Chiunque bazzichi almeno un po’ su Internet non ha potuto che chiedersi: «Ma cosa sono questi Fidget Spinners?». Insomma, per non conoscerli o non si ha una gran familiarità con i social network oppure si è al di sopra dei 30 anni. Il Fidget Spinner, in breve, è il giocattolo del momento. Stavolta niente di ultratecnologico, nessuna app, nessun prodotto marchiato Sony, Apple o Samsung. Un giocattolo a tutti gli effetti, come quelli che si usavano da bambini. Inizialmente ha spopolato tra i più giovani, per poi contagiare anche persone più grandi che lavorano o vanno all’università. Dietro questo gioco ci sono milioni e milioni di vendite, una triste storia legata alla sua inventrice e un presunto effetto calmante. Ma andiamo per ordine.
Il Fidget Spinner è una sorta di trottola con due cuscinetti a centrali su cui gira una superficie fissa con delle sporgenze ai suoi lati. I cuscinetti, essendo immobili, permettono all’intero corpo rotante di poter avviare la rotazione tramite un semplice colpo di dita e di fermarla e riavviarla allo stesso modo. Il suo funzionamento è abbastanza semplice e forse questo è uno dei tanti motivi che ne ha permesso la notevole espansione tra giovani e meno giovani.
Attualmente, circa 100.000 utenti alla settimana richiedono i Fidget Spinner, con una stima di vendite che dovrebbe raggiungere le 4.000.000 unità entro la fine dell’anno. I motivi di tale successo sono desumibili abbastanza facilmente. È poco costoso (il prezzo online su Amazon varia dai 2 ai 20 euro in base al materiale) quindi è alla portata di tutti e il suo acquisto non implica laboriose riflessioni come quando si compra uno smartphone o una PlayStation. Le sue dimensioni sono contenute, può essere trasportato ovunque senza la necessità di riempire tasche e taschini. Non ha età e basta girare un po’ su Instagram (il social grazie al quale ha fatto il boom) per guardare video dei Fidget Spinner in mano sia a bambini che ad adolescenti, i quali si dilettano in trucchetti di ogni genere. La sua caratteristica più importante: è un giocattolo fisico, vero, come quelli di una volta, non fa male agli occhi e non porta ad una realtà distorta come ad esempio, tanto per dirne una, fece Pokemon Go qualche mese fa. Insomma è approvato da grandi e piccini. La domanda che molti si pongono è: «Chissà quanti milioni guadagna chi l’ha inventato…». Non è esattamente così.
In realtà non è proprio un’invenzione recente. Nel 1993 o, come riportato in un’intervista del Guardian, «Nell’orribile estate del 1993», Catherine Hettinger, allora trentottenne, soffriva di una malattia neuromuscolare chiamata miastenia, la quale porta a chi ne soffre un’enorme stanchezza perenne. Impossibilitata ad ogni tipo di attività, è la necessità di far giocare la figlia Sara a portare la madre alla creazione di vari giocattoli, tra cui una strana trottola tenuta dal nastro adesivo che diverte particolarmente la bambina. Giorno dopo giorno il prodotto viene perfezionato, fino alla creazione del primo Fidget Spinner, in cui Catherine intuisce sin da subito l’enorme potenziale.
Brevettò l’idea nel 1997, propose il prodotto a varie aziende di giocattoli, tra cui l’Hasbro, che non riuscendo a intravedere grossi ricavi dalla sua invenzione, le mandano indietro ogni singola richiesta senza mostrare interesse. 8 anni dopo, il rinnovo per il brevetto, dal non proprio modico prezzo di 400 dollari, costrinse Catherine ad abbandonare per sempre ogni pretesa sulla sua invenzione.
Insomma, chiamarlo prodotto di successo è quasi un eufemismo. C’è chi sostiene che la magica trottola avrebbe anche delle proprietà anti-stress grazie al movimento delle pale, ma per i suoi effetti medici nessuno ha mai confermato niente (anche se si parla di un boom recentissimo per cui si dovranno aspettare le dovute ricerche). Nel frattempo i Fidget Spinner restano un prodotto senza brand, dove tutte le aziende lo producono garantendosi una fetta dei guadagni. E Catherine? La vera inventrice ha lanciato una raccolta fondi su Kickstarter per poter vendere il Fidget Spinner originale com’era stato pensato durante «la terribile estate del 93». L’ora in cui si da a Cesare quel che è di Cesare? Nei prossimi mesi magari ne sapremo di più.
Francesco Mascali
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Proprietario, editore e vice direttore di Voci di Città, nasce a Catania nel 1997. Da aprile 2019 è un giornalista pubblicista iscritto regolarmente all’albo professionale, esattamente due anni dopo consegue la laurea magistrale in Giurisprudenza, per poi iniziare la pratica forense presso l’ordine degli avvocati di Catania. Ama viaggiare, immergersi nelle serie tv e fotografare, ma sopra tutto e tutti c’è lo sport: che sia calcio, basket, MotoGP o Formula 1 non importa, il week-end è qualcosa di sacro e intoccabile. Tra uno spazio e l’altro trova anche il modo di scrivere e gestire un piccolo giornale che ha tanta voglia di crescere. La sua frase? «La vita è quella cosa che accade mentre sei impegnato a fare altri progetti»