In quanti si divertono a parlare con il proprio animaletto domestico? Che sia cagnolino, gattino, scoiattolo o coniglietto, la maggior parte di noi, spesso, instaura veri e propri discorsi con i migliori amici a quattro zampe. Si presume, tuttavia, che fra dieci anni sarà proprio possibile parlare con gli animali per mezzo di un linguaggio vero e grazie all’intelligenza artificiale. Basandosi sulla scienza messa a punto da Con Slobodchicoff, celebre professore di Scienze Biologiche della Northern Arizona University, il futurologo William Higham ha ipotizzato che fra dieci anni si potrà dialogare con gli animali utilizzando il linguaggio canino.
Gli animali studiati da Slobodchicoff, tuttavia, non erano cani, bensì roditori, i famigerati “cani della prateria”, ma Higham è estremamente convinto che gli animali utilizzino un codice facilmente decifrabile. Il primo obiettivo, in ogni caso, è quello di implementare un dispositivo che capti e traduca l’idioma di cani e gatti. In realtà, qualcosa del genere già esiste in commercio, ma riguarda prevalentemente le persone con disabilità, coadiuvate da animali di compagnia.
In casi come questi, soprattutto per ciò che riguarda i cani, questi hanno la possibilità di premere alcuni bottoni su un particolare giubbotto, confezionato appositamente, e dare, così, l’allarme o mettere in guardia la persona disabile in questione. Altre tipologie di dispositivi simili riescono semplicemente a decifrare, più che un pensiero, uno stato mentale dell’animale. Il momento decisivo sarà, però, quello in cui gli animali riusciranno a capire perfettamente gli esseri umani, unitamente allo sviluppo della ricerca su entrambi gli encefali. Infine, sebbene molto spesso i nostri amici più sinceri non ricevano da noi l’affetto che meritano davvero, forse un giorno riusciremo noi a capire tutto l’amore che, incondizionatamente, questi esserini ci regalano, possibilmente ricambiandoli.
Anastasia Gambera
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