Non tutti si aspettavano un risultato del genere. Il Chelsea di Maurizio Sarri porta a casa la quarantottesima edizione dell’Europa League. Trionfano i Blues e lo fanno rifilando un pesantissimo 4-1 nel derby londinese contro l’Arsenal. Esce sconfitto dunque, Unai Emery, l’uomo delle 3 vittorie consecutive in Europa con il Siviglia, l’uomo che oggi si vede travolto dai goal di Giroud, Pedro e Hazard (doppietta).
Entrambe le squadre avevano paura di sbagliare e perdere. Pur avendo costruito diverse occasioni, nè i Gunners nè i blues erano riusciti a sbloccare il risultato nei primi quarantacinque minuti. Dopotutto si trattava di una finale che tutti volavano vincere. L’Arsenal non arrivava in finale di quella che era la Coppa Uefa da quasi vent’anni e questa sarebbe stata anche la prima vittoria nella competizione. Il Chlesea, dal canto suo, voleva concludere in bellezza una stagione giocata a ritmi altissimi, dopo il terzo posto in campionato e la finale di coppa di lega persa contro il City di Guardiola.
A sbloccare la partita al 49’ è Giroud: il francese con una torsione quasi perfetta spinge il pallone, servito perfettamente da Emerson, alla destra di Cech. L’Arsenal non si arrende e i giocatori di Emery si mantengono quasi sempre in fase offensiva, un atteggiamento rischioso che lascia scoperta la difesa alle ripartenze del Chelsea.
Passano dieci minuti e Pedro raddoppia il risultato, concludendo una splendida azione corale con un altro goal in finale (aveva segnato nel 3-1 tra il suo Barcellona e lo United nella finale del 2011 di Champions League). La difesa dei Gunners, che fino a quel momento era riuscita a fermare l’offensiva dei Blues sotto la regia di Papastathopoulos, inizia a soffrire azione dopo azione iniziando a concedere troppo spazio. Sarà poi Hazard a chiudere la partita con una doppietta, rendendo vano il goal capolavoro di Iwobi, che pur avendo perso la finale potrà dirsi contento di aver segnato una bellissima rete.
Non deve passare inosservatio l’arbitraggio di Rocchi e dei suoi assistenti, che hanno saputo gestire una partita in modo perfetto, senza commettere errori di valutazione. Nel primo tempo, soprattutto, quando un presunto contatto tra Lacazette e Kepa aveva dato l’idea di un possibile rigore, l’ottima collaborazione tra arbitro e guardalinee ha portato alla rimessa dal fondo, scongiurando la paura di vistose polemiche in un derby così sentito tra i giocatori in campo.
La seconda vittoria in Europa League del Chelsea, inoltre, verrà ricordata per tanti motivi diversi. Verrà ricordata come L’Europa League di Giroud, tanto criticato per i 0 goal segnati al mondiale di Russia e adesso capocannoniere della competizione con 11 segnature. L’Europa League di Eden Hazard, che chiude la sua avventura blues con ben 6 trofei all’attivo, tra cui l’Europa League alzata nel 2013 e i due campionati vinti con Conte e Mourinho in panchina. L’Europa League di Abramovich, che agli inizi degli anni 2000 ha preso per mano la squadra londinese portandola, adesso, non solo al vertice del calcio inglese ma anche europeo. E i dati parlano per lui: dal 2008 al 2019 l’atto conclusivo del loro percorso europeo è stato raggiunto ben 4 volte. La vittoria di stasera si aggiunge allo storico successo in Champions del 2012 e alla finale vinta in Olanda nel 2013, con Benitez in panchina.
E se la finale vinta contro il Bayern Monaco verrà ricordata come la Champions di Di Matteo, questa verrà ricordata come l’Europa League di Maurizio Sarri. Il tecnico italiano culmina così una carriera all’insegna della perseveranza. 8 anni fa, nel dicembre del 2011, veniva esonerato dal Sorrento, quando il professionismo sembrava già tanto per un ex impiegato di banca. Oggi, invece, conquista il suo primo trofeo in carriera, in un periodo in cui è stato al centro dell’attenzione mediatica non tanto per un’importantissima finale europea, ma per le voci di mercato che lo vorrebbero sulla panchina della Juventus durante la prossima stagione.
Ma questa è una storia di duro lavoro e perseveranza. D’altronde non poteva che essere lui il primo italiano ad alzare l’Europa League a 20 anni dalla vittoria del Parma di Malesani: Maurizio Sarri, il comandante in tuta.
Davide Zaino Pasqualone
Francesco Mascali
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