discussione, visto il foltissimo calendario di impegni. 18 partite minime in stagione sono ben al di sopra delle 6 in Champions. E le coppe nazionali sarebbero le prime a poter saltare, vista la minore rilevanza al cospetto degli altri trofei stagionali. In tal caso le conseguenze sarebbero 2: forte riduzione dei turni o totale abolizione. Con buona pace della vetrina che potrebbe essere data ad alcuni piccoli team (specie in format come quello dell’FA Cup).
Passiamo infine ai campionati nazionali: Serie A, Premier e Liga, riscontrerebbero un minore interesse nei loro confronti. Non solo in termini di diritti TV (le maggiori compagnie vorranno a tutti i costi l’esclusiva o parte dei diritti della SuperLega), ma anche in termini di impegno da parte delle squadre più blasonate. Per “agevolare” le big storiche del proprio Paese, i vari campionati verrebbero costretti a ridurre fortemente il loro numero, passando a 18 squadre per campionato o addirittura 16. 34 o 30 partite stagionali in campionato sarebbero più alla portata dei partecipanti della SuperLega, che in caso contrario avrebbero un calendario pieno, almeno per i primi 4 mesi e mezzo.
L’interesse calerebbe anche in virtù del fatto che si giocherebbe solo per 2 risultati: lo scudetto e la salvezza. Qualora dovessero continuare a vivere Champions League ed Europa League, chiaramente, l’interesse e il blasone non sarebbero gli stessi, vista l’assenza delle squadre fondatrici di questa super competizione.
Una competizione governata dai club e non più da un organo super partes ha creato forte scompiglio, visto soprattutto il peso specifico delle squadre in questioni. Federcalcio spagnola, inglese e italiana hanno emanato un comunicato congiunto in cui si sono schierate apertamente contro “un progetto cinico nell’interesse di pochi club“. Farà probabilmente seguito una causa multi miliardaria da parte della Uefa, che starà preparando le carte necessarie: 50 miliardi di euro ed esclusione dai campionati nazionali, nonché da quelli internazionali per i giocatori delle squadre “fondatrici”.
A onor del vero, vista la valenza della squadre in questione, sembra che il coltello dalla parte del manico sia da parte di quei pochi club, che effettivamente detengono la maggior parte dei trofei del vecchio continente (nazionali e internazionali), nonché i migliori giocatori. Persino la ECA (European Club Association) che doveva discutere nella giornata di oggi il piano per la nuova Champions 2024, si è costretta ad un comunicato contro il suo stesso presidente, Andrea Agnelli, assente ieri e sostituito da Van Der Sar, suo vice.
“I Club Fondatori – recita il comunicato congiunto della Super Lega – auspicano l’avvio di consultazioni con UEFA e FIFA al fine di lavorare insieme cooperando per il raggiungimento dei migliori risultati possibili per la nuova Lega e per il calcio nel suo complesso“. La sensazione, invece, è che la guerra tra queste super potenze del calcio sia appena iniziata.
Francesco Mascali
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Proprietario, editore e vice direttore di Voci di Città, nasce a Catania nel 1997. Da aprile 2019 è un giornalista pubblicista iscritto regolarmente all’albo professionale, esattamente due anni dopo consegue la laurea magistrale in Giurisprudenza, per poi iniziare la pratica forense presso l’ordine degli avvocati di Catania. Ama viaggiare, immergersi nelle serie tv e fotografare, ma sopra tutto e tutti c’è lo sport: che sia calcio, basket, MotoGP o Formula 1 non importa, il week-end è qualcosa di sacro e intoccabile. Tra uno spazio e l’altro trova anche il modo di scrivere e gestire un piccolo giornale che ha tanta voglia di crescere. La sua frase? «La vita è quella cosa che accade mentre sei impegnato a fare altri progetti»