La giornata di oggi, 25 ottobre 2020, potrebbe rappresentare una data storica per il presente e il futuro del Cile: i cileni, infatti, sono chiamati alle urne per esprimere la loro approvazione (o il loro dissenso) al referendum per riscrivere la Costituzione del Cile, varata l’11 settembre 1980 dal dittatore Augusto Pinochet e aggiornata più volte negli ultimi trent’anni, e la scelta dell’organo che si occuperà della stesura della nuova carta costituzionale, con due opzioni a disposizione degli elettori, entrambe nella seconda scheda che verrà loro consegnata.
Da un lato un’assemblea formata per metà da nuovi membri eletti e per l’altra metà da componenti attuali del Congresso (la Convenzione mista costituzionale, che comprenderebbe 172 parlamentari), dall’altro una costituita interamente da 155 membri costituenti eletti direttamente. Qualora dovesse trionfare il sì, il prossimo 11 aprile i cileni sarebbero chiamati nuovamente alle urne per scegliere i membri dell’organo costituente, in concomitanza con le elezioni di sindaci, consiglieri e governatori regionali. La Convenzione avrebbe poi tra i nove e i dodici mesi di tempo per elaborare un testo costituzionale, che verrebbe poi sottoposto al voto popolare con un secondo referendum.
Previsto inizialmente lo scorso 26 aprile, il referendum popolare, il primo dal 1989, è slittato di ben quattro mesi a causa della pandemia di coronavirus, che in Cile ha colpito sin qui più di 500.000 persone, di cui quasi 14.000 decedute. Per votare sarà ovviamente previsto l’obbligo di rispettare il distanziamento sociale tra gli elettori e indossare la mascherina nei seggi elettorali, mentre tra le concessioni vi sarà anche la possibilità di votare con una penna personale. Saranno inoltre previste fasce orarie a parte per i soggetti maggiormente a rischio di contagio.
Il tanto atteso appuntamento è finalmente arrivato e per i quasi 15 milioni di cileni che si recheranno alle urne si tratta di un momento fondamentale destinato a rimanere nella storia del paese (e non solo): pur essendo stata emendata quasi cinquanta volte dai governi succeduti al regime dittatoriale di Pinochet (Patricio Aylwin dal 1990 al 1994, Eduardo Frei Ruiz-Tagle dal 1994 al 2000, Ricardo Lagos dal 2000 al 2006, Michelle Bachelet dal 2006 al 2010 e dal 2014 al 2018 e l’attuale presidente Sebastián Piñera dal 2010 al 2014 e dal 2018 ad oggi), essa è frutto di un periodo storico in cui la dittatura militare impossibilitava per forza di cose il popolo cileno a esprimere la propria preferenza alle urne e lasciava tutte le decisioni saldamente in mano al General e a coloro che gli erano fedeli.
I numerosi cambiamenti apportati nel corso degli anni alla carta costituzionale non sono bastati al popolo cileno, che ha più volte protestato, sin dai primi anni 2000, per avere la possibilità di avere una Costituzione nuova e moderna, che risponda alle rinnovate esigenze di un popolo che sente il bisogno di rinnovarsi, chiedendo di non privatizzare beni e servizi di prima necessità, quali ad esempio la salute e l’istruzione, un’adeguata riforma del sistema pensionistico e un calo dei prezzi dei prodotti indispensabili e dei trasporti pubblici, il cui aumento portò a una forte insurrezione nazionale nota come “estallido social” (scoppio sociale), che ha mostrato tutti i limiti di un sistema politico e sociale ancora ben lontano dal raggiungimento di una dimensione il più democratica, inclusiva e pacifica possibile.
Si tratta solo di alcune delle riforme fondamentali per migliorare le condizioni dei lavoratori (il salario minimo in Cile non tocca quota 350 euro) e garantire maggiore equilibrio tra i cittadini in un paese in cui è sempre più marcata la differenza tra i pochi ricchi che si arricchiscono sempre di più e i tanti poveri (8.6% di povertà e 2.3% di povertà estrema stando ai dati pubblicati lo scorso anno dalla CEPAL, la Commissione Economica per l’America Latina e i Caraibi) che continuano a impoverirsi a causa delle politiche socio-economiche ispirate al modello neoliberista cui fece ricorso Pinochet nei suoi sedici anni di governo.
Quest’ultimo si rese protagonista di uno dei capitoli più tristi e violenti del grande libro della storia dell’umanità, con frequenti bagni di sangue, totale soppressione dell’opposizione, scioglimento dei partiti politici, torture e innumerevoli violazioni dei diritti umani che causarono più di 3.500 morti, tra dissidenti politici, spesso fatti sparire forzatamente (desaparecidos) ricorrendo ai cosiddetti voli della morte.
Molte delle proteste dei cileni sono finite in tragedia, in particolare nell’ultimo anno (dal 18 ottobre 2019 ad oggi), con numerosi episodi di violenze sessuali, torture e durissimi scontri tra manifestanti e Carabineiros, molti dei quali sono poi stati processati per gli efferati crimini commessi. Il risultato di anni di lotte e sofferenze per ottenere il riconoscimento dei propri diritti è dietro l’angolo: per la prima volta nella sua storia, infatti, il Cile potrebbe finalmente avere una Costituzione democratica redatta da membri eletti direttamente dal popolo.
Un’occasione imperdibile anche per uno dei popoli più assenteisti alle urne dell’America Latina, insieme alla Colombia (l’assenteismo sfiorò il 70% in occasione delle elezioni municipali del 2016). Stando ai sondaggi, il sì (apruebo) al referendum conterebbe tra il 60% e il 90% delle preferenze: nonostante non sia previsto il quorum per la validità del voto, si tratta di un dato a dir poco incoraggiante, che testimonia quanto il popolo cileno abbia a cuore la redazione di una nuova carta costituzionale che seppellisca per sempre quella emanata da Pinochet nel 1980 e rappresenti l’inizio di una nuova era all’insegna del tanto agognato benessere sociale ed economico che tutti i cileni invocano da tempo.
Dennis Izzo
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Coordinatore editoriale di Voci di Città, nasce a Napoli nel 1998. Nel 2016 consegue il diploma scientifico e in seguito si iscrive alla facoltà di Giurisprudenza presso l’Università Federico II di Napoli. Tra le sue tanti passioni figurano la lettura, i viaggi, la politica e la scrittura, ma soprattutto lo sport: prima il calcio, di cui si innamorò definitivamente in occasione della vittoria dell’Italia ai Mondiali 2006 in Germania, poi il basket NBA, che lo tiene puntualmente sveglio quasi tutte le notti da ottobre a giugno. Grazie a VdC ha la possibilità di far coesistere tutte queste passioni in un’unica attività.
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