Chi sono i SognatoriConcreti? L’ennesimo gruppo di politicanti o un manipolo di fanatici con idee strampalate, o ancora, un movimento imprenditoriale volto verso il lucro oppure il rinnovamento del tessuto sociale e umano? Nel loro sito (www.sognatori concreti.it) si legge che si tratta di un “movimento” e che «la nostra vita è un SognoConcreto», ma in che senso?
Sempre nel sito, viene spiegato che i SognatoriConcreti «integrano talenti e risorse per realizzare i nostri sogni», che predicano la “SognoCrazia”, ovvero «l’unità dei cuori e l’integrazione dei sogni», ma soprattutto l’ideale missione di «far scoprire agli esseri umani i loro unici-talenti» a sostegno dello sviluppo di ciò che adorano fino alla realizzazione di «visioni sognanti». Letto/detto così sembra quasi la predica di qualche strana setta, tuttavia intenta a costruire «reti sociali etiche, creative e policentriche, per innovare il territorio catanese-siciliano a livello umano». Ecco! Finalmente una della 5 W del giornalismo, il “where”, il dove. Ancora una volta Sicilia, ancora una volta Catania, città eterna da cui sono partiti mille progetti e altrettanti mille ne sono naufragati. Attualmente i SognatoriConcreti ne hanno realizzati due: la presentazione del primo libro di Oscar di Montigny, Il tempo dei Nuovi Eroi, e la partecipazione alla 6ª edizione dell’Umbertata. Per capirci di più, però, occorrono domande precise e risposte certe. Che si faccia avanti, allora, Antonello Costanzo, pronto a rispondere ai quesiti del direttore di Voci di Città, Alberto Molino.
Iniziamo con qualcosa di semplice: chi finanzia i SognatoriConcreti?
«I SognatoriConcreti considerano finanziatori coloro che credono di potere realizzare i propri sogni. Chi dà fiducia al movimento e aderisce al mantra “Come nel seme c’è già il frutto, così nel tuo cuore c’è già il sogno” può cominciare a investire in noi con il suo tempo e l’attenzione»
Ed economicamente?
«Anche, seppure l’economia sia solo uno strumento per realizzare i propri sogni. Attualmente, ho investito in persona o ci siamo autofinanziati con delle collette. Siamo ancora veramente all’inizio».
Qual è il vero scopo, in Sicilia, del movimento e cosa pensate di ottenere predicando l’amore e visioni sognanti?
«Fin da quand’ero piccolo mi dicevano: “Abbiamo un sogno, ma non sappiamo come realizzarlo”. Allora alleiamoci, uniamo i nostri cuori, creiamo una rete che abbia al centro l’Amore e non i soldi. Il fine ultimo dev’essere dare vita a “visioni sognanti”».
Cos’è una visione sognante?
«Un progetto al livello maniacale. Il più delle volte le persone non vogliono lavorare per realizzare i loro sogni oppure pensano che non ne hanno il tempo o, ancora, che non ci sono le risorse finanziarie. Si crede che chi non abbia i soldi non possa sognare, ma in realtà non è così. Chi crede veramente nel proprio sogno è capace di calamitare i finanziatori, passando dalla formula “avere per essere” ad “essere per avere”».
Perché iniziare a realizzare i propri sogni in Sicilia?
«Perché la Sicilia, trovandosi al centro del Mediterraneo, è il miglior luogo per creare un sistema di reti sociali etiche e policentriche, aventi l’obiettivo di innovare l’ambiente sotto il profilo umano e tecnologico».
Puoi considerarti, ti consideri, il leader dei Sognatori o avete adottato all’interno del vostro organigramma una struttura di controllo democratica o, in generale, da giudicare diversa rispetto alle altre?
«Io, in realtà, mi sento il nodo centrale della rete. Me ne considero il primo servitore».
Non il “leader”, giusto?
«A me piace “servire”. Servitore è colui che dà l’esempio. Prima, quando ho ideato Sconton, mi dicevano che ero un imprenditore. Anche all’epoca ho risposto che servivo i miei clienti».
Avete una sede? Se sì, a che serve? Cosa si discute durante i vostri incontri?
«Abbiamo tante sedi, la maggior parte “mobili”. Servono per le nostre riunioni, che si tengono una volta alla settimana di venerdì. Discutiamo su come poter fare rete per aiutare le persone a realizzare i loro sogni».
