Articolo 3 della Costituzione italiana: “Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale”. Titolo, introduzione, svolgimento e conclusione di un testo che basterebbe a rispondere a quanto accaduto in seguito alle dichiarazioni del direttore di Libero, Vittorio Feltri, nel corso della nota trasmissione televisiva “Fuori dal coro” dello scorso 21 aprile.
Nel corso di un dibattito con il conduttore Mario Giordano, Feltri ha dichiarato: “Il Nord vuole riaprire per lavorare, non per suonare il mandolino. Il Sud non si pone il problema perché non ha aziende… Perché mai dovremmo andare in Campania? A fare i parcheggiatori abusivi?… I cittadini del sud non soffrono di complessi di inferiorità, in molti casi sono inferiori”.
Parole che per molti colleghi e non rappresenterebbero un’evidente istigazione all’odio razziale e che hanno spinto USIGRAI (Unione Sindacale Giornalisti RAI) a chiedere seri provvedimenti nei confronti del giornalista. Nessuno nega la libertà di espressione, parola e opinione (altro fondamento della Costituzione). Ma la figura del cronista (usata nel senso più ampio della categoria professionale) dovrebbe argomentare sulla base di fonti certe ed evitare le spaccature sociali.
“Statistiche Istat. Reddito pro capite in Lombardia euro 37.258; reddito pro capite nel Mezzogiorno 19.000 euro. La superiorità dei settentrionali rispetto ai meridionali non è una mia opinione, ma un dato di fatto. Parlo di soldi e non di cervelli, ovviamente”. Così, infatti, Feltri ha provato a chiarire la sua posizione attraverso un tweet. Fine della riflessione? No.
Vero è che dal punto di visto economico, di disoccupazione e reddito il meridione (da Roma in giù per essere più precisi) mostra molti limiti e “inferiorità” rispetto al nord Italia. Ma l’immagine dell’uomo che indossa solo la camicia viene meno guardando lo Stivale nella sua interezza. Su altri ambiti, infatti, non può dirsi lo stesso. Per esempio, in termini di turismo e agricoltura i dati sono simili. Per avere chiaro come la forbice sia ancora così evidente bisognerebbe chiedere a chi dovrebbe incentivare infrastrutture e sviluppo.
Il direttore di Libero ha già pronunciato parole offensive anche in passato. Non si può certamente giudicare la persona per quello che il suo territorio possiede od offre. Né tanto meno se, allargando il concetto dal punto di vista globale, possa essere stato più o meno fortunato a nascere in uno Stato piuttosto che un altro.
Tornando in casa nostra, in quella Bella Italia che di problemi ne conta già tanti, non si capisce perché aggiungerne altri. Anni e secoli di lotte per l’unità d’Italia, per poi “radere tutto al suolo” con parole e idee che, dal punto di vista umano, non trovano dati oggettivi e concreti che possano dimostrarlo. Appunto, si tratta solo di idee. O forse concetti, preconcetti o pregiudizi. E più di un uomo è passato alla storia per aver provocato guerre e genocidi.
Ma viene da chiedersi anche se questo sia il momento giusto per fare affermazioni del genere. Lo stesso momento in cui l’unità e la solidarietà sono protagoniste. Non c’è tempo e spazio per l’egoismo… e non dovrebbe esserci neanche quando tutto questo sarà finito.
Che fine ha fatto il giornalista? Colui che dovrebbe essere “narratore” dei fatti, “collante” della società, dal ricco al povero, dal settentrionale al meridionale. Colui che dovrebbe essere paladino dei valori del buon senso e dell’etica morale.
Andrea Lo Giudice
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