Biancaneve e i sette nani è una delle favole più conosciute e ha fatto parte dell’infanzia di molti bambini, ma cosa succederebbe se l’esempio femminile presentato nella fiaba venisse giudicato sessista e poco adatto a favorire la parità di genere? È più volte stato posto il problema dei modelli femminili passivi e spesso dipendenti da un uomo poiché si pensa che questo tipo di storie favoriscano a rafforzare nei bambini lo stereotipo della donna come “creatura inerme” in attesa di un principe che la tolga dai guai. Così, ad esempio, in alcune scuole della Svezia, per evitare che fin da piccoli si venga influenzati da questo tipo di visione, tra le varie misure adottate si sono create delle biblioteche che contengono libri con protagonisti diversi dal solito e che mettono sullo stesso piano il ruolo centrale nella storia sia femminile che maschile, così da permettere ad ogni bambino di identificarsi allo stesso modo nell’eroe protagonista.
Questa attenzione alla parità ha portato a “bandire”, per così dire, alcune favole molto famose e diffuse, come ad esempio quella della già ricordata Biancaneve, la quale è stata accusata di proporre un modello umiliante, specie per le donne, presentando un’eroina ingenua, completamente incapace di prendersi cura di se stessa, dedita alle sole attività casalinghe per un gruppo di miniatori e vittima di una “regina cattiva” che trama di ucciderla solo per assicurarsi un primato in quanto a bellezza. Alla fine, come tutti sappiamo, la ragazza viene salvata da un principe, il quale, come spesso accade, sceglie l’amore della sua vita semplicemente vedendo la donna una volta, addormentata e avvelenata.
Questa scelta non deve affatto stupire e ciò che da noi potrebbe risultare esagerato, è per la Svezia ed altri Paesi scandinavi una importante misura da prendere per dare la giusta educazione fin dalla tenera età, fornendo gli stessi strumenti a tutti i bambini senza nessun tipo di differenziazione, così da allontanarli da ogni tipo di stereotipo di genere. Non stupirà, dunque, sapere che ai primi quattro posti della classifica contenente i paesi che hanno avuto i maggiori risultati nel ridurre la disparità di genere, figurano luoghi del nord Europa come Islanda, Finlandia, Norvegia e Svezia, mentre l’Italia si trova sensibilmente più giù, precisamente al 50esimo posto. Non si tratta di “demonizzare” favole come Biancaneve e i sette nani, ma di comprendere come ogni elemento nella formazione di un essere umano possa essere importante nello sviluppare convinzioni, scenari di vita e comportamenti.
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