Raccontare il percorso dell’esistenza umana come se fosse una fiaba da narrare a un fanciullo, anche se in questo caso la storia non la si guarda più con gli occhi di un bambino, ma con quelli di un educatore chiamato nel difficile compito di formare i giovani: questo è l’intento che si pone Marco Pappalardo, giornalista, docente del liceo Don Bosco di Catania ed educatore presso le strutture salesiane del capoluogo etneo. L’edificio rappresenta una duratura istituzione della città, un riferimento per migliaia di ragazzi e un luogo dove l’autore ha maturato l’idea di scrivere questo libro, questa sorta di autobiografia “nascosta” nella quale ogni esperienza personale è il punto da cui partire per poter parlare di educazione. Pappalardo si pone dunque un impegno delicato e coraggioso, in un periodo in cui latitano le figure dei buoni educatori, di modelli di riferimento positivi e costruttivi per i giovani, costretti dai mass media a confrontarsi con gli opinabili personaggi dei reality show, con le soubrette del palcoscenico disposte a tutto pur di avere successo oppure con i calciatori viziati ed immaturi che ogni domenica incantano le platee del pallone.
Lo scopo finale di questo libro non vuole e non deve essere quello di pubblicare una sorta di precettistica del perfetto pedagogo, bensì quello di riportare, dopo una lucida e accurata riflessione, momenti di vita, incontri, luoghi fisici e non fisici, come si evince dal titolo dato al libro. Ogni capitolo inizia con il racconto di un fatto realmente accaduto, di una “novella” che prepara il lettore alla riflessione sul valore della vita e delle sue componenti, sviscerate in ogni modo e presentate con leggerezza, sincerità e umiltà nei discorsi, con una serie di citazioni (da Goethe a Shakespeare sino a Don Bosco) non messe lì per caso o per far notare la cultura dell’autore, ma per arricchire il discorso e ritornare su di esso con un occhio diverso. L’educazione deve essere fatta «con il cuore e con la mente» ci ricorda Pappalardo; è un percorso che non manca di avere difficoltà, momenti di confronto, «impegno, cura, costanza, fantasia, pazienza, preghiera, riflessione, confronto, verifica, cambiare idea, chiedere scusa, farsi perdonare». Gli ambienti di questo confronto sono intesi come «muri parlanti», luoghi dove le parole si raccolgono, si commisurano e si apprendono. Un posto rilevante ricopre il valore della fede, un elemento importante della vita dell’autore, un valore speciale per chi crede perché sa di sentirsi protetto da qualcuno di più Grande e di poter contare su di Lui, di affidare a Lui ogni momento della propria esistenza. Il Padre crea la vita e vedendola la considera una «opera d’arte» da affidare alle mani dell’educatore poiché l’unicità e la specialità dell’esistenza umana portano a considerare ognuno di noi come un capolavoro che prima di essere esposto nella galleria deve essere lavorato, disciplinato, preparato al mondo e alle meraviglie che lo compongono.
Gabriele Mirabella
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