Nel tuo profilo Facebook si legge una sfilza di citazioni di grandi uomini, da Steve Jobs a Gesù. Quale ti rappresenta meglio?
«Sicuramente Gesù, esemplare di Amore».
Altri?
«M’ispirano anche Budda, Gandhi, tutti i santi e la Madonna».
Perciò i SognatoriConcreti sono un movimento religioso?
«No, ma mi piacerebbe che venisse creata una religione delle religioni».
In che senso?
«Per me l’unica vera religione è “amare”».
Cambiamo argomento. Per aderire al vostro movimento bisogna pagare? E in ogni caso, che beneficio ne trae la gente? La aiutate veramente?
«Molti me lo chiedono. Credo che sia giusto pagare quando esiste un valore assai ampio. Chi viene dai SognatoriConcreti, in ogni caso, si unisce in modo gratuito. Quel che facciamo è aiutare le persone ad aprire il loro cuore, a fidarsi le une delle altre. Solo così potranno scoprire dove vorranno andare, domandosi qual è il loro sogno e cosa possono fare per concretizzarlo».
Sii più preciso. Come possono fare?
«Con la parola, parlandone, progettando e mettendo in atto le pre-azioni affinché diventi realtà».
Sul sito avete in programma tanti eventi. Quali sono le modalità di partecipazione e organizzazione? Li istituite voi stessi o vi aggregate con la classica forma del partenariato?
«Basta partecipare. Entrambe. Alcuni eventi sono istituiti da noi stessi, altri vengono indetti con l’aiuto di coloro che vogliono aderire ai nostri sogni: aziende, benefattori, associazioni, semplici cittadini».
Se volessi diventare un SognatoreConcreto cosa dovrei fare?
«Bellissima domanda. Intanto fidarti. Gli altri ti aiuteranno solo se tu “sei” quel sogno. Ripeto: “Essere per avere”. Noi perché ci stiamo incontrando? Perché tu ami fare il giornalista, se tu non ci credessi noi non saremmo qui. Solo chi si fida può diventare un sognatore concreto».
A chi vi insulta e denigra cosa rispondete?
«Purtroppo non tutti hanno un sogno. Credo che chi ci insulti voglia proteggerci, dirci che magari sognare corrisponde a illudersi. Ai disillusi noi rispondiamo che allenando bene il cuore, sì che si può fare e che li aspetteremo quando loro si ricrederanno!».
C’è la possibilità che un giorno il movimento diventi “qualcosa di più”? Se sì, cosa di preciso e con parole semplici?
«Qualcosa di più non lo so. Il movimento nasce per radunare i cuori più pronti al cambiamento e che possano dare vita alla “centrale della creatività”».
Cosa intendi per centrale della creatività?
«Un luogo bellissimo, provvisto di una natura spirituale, materiale, quindi anche commerciale, che invece di disconnettere il territorio lo aiuti ad avanzare attraverso le linee guida della modernità; una sorta di cattedrale con tante chiese (i laboratori di pensiero) che producano un messaggio unico al mondo: costruire la realtà».
È escluso che nasca un partito politico?
«Sì. I partiti fanno un altro lavoro, noi vogliamo educare alla responsabilità. L’unica politica possibile è quella della A maiuscola dell’Amore».
L’intervista è conclusa. Vuoi aggiungere qualche altra dichiarazione?
«Creare un’inversione di marcia non è il nostro obiettivo, puntiamo all’inversione di massa. Il sogno è connaturato nella natura umana, la gente lo sa, ma ha paura di perdere la scommessa. È come se ognuno di noi avesse dentro un fuoco coperto da una grande quantità di detriti. SognatoriConcreti vuole aiutare a togliere i detriti e liberare la fiamma vitale».
Alberto Molino
@AlbeMolino
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Fondatore di Voci di Città, ex direttore responsabile dello stesso, ora cura la rubrica di tecnologia di NewSicilia, ha lavorato al Quotidiano di Sicilia, ha collaborato con Sicilia Journal, ha pubblicato un romanzo e un racconto, ha 26 anni ed è laureato in Scienze della Comunicazione. Quando ne aveva 18 ha vinto un premio nazionale per avere diretto il migliore giornalino scolastico del Paese. Definito da alcuni fascista e da altri comunista, il suo vero orientamento politico non è mai stato svelato, ma una cosa è certa: Molino non lo ferma nessuno, tranne forse la sua ragazza.