«Per la prima volta abbiamo rilevato una massiccia riduzione dello spreco domestico a livello globale. È l’effetto della crescente dell’attenzione dedicata dall’ONU a questo tema, entrato pienamente nell’Agenda per lo Sviluppo Sostenibile? Solo in parte, purtroppo. Si tratta piuttosto dell’effetto combinato di un quadro economico e sociale drammatico in tutti i Paesi, con un indice di fiducia sul futuro molto basso».
Questo il commento di Andrea Segré – economista e fondatore della campagna “Spreco Zero”, nonché direttore scientifico “Osservatorio Waste Watcher International” – alla presentazione dell’indagine sullo spreco alimentare realizzata in 8 Paesi del mondo: Italia, Spagna, Germania, Francia, Regno Unito, Stati Uniti, Olanda e Azerbaijan.
A tal proposito, l’indagine Cross Country Report Waste Watcher International Observatory (presentata a settembre) mostra che lo spreco alimentare è crollato sistematicamente in 8 Paesi del mondo, e persino negli Stati Uniti, che storicamente rappresentano l’area meno attenta al fenomeno.
All’indagine stessa hanno preso parte 7500 cittadini con un campione statistico di 1000 interviste per ciascun Paese. In Azerbaijan, invece, che fa il suo ingresso nella rilevazione del 2023, il campione statistico è composto da 500 interviste.
Negli USA lo spreco alimentare scende del 35%, arrivando a quota 859,4 grammi settimanali pro capite. Più contenuto, ma decisamente “tangibile” il calo dello spreco alimentare domestico in Italia che scende del 25% circa e si assesta su 469,4 grammi settimanali per ogni cittadino. Guardando in generale all’Europa sono Spagna e Francia le nazioni più virtuose: si collocano, rispettivamente, a quota 446 e 459 grammi). Importante anche il miglioramento della Germania che riduce lo spreco medio del 43% circa e si porta a quota 512,9 grammi settimanali.
Ancora una volta, è la frutta fresca l’alimento più sprecato del pianeta. Un dato che si dimostra plebiscitario e svetta in Italia (33%) e Spagna (40%), Paesi accomunati nelle abitudini di “Dieta mediterranea”. Lo stesso, tuttavia, accade in Germania (30%), Stati Uniti (32%), e in Francia, Olanda e Regno Unito, con l’eccezione del solo Azerbaijan dove si sprecano innanzitutto i cibi pronti.
A contendersi il secondo posto di alimento più sprecato sono le insalate (in Italia al 24% e in Francia, Regno Unito e USA), e la verdura in Olanda, ma anche cipolle, aglio e tuberi in Francia, Spagna e Azerbaijan. In Germania capita di sprecare in misura notevole affettati e pane confezionato. Se in Spagna il pane fresco, in Azerbaijan persino la carne rossa.
Nei suoi primi 8 mesi di sperimentazione, dal 31 gennaio 2023 ad oggi, l’app è stata adottata da più di diecimila cittadini e vale circa €96.000 il cibo che è stato registrato come spreco attraverso l’adozione di Sprecometro, per un impatto ambientale pari a 44100 kg di CO2 equivalenti e 3186 m3 di acqua.
Da notare, però, come l’incremento dello spreco non è proporzionale all’aumento del numero di iscritti. Al contrario, infatti, elaborando i dati risulta una netta diminuzione della quantità di cibo che viene gettata in media dagli utenti da quando l’app è stata lanciata, segnalando una maggiore consapevolezza e attenzione a non sprecare.
Fonte Foto in Evidenza: Ufficio stampa “Volpe&Sain”
Giulia Bergami
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Nata nel 1996 a Bologna, Giulia Bergami ha una missione nella vita: raccontare il mondo che la circonda.Laureata nel 2018 in Scienze della Comunicazione a Bologna, prosegue i suoi studi conseguendo nel 2020 il titolo magistrale nella facoltà di Management e Comunicazione d’Impresa di Modena e Reggio Emilia con una tesi sperimentale sulla CSR e la Responsabilità Sociale d’impresa nell’industria farmaceutica. Da quasi 5 anni collabora con alcune testate giornalistiche del territorio per raccontare le persone di Bologna, le loro vite, i successi e le sfide quotidiane, meglio ancora se giovani, intraprendenti e con la voglia di “spaccare il mondo”. Al contempo, lavora nella Comunicazione d’Impresa e delle Media Relations in ambito salute. Sia per supportare il lavoro delle associazioni pazienti sia a fianco di aziende e altre realtà del settore. Forse non sarà l’Oriana Fallaci 2.0 del futuro, ma intanto è così “famosa” da avere una biografia su internet. Prossimo passo? Una pagina di Wikipedia interamente dedicata a lei.