Forse nessuno ci ha fatto caso, ma l’occhio di un esperto consulente di marketing ha notato che qualcosa nella nuova pubblicità della Coca-Cola non va – o meglio, va alla grande. Chi ha inventato il nuovo sponsor Coca-Cola deve essere un genio: sfruttare gli stessi consumatori della bevanda come promoters del logo, invogliandoli a condividere una foto raffigurante il loro nome o quello di un amico stampato su una delle bottiglie di Coca e, quindi, con la scritta dell’azienda ben in evidenza. Così sono cominciate ad apparire su Facebook, Instagram e Twitter foto di tutti i tipi con i relativi tag ai nomi sulle bottiglie (quanta pubblicità gratuita per la Coca-Cola!); e se non ve ne foste accorti, recentemente a Catania in via Etnea nel cosiddetto incrocio dei quattro canti, è comparso un cartellone pubblicitario gigante rappresentante i principali nomi che è possibile trovare sulle bottiglie diffuse in territorio etneo. Si tratta di nomi tutti siciliani, di largo uso comune e, ovviamente, questa politica della ricercatezza del nome è estesa sull’intero territorio nazionale ed è frutto di un preciso e dettagliato studio toponomastico.
Probabilmente nessuno aveva pensato a tutto ciò, eppure l’evidenza è lampante in quanto lo stesso messaggio pubblicitario veicolato insieme ai nomi risulta ambiguo; mettiamo il caso che su una bottiglia vi sia stampato il nome Mauro, sopra questo troveremo scritto: «Condividi questa Coca-Cola con Mauro», lì dove il verbo “condividi” non rappresenta l’azione fisica del porgere la Coca-Cola a qualcun altro, bensì il significato lato di condividere su qualche social network la foto del nome stampato sulla bottiglia con un eventuale Mauro di nostra conoscenza, semmai ce ne sia uno (ed è qui che entra in gioco lo studio toponomastico sui nomi più ricorrenti in una data regione). Per essere sicuri però che tutti condividano sono state aggiunte ai nomi stampati anche delle parole generiche come Mamma, Papà, Amore, Gioia, ecc. Se poi andiamo su Facebook nella pagina ufficiale della Coca-Cola con circa 68 milioni di “mi piace”, o sul sito della bibita, scopriamo che compiano frasi del tipo#condividiunacocacola o condividiunacocacola.com per rendere ancora più esplicita l’intenzione di invogliare il consumatore alla condivisione per avere tanta pubblicità a costo zero. In un certo senso, è come se la Coca-Cola avesse scoperto, nell’era del Web 2.0, il modo di sfruttare il miglior tipo di pubblicità, cioè quella per passaparola. L’impatto socioeconomico di Coca-Cola in Italia è comunque in crescita. L’azienda, infatti, è una delle multinazionali più radicate nel territorio: nell’ultimo anno, la Coca-Cola ha contribuito ad innalzare il PIL italiano dello 0,21% (in cifre 3.163 milioni di euro), dà lavoro a 45.300 persone (cioè lo 0,18 della forza lavoro totale nazionale), ha versato 1.251 milioni di tasse alle Stato e ha costruito 7 impianti di imbottigliamento sul territorio tricolore, di cui uno in Sicilia in provincia di Catania.
Alberto Molino
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Fondatore di Voci di Città, ex direttore responsabile dello stesso, ora cura la rubrica di tecnologia di NewSicilia, ha lavorato al Quotidiano di Sicilia, ha collaborato con Sicilia Journal, ha pubblicato un romanzo e un racconto, ha 26 anni ed è laureato in Scienze della Comunicazione. Quando ne aveva 18 ha vinto un premio nazionale per avere diretto il migliore giornalino scolastico del Paese. Definito da alcuni fascista e da altri comunista, il suo vero orientamento politico non è mai stato svelato, ma una cosa è certa: Molino non lo ferma nessuno, tranne forse la sua ragazza.