La scuola sta per cominciare e quest’anno saranno più di 6 milioni gli studenti a fare ritorno tra i banchi di scuola. Tuttavia, il rientro non sarà uguale per tutti: alcuni non troveranno né banchi né lavagne ad aspettarli, non ci sarà la classica cattedra e non esisteranno più le lezioni frontali. Gli alunni inoltre, non avranno zaini, libri di scuola e, ovviamente, niente verifiche e valutazioni. Vi sembra un sogno? Chiedetelo ai 59 bambini di Varese che a settembre inizieranno la prima elementare nella scuola statale IV Novembre.
Questi bambini saranno i protagonisti di un esperimento di innovazione didattica pensato appositamente per loro da due ricercatrici dell’Università Bicocca di Milano: Francesca Antonacci e Monica Guerra. Il progetto, dal nome “Una Scuola“, sembrava un’idea utopica ma dopo l’analisi e l’approvazione del Miur, Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca, diventerà una concreta realtà. L’obiettivo delle due ricercatrici è quello di ridisegnare i confini delle mura scolastiche e di ridefinire il ruolo degli insegnanti: “Non avremo più il compito di dare direttive o trasmettere nozioni ma accompagneremo i bambini alla scoperta“, spiega la docente Rosaria Violi. “Sarà un ruolo più defilato ma non meno difficile“.
Le giornate a scuola i bambini non le passeranno all’interno della struttura ma fuori, all’aperto: escursioni al lago o in collina, visite guidate per le vie della città e lunghe camminate nei boschi. Gli alunni della scuola IV Novembre inoltre avranno a loro disposizione un orto privato di circa 300 metri quadri per coltivare frutta e verdura ed essere sempre a contatto con la natura. Come dice Monica Guerra, ideatrice del progetto, la vita stessa è apprendimento.
I genitori di questi 59 bambini si dicono entusiasti di come i figli vivranno la loro esperienza scolastica, anche se dai libri non impareranno nulla. Gli unici testi consentiti all’interno delle aule saranno libri di narrativa, divulgazioni scientifiche, geografiche e storiche, anche in lingua inglese, per preparare fin da subito i bambini a vivere in un mondo sempre più poliglotta. Elemento fondamentale saranno le domande degli alunni, punto di partenza per creare una lezione atipica ma molto stimolante e l’errore, qualora dovesse esserci, non sarà valutato negativamente ma verrà considerato un valore aggiunto.
Francesca e Monica sognano di creare una scuola di piccoli esploratori, non di bambini dotati di una serie di nozioni che non sanno usare in modo diverso da quello che hanno imparato. Il progetto “Una Scuola” avrà le basi e i presupposti per diventare la scuola del futuro?
Nicole Terbonati
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