Il duo siciliano Ficarra e Picone è tornato al cinema per il loro consueto film dedicato alle festività natalizie, ma stavolta con una storia che ha decisamente diviso il pubblico. “Santocielo“ è il titolo della nuova pellicola che vede ancora una volta come regista Francesco Amato.
Cosa avranno combinato stavolta?
“Santocielo” è un film che mescola più generi. Partendo dalla commedia si dilaga nel fantasy e prende in prestito i temi religiosi per poi sfociare in molti altri.
Nel film ci si ritrova catapultati in Paradiso, nel quale si sta svolgendo un’assemblea presieduta da Dio per decidere il destino dell’umanità. Il dilemma è: il diluvio per estinguere l’essere umano o l’invio di un nuovo Messia? Per un solo voto in più si è cosi deciso l’invio di un nuovo Salvatore per l’essere umano, il quale, nonostante siano passati secoli e disgrazie, conserva la propria indole guerrafondaia e sta portando alla distruzione del pianeta Terra.
Colui che alza la mano per essere l’angelo annunciatore della nuova Madonna è Aristide – incarnato da Picone – un angelo un po’ imbranato che decide di farsi avanti per un tornaconto personale: poter essere notato ed entrare a far parte del coro Celeste.
Il suo compito è toccare il ventre della prescelta, ma una volta arrivato sulla terra inizia la sua disavventura: in un bar incontra Nicola – interpretato da Ficarra – un uomo bigotto, misogino e disperato dall’imminente divorzio dalla sua amata moglie Giovanna, dalla quale non vuole separarsi soprattutto per non sfigurare davanti alla Madre superiore dell’istituto di cui è vicepreside.
Qualche bicchierino di troppo rovina la situazione: il buffo angelo per salvare la vita a Nicola lo spinge toccando il suo ventre. Nicola diventa cosi inspiegabilmente incinto.
Santocielo si presenta come una commedia sicula-natalizia che sembra avere come tema portante quello dell’annunciazione e concepimento del nuovo Messia. Questo, però, permette al duo comico di spostarsi all’interno di moltissimi temi di interesse attuale attraverso una comicità non troppo sguaiata e dai toni delicati, con all’interno delle polemiche e critiche non troppo velate.
Innanzitutto, per quanto riguarda la rappresentazione di Dio, esso viene presentato all’interno di un Paradiso dalle fattezze simil-olimpo, con un temperamento iracondo e stanco dell’umanità egoista. Tuttavia, vi è l’introduzione di momenti ironici ed esilaranti per smorzare il tono.
Uno dei temi principali è il nuovo concetto di famiglia. All’interno della storia emerge che il concetto “tradizionale” inizia a risultare non più valido, perché quello di “famiglia” si va viva via evolvendo. La famiglia può essere formata dal binomio uomo-donna, i cui rappresentanti potrebbero essere i due vicini impiccioni di Nicola. Famiglia può essere l‘affetto che nasce tra Nicola e Aristide, anche se al di fuori visto come un amore omosessuale di cui la gente sembra avere ancora disdegno.
Ma la famiglia è anche Nicola e il figlio che aspetta: lui stesso si rende conto che nonostante non stia più con la moglie, non è più solo. Loro due sono cosi diventati una famiglia. Ma non solo, dopo il riconciliamento in chiave di amicizia, un nuovo concetto di famiglia e amore è quello tra Nicola e la sua ex, difatti sarà proprio Giovanna che mostrerà l’interesse di esserci l’un l’altro nonostante non stiano più insieme.
L’amore per Dio e l’amore terreno si incrociano più volte nel film. Suor Luisa – interpretata da Maria Chiara Giannetta – sperimenta l’amore terreno grazie ad Aristide, entrambi sorpresi e smarriti per il nuovo sentimento provato. Questo potrebbe essere un invito a vedere gli uomini e donne di Chiesa come terreni e con una velata critica ai vincoli a cui sono sottoposti?
Tuttavia, è Suor Luisa che sembrerebbe rivolgersi direttamente ai cristiani: nel momento in cui Aristide si sente inascoltato da Dio, sapendo che tutte le preghiere non possono essere lette da lui in quanto ne arrivano migliaia – e volte occupano lo spazio di quelle importanti – gli ricorda che ci si rivolge al Dio non solo per essere ascoltati, ma per ricevere conforto costante.
Altro tema fulcro del film è l’opinione pubblica. Più volte il protagonista Nicola esordisce con la frase: “E cosa dirà la gente?”. In Santocielo, così, si crea un grandissimo contrasto tra due modi di accogliere un evento non usuale. Da una parte, la gente della città che è morbosamente curiosa ma allo stesso tempo inorridita dalla possibilità che un uomo possa essere incinto. Dall’altra, l’accoglienza del popolo di un paesino sperduto. Cosa che colpisce particolarmente è l’uso di persone anziane, forse per sottolineare l’importanza che non importa a quale generazione ci si rivolge di fronte a temi come omosessualità, concepimenti non “naturali” e via dicendo, ma il volere delle persone di essere d’aiuto e soprattutto di voler mettere da parte i pregiudizi.
Nel nuovo film di Ficarra e Picone, inoltre, emerge in maniera evidente la figura della donna. Se per Nicola le donne sono tutte uguali, pronte a far soffrire gli uomini; per Aristide sono un mistero come l’intera umanità. Ciò che viene portato sullo schermo è soprattutto una voglia di rivalsa femminile. Giovanna pretende il divorzio da parte di Nicola, è esasperata, non vuole essere legata ad un uomo che non non ama più. Giovanna vuole che i suoi diritti vengano rispettati.
Ma non solo, l’importanza della donna viene espressa in altri due modi. Un Messia-bambina è una delle rivoluzioni di “Santocielo”, ma anche la voglia di rinnovamento di Dio nel paradiso, formato da soli uomini.
Il film, ancora prima della sua uscita, ha scatenato tantissime polemiche. Non solo la popolazione, ma anche la Chiesa si è divisa in due. C’è chi ha accusato che ci troviamo di fronte a una forma di blasfemia. Una sorta di “parodia” della storia religiosa con mancanza di rispetto per i cristiani.
Dall’altra parte, invece, c’è chi vede un film comico dalle venature polemiche, ma soprattutto un invito. Il film, nonostante azzarda a toccare un argomento cosi delicato per la sfera religiosa, sembrerebbe non offendere la religiosità, ma sfruttarla per mandare messaggi ben più ampi: un idea di amore e famiglia più attuale. Probabilmente, c’è anche la voglia e l’augurio di una Chiesa modernizzata e vicina ad un popolo in continua evoluzione.
Fonte immagini: Ficarra e Picone Facebook
Sara Sapuppo
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Nata a Catania nel 2000, Sara sin da bambina ha sempre voluto lasciare il segno in questo mondo, e non appena entrata nella sua adolescenza ha capito che il modo migliore per farlo era la comunicazione. Infatti, dopo essersi diplomata nel settore turistico, si scrive e frequenta sino ad ora la facoltà di Scienze e Lingue per la Comunicazione presso l’Università di Catania.
Tra le sue passioni spiccano quelle per la musica e quella di interessarsi di ciò che accade attorno a lei quotidianamente, battendosi per la difesa di quelli che sono i diritti ( ma anche doveri eh!) umani. Per questo, cerca da qualche anno a questa parte di poter interagire con gli altri attraverso blog e i social.