Stop della Casa Bianca a DACA e DREAM Act: 800.000 giovani, figli di immigrati, rischiano di essere deportati entro Marzo 2018. Trump «decreto incostituzionale, toglie lavoro ai giovani americani»
Non è certo un mistero che Donald Trump abbia delle idee molto radicali in merito al tema dell’immigrazione: dalla sua retorica xenofoba, alla mancata condanna dei fatti di Charlottesville, alle accuse rivolte agli immigrati messicani di essere «stupratori, spacciatori e criminali», il conto delle volte in cui il Presidente americano ha sparato a zero su questo argomento non fa che salire. Queste dichiarazioni, sfortunatamente, sono sempre state implementate da controverse misure anti-immigrazione: prima il tristemente noto Muslim Ban, poi la promessa di espandere l’incredibilmente corrotto Border Patrol e adesso – negli ultimi giorni – l’abolizione di DACA e DREAM Act.
Il Deferred Action for Childhood Arrivals, abbreviato nel suo acronimo DACA, rappresenta una delle poche forme di riconoscimento legale di cui i figli di immigrati clandestini godono negli Stati Uniti; è stato introdotto dall’amministrazione Obama nel 2012 tramite decreto esecutivo – dopo un lunghissimo e infruttuoso tira e molla all’interno dei due schieramenti del Congresso – per consentire a più di un milione di giovani di vivere, studiare e lavorare sul suolo americano in modo totalmente legittimo e senza doversi preoccupare di essere deportati da un giorno all’altro. I requisiti per potervi accedere sono tanti e dettagliati: viene svolta un’indagine completa sulla storia e sul background familiare del ricevente, è necessario essere totalmente incensurati e la richiesta deve essere rinnovata ogni due anni. Insomma, il DACA è una soluzione temporanea, terribilmente efficace, per un problema così complicato come quello dell’immigrazione: il passo successivo è rappresentato dall’approvazione del bipartisan DREAMers Act, un processo a più fasi che garantirebbe agli stessi figli di immigrati clandestini di acquistare definitivamente la cittadinanza americana.
Tutto questo non sarà più possibile. Donald Trump ha annunciato, tramite il Procuratore Generale Jeff Sessions, la fine del DREAMers program e che, dal 5 di Ottobre, tutte le richieste per il DACA saranno rifiutate: il che significa che, fra poco più di sei mesi, circa 800.000 giovani saranno a rischio di essere deportati dalla terra in cui vivono, studiano e lavorano, per essere rispediti in paesi di cui non hanno più memoria, in cui non hanno praticamente mai vissuto e da cui sono stati portati via dai propri genitori nella speranza di trovare negli Stati Uniti un futuro migliore.
Sessions ha definito il programma come «una chiara circonvenzione delle leggi sull’immigrazione» e ha ribadito che la decisione di mettergli fine è stata presa per garantire a chi è nato in America «le migliaia di posti di lavoro usurpati» dagli immigrati clandestini. Le dichiarazioni del Procuratore Generale hanno immediatamente infiammato l’opinione pubblica, dando via a centinaia di proteste tra New York e Washington, nonché trovato una dura opposizione sia dai Democratici che dagli stessi membri del Partito Repubblicano. John McCain, ex candidato Repubblicano alle presidenziali del 2008, ha aspramente criticato la decisione di Trump nonché le affermazioni di Sessions e chiesto, infine, ai colleghi di entrambi gli schieramenti, un impegno sincero affinché il DREAMers Act venga finalmente passato in Congresso. Da ultimo anche Barack Obama è venuto in difesa dei Dreamers su Facebook e Twitter, definendoli «americani nei cuori, nelle menti»; l’ex Presidente ha poi condannato la risoluzione presa dalla Casa Bianca, ritenendola «crudele, sbagliata, insensata». Secondo quanto riporta il New York Times, a poche ore dall’annuncio di Sessions, Trump – tramite la portavoce della Casa Bianca, Sarah Huckabee Sanders – ha raddrizzato il tiro sull’argomento, indicando l’intenzione di voler «sistemare» il DACA e di esservi favorevole, a patto che il Congresso lo faccia rientrare in una politica di immigrazione e controllo dei confini più ampia; successivamente, in un suo tweet, ha tentato di rassicurare i Dreamers, garantendo la validità di tutti i permessi fino alla loro scadenza e intimando ai membri del Parlamento un ultimatum di sei mesi per lavorare su una versione definitiva del DREAMers Act.
Insomma, è chiaro che la decisione del neo Presidente americano sia stata di natura esclusivamente politica. Dopo il piano di abrogazione dell’ObamaCare, il no ai transgender nell’Esercito e l’uscita dall’accordo di Parigi, Trump rimane fedele alla sua linea d’azione: cancellare qualsiasi traccia della precedente amministrazione che porti il nome di Obama, indipendentemente dal contenuto o dagli effetti positivi che questa possa avere. Più di qualunque altro paese, gli Stati Uniti sono sempre stati definiti dai loro ideali che dalle tradizioni e la loro visione del mondo è stata cristallizzata nel mito dell’American Dream; mito di cui Trump,secondo i suoi elettori, era l’incarnazione. Tuttavia non è così: con la morte dei Dreamers, muore il Sogno Americano. Gli Stati Uniti non sono più la terra delle opportunità, paese dei liberi e patria dei coraggiosi, sono invece la terra della paura, dell’intolleranza e dell’arroganza – la White America che si mostra a tutto il mondo con il suo terribile volto – e di questa sì, certamente, Donald Trump ne incarna tutti i valori.
Francesco Maccarrone
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