Se pensate che il razzismo sia solo un brutto ricordo, vi sbagliate. Per quanto il mondo si sia evoluto, le lotte sociali non si sono placate, in quanto questo fenomeno è sempre più presente. Forse si manifesta in maniera più latente, si nasconde dietro giri di parole, soprattutto quelle che troviamo nei social.
Il razzismo si presenta in vari ambiti: lavoro, scuola, incontri culturali, web, politica e persino tra le forze dell’ordine. Ricordiamo, ad esempio, lo scandalo del maggio 2020 di George Floyd, ucciso per mano di Derek Chauvin, ufficiale di polizia “bianco”, che si è inginocchiato sul suo collo del malcapitato per 8 minuti e 46 secondi, fino a ucciderlo. Ma è bene ricordare che eventi simili negli Usa continuano ad accadere tutt’ora.
Se si restringe però il campo, queste realtà non sono lontane dalle nostra. Evidenti sono i continui eventi di discriminazione dovute al colore della pelle, la religione, la provenienza e il sesso.
Se facciamo riferimento alla situazione migranti in Italia, sappiamo che da anni, a causa dei continui arrivi di persone, soprattutto in Sicilia, ha scatenato non poche polemiche; non solo per i disagi socio-economici che possano causare, ma spesso per via di una generale intolleranza e sensibilità da parte delle persone.
Nemmeno il mondo dello spettacolo ne rimane immune: nel recente festival di Sanremo, l’attrice italo-senegalese Lorena Cesarini viene invasa sui social di insulti che lei stessa elenca in un monologo eseguito al Festival. Sul palco , lo schermo mostra i commenti che ha ricevuto dopo l’annuncio della sua presenza alla kermesse: “Non se lo merita, l’hanno chiamata perché è nera; è arrivata l’extracomunitaria; forse l’hanno chiamata per lavare le scale e innaffiare i fiori”.
La ragazza risponde commossa e rattristita con alcune citazioni del libro “Il razzismo spiegato alla mia figlia”, dello scrittore marocchino Tahar Ben Jelloun, e alla fine del monologo conclude con parole di speranza: “La cosa più importante, per me, e anche per voi, per chiunque, è avere dei ‘perché’, per andare verso la libertà. La libertà dalle frasi fatte, dai giudizi precostituiti, dagli insulti, dalle tifoserie che insultano, dai giudizi sul tram. Io mi auguro di non perdere mai la curiosità perché è quello che mi rende libera, più matura”.
Ma oltre a ricevere appoggio e indignazione per le affermazioni che le sono state rivolte, le polemiche non si placano e c’è chi commenta ancora contro di lei.
Se si guarda dall’altra faccia della medaglia, i social possono essere un buon metodo per contrastare discriminazioni e soprattutto informare, che risulta essere il modo più efficace per combattere i pregiudizi.
Tra i creator più famosi del web, ci sono Momo e Raissa, due ragazzi che hanno deciso di cambiare le loro vite durante la pandemia. I social sono stati per loro una vera svolta, gli hanno dato la possibilità di andare avanti in un periodo psicologicamente ed economicamente difficile.
Diventati virali con un profilo unico su Tik Tok e seguitissimi su Instagram, usano le piattaforme per raccontare in modo ironico la vita di coppia e soprattutto per sfatare i pregiudizi verso le relazioni formate da due persone di origini e culture differenti.
Raissa Russi, classe 1996, è nata a Moncalieri ed è laureata in Scienze dell’amministrazione e consulenza del lavoro. Invece, Mohamed Ismail Bayed, chiamato da tutti affettuosamente Momo, è nato nel 1993 a Casablanca, in Marocco. Vive a Torino da quando aveva cinque anni ed è laureato in Scienze motorie con diploma da massofisioterapista.
Dopo qualche anno di fidanzamento, sono riusciti a trasformare le difficoltà e i pregiudizi subiti in qualcosa da donare agli altri, per poter aiutare chi si trova in situazione analoghe alla loro con un pizzico di divertimento, spesso amareggiato dalla triste realtà. Sono riusciti anche a mettere nero su bianco la loro storia, nel loro libro “Di mondi diversi di anime affini”.
Questo sicuramente dimostra, che le tecnologie possono essere un buon modo per diffondere messaggi, notizie e anche lotte, se vanno messe nelle mani giuste.
Sara Sapuppo
Fonti dati e immagini:
Il Messaggero, Tg24.sky.it, Vanity fair e social dell’attrice e dei creator.
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Nata a Catania nel 2000, Sara sin da bambina ha sempre voluto lasciare il segno in questo mondo, e non appena entrata nella sua adolescenza ha capito che il modo migliore per farlo era la comunicazione. Infatti, dopo essersi diplomata nel settore turistico, si scrive e frequenta sino ad ora la facoltà di Scienze e Lingue per la Comunicazione presso l’Università di Catania.
Tra le sue passioni spiccano quelle per la musica e quella di interessarsi di ciò che accade attorno a lei quotidianamente, battendosi per la difesa di quelli che sono i diritti ( ma anche doveri eh!) umani. Per questo, cerca da qualche anno a questa parte di poter interagire con gli altri attraverso blog e i social.