Siamo letteralmente circondati dalla plastica: nuovi studi hanno portato in luce novità sulla presenza delle microplastiche intorno a noi, non solo il mare ne è pieno ma adesso anche l’aria. Di seguito i nuovi studi e provvedimenti per combattere l’inquinamento.
Da alcuni studi effettuati da un team giapponese è emersa una nuova criticità per quanto riguarda la diffusione delle micro-plastica, minuscoli residui di plastica, di solito presenti nelle acque marine in grandi quantità, pare che si trovino persino nell’aria.
Il team, guidato da Hiroshi Okochi, un professore dell’università di Waseda, ha effettuato delle ricerche sul monte Fuji, la montagna più alta del Giappone e il monte Oyama. Arrivati sul luogo, gli studiosi hanno raccolto delle acque provenienti dalle nebbie ( foschia) presenti sulla sommità dei monti e che li avvolgono: la loro intuizione viene cosi confermata dalle analisi che sono state effettuate. Infatti, sono stati identificati nove tipi di polimeri diversi e una tipologia di gomma ed in ogni litro di acqua che è stata prelevata sono stati riscontrati tra i 6,7 e i 13, 9 frammenti di microplastico con delle dimensioni comprese tra 7,1 e94,6 micrometri.
La ricerca è stata pubblicata all’interno della rivista “Chemistry Letters”, dove sono state riportate i sorprendenti risultati che si sono ottenuti: le analisi hanno confermato che queste piccole particelle si trovano nei pesci e nei volatili che li mangiano, non solo, alcune ricerche hanno più volte dimostrato che ci sono tracce anche nell’essere umano, come nelle feci e in vari organi.
Si può parlare quindi di “piogge di plastica” dato che pare essa è oramai parte integrante anche dell’atmosfera, aumentando in essa la presenza del gas serra e portando con sè una serie di problematiche legate all’insorgenza di malattie, soprattutto il cancro.
Le microplastiche sono dei piccolissimi residui di plastica, di solito di grandezza minore di 5 mm. Esse possono provenire da diversi oggetti, tra cui i capi sintetici, i pneumatici delle auto, alcune particelle dei cosmetici ( come gli scrub per il viso o brillantini ), i sacchetti di plastica, le reti utilizzate per la pesca, le bottiglie, e in generale la spazzatura non smaltita in modo corretto che finisce col defluire nelle acque degli oceani.
Uno dei provvedimenti recenti per combattere l’elevata diffusione di microplastiche è il ban al glitter emanato dalla Commissione Europea lo scorso mese ed entrato in vigore giorno 17 ottobre.
La decisione è avvenuta dopo uno studio effettuato dall’Echa e pubblicato sul The Guardian, in cui si evidenzia la presenza di residui plastici all’interno del corpo umano, in particolare nel sangue. L’obbiettivo del divieto è quello di ridurre i brillantini presenti in cosmetici, detersivi, dispositivi medici, fertilizzanti, vale a dire tutti quei prodotti che possiedono glitter “liberi” e di facile diffusione nell’ambiente: il minimo di raggiungere è circa il 30% di diffusione in meno di queste microparticelle entro il 2030.
Già da un po’ di tempo sono presenti in commercio dei glitter biodegradabili e vegani, e nuovi studi sono stati avviati per trovare un valido sostituto.
Sara Sapuppo
Fonti: Sky, Tgcom, Pixabay.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Articoli di proprietà di Voci di Città, rilasciati sotto licenza Creative Commons.
Sei libero di ridistribuirli e riprodurli, citando la fonte.
Nata a Catania nel 2000, Sara sin da bambina ha sempre voluto lasciare il segno in questo mondo, e non appena entrata nella sua adolescenza ha capito che il modo migliore per farlo era la comunicazione. Infatti, dopo essersi diplomata nel settore turistico, si scrive e frequenta sino ad ora la facoltà di Scienze e Lingue per la Comunicazione presso l’Università di Catania.
Tra le sue passioni spiccano quelle per la musica e quella di interessarsi di ciò che accade attorno a lei quotidianamente, battendosi per la difesa di quelli che sono i diritti ( ma anche doveri eh!) umani. Per questo, cerca da qualche anno a questa parte di poter interagire con gli altri attraverso blog e i social.