CATANIA – Più della metà degli immigrati, sia orientali che africani, a Catania ha un lavoro. La maggior parte è inserita nel settore manuale e in quello dei “servizi offerti alla persona”. Questi dati sono stati estrapolati dalla ricerca Alle pendici dell’etnico. L’offerta del lavoro degli immigrati: una risorsa per il settore della ristorazione e del turismo catanese?, creatasi all’interno del progetto I.S.I. (Integrazione Sociale degli Immigrati) nell’ambiente universitario della Facoltà di Scienze Politiche di Catania. La ricerca è stata effettuata attraverso 514 interviste con immigrati residenti a Catania. Coloro che si sono sottoposti all’intervista hanno quasi tutti risposto di avere un impiego lavorativo stabile. Ovviamente si sta parlando di lavori dequalificati dal settore terziario e che non richiedono alcun titolo di studio, né particolari capacità. In base all’etnia, i più occupati sembrano essere i cinesi con un buon 47%, seguono i mauriziani e gli sri lankesi ed infine gli europei dell’est. È radicato, in gran maggioranza, il lavoro instabile e in nero e abbonda la merce contraffatta che danneggia i reali produttori. Il guadagno medio di un immigrato, a Catania, va dai 200 agli 800 euro al mese, ma non supera questa soglia.
«La ricerca mette in luce, in maniera compita, aspetti molto significativi delle dinamiche dell’occupazione degli immigrati. Un’eventuale prosecuzione – ha riferito il prof. Fabio Lo Verde, docente di Sociologia dei consumi all’Università di Palermo –potrebbe riguardare la comparazione con altre città siciliane e l’incidenza delle reti etniche». La Sicilia quindi, da sempre terra di conquiste e dominazioni estere, sembra anche nel XXI secolo subire l’assalto di popolazioni straniere che modificano e intaccano il tessuto sociale, soprattutto per ciò che concerne gli aspetti lavorativi. Le occupazioni più accolte e remunerate tra gli immigrati sono le seguenti: camerieri, aiuto cuoco, lavapiatti, addetto alle pulizie.
È evidente che a Catania il settore della cosiddetta “ristorazione etnica” sia quello tra i più ben accetti ad assumere personale non italiano, come d’altronde spiega Rosaria Giuffrè, Presidentessa del Comitato di Pilotaggio del Progetto I.S.I. e Dirigente dello Sportello Immigrazione della Prefettura di Catania. Per comprendere meglio la pervasività degli immigrati con mansioni lavorative in territorio catanese e nel suo hinterland, sono importanti anche i pareri dei responsabili del gruppo di ricerca, la Professoressa Maria Teresa Consoli e i Dottori Maurizio Avola, Rosario D’Agata e Carmelo Spampinato: «Catania è un tipico esempio di modello metropolitano di inserimento occupazionale degli immigrati, con un lavoro concentrato nelle attività di cura, collaborazione domestica e altre attività di dequalificazione del terziario urbano; vi è infatti un peso rilevante del lavoro autonomo nel piccolo commercio, una diffusione del lavoro irregolare e un’ampia partecipazione delle donne straniere a fenomeni di “etnicizzazione” del lavoro».
Alberto Molino
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Fondatore di Voci di Città, ex direttore responsabile dello stesso, ora cura la rubrica di tecnologia di NewSicilia, ha lavorato al Quotidiano di Sicilia, ha collaborato con Sicilia Journal, ha pubblicato un romanzo e un racconto, ha 26 anni ed è laureato in Scienze della Comunicazione. Quando ne aveva 18 ha vinto un premio nazionale per avere diretto il migliore giornalino scolastico del Paese. Definito da alcuni fascista e da altri comunista, il suo vero orientamento politico non è mai stato svelato, ma una cosa è certa: Molino non lo ferma nessuno, tranne forse la sua ragazza.