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Quando i modelli d’eccellenza influenzano in modo negativo: studentessa si toglie la vita a 19 anni
03 Febbraio 2023
UniversitàSocietasAttualitàCittàVoci d’AteneoMilano

Quando i modelli d’eccellenza influenzano in modo negativo: studentessa si toglie la vita a 19 anni

Home » Università » Quando i modelli d’eccellenza influenzano in modo negativo: studentessa si toglie la vita a 19 anni

È giunta ieri la notizia della morte di una studentessa di soli 19 anni dell’università IULM di Milano. Si tratta di un suicidio, l’ennesimo, per via della sensazione di fallimento generata dal mancato raggiungimento degli obiettivi accademici.

La ragazza è stata trovata morta impiccata nel bagno dell’edificio 5 dell’ateneo milanese e l’università ha deciso di sospendere le lezioni di giorno 1 febbraio, in segno di lutto. 

Il ritrovamento della studentessa

Secondo quanto riportato da Ansa, il corpo della studentessa è stato ritrovato con una sciarpa intorno al collo da un custode dell’ateneo la mattina dopo. All’inizio si è avuto il dubbio se si trattasse di strangolamento o di suicidio, ma poco dopo è stato ritrovato un biglietto in cui la ragazza salutava parenti e amici, definendo la sua vita un fallimento.

Dopo aver scritto il biglietto, si sarebbe recata in bagno, avrebbe levato il giaccone piegandolo e, lasciatolo a terra, avrebbe affiancato la borsetta. Poi, vestita, si sarebbe impiccata legando una sciarpa alla maniglia appendiabiti interna del box. La mancanza di segni sul corpo confermerebbe l’ipotesi del suicidio. La giovane sarebbe morta molte ore prima del ritrovamento, presumibilmente la sera precedente.

Il biglietto di saluti

Se all’inizio vi era il dubbio tra l’ipotesi di suicidio o di strangolamento, dopo aver trovato il biglietto scritto dalla ragazza, i Carabinieri non hanno avuto più alcuna esitazione: si è trattato di un suicidio. In particolare, nel biglietto si leggono queste parole: “chiedo scusa” e “ho fallito nella vita e negli studi”.

Questa non è la prima volta che si sente parlare di suicidio a causa di obiettivi universitari (o lavorativi) non raggiunti, di giovani che, a causa di standard troppo alti, talvolta inarrivabili, entrano in una sorta di circolo vizioso in cui si crea una competizione non positiva, dove non esiste aiuto, comprensione e accettazione dei propri tempi, ma soltanto un pensiero: “devo arrivare prima dell’altro”.

Se non si riesce ad essere migliori di un collega, se non si viene accettati all’interno di un team, se non ci si laurea negli anni prestabiliti, ecco che lì entra in gioco un pensiero tossico per la psicologia di qualsiasi studente: “sono un fallimento, sono stupido, sono una delusione per tutti”.

Lodo Guenzi si racconta per sensibilizzare sul caso della studentessa

«Non riesco a non pensare a quella ragazza di 19 anni che si è ammazzata nel bagno della sua università, lasciando scritto “nella vita ho fallito tutto“. E no, a 19 anni non hai fallito niente. Ma lo pensavo anch’io». È così che Lodo Guenzi, frontman del gruppo “Lo Stato Sociale”, esordisce nel suo post di Instagram dedicato proprio al caso del suicidio della ragazza. In particolare il cantante si focalizza sul discorso “fallimento” raccontando la sua esperienza all’università, dicendo chiaramente di non averlo mai preferito come percorso di vita.

«Facevo 600 chilometri a settimana per andare a farmi dire che non ce l’avrei fatta, mentre la mia prima ragazza era morta senza un perché e la seconda mi lasciava per la distanza. L’unico momento in cui ho pensato di mollare tutto, ma ancora più forte di voler sparire. A guardarlo adesso è stato un attimo, mi vergogno quasi a dirlo. Ma in quel momento sembrava l’unica via d’uscita logica, l’unica strada», scrive il cantante su Instagram. E per tutti i suoi follower che stanno attraversando un momento di difficoltà, Guenzi ha una sola parola di conforto: «Resisti».

Il membro di punta del gruppo “Lo Stato Sociale”, inoltre, si interroga anche sul perché di tutti questi suicidi di studenti. Si chiede, infatti, se siano dovuti ad una “gara d’eccellenza” che si genera in automatico dentro ad ogni percorso formativo, oppure perché il mondo del lavoro ormai offre spazio solo a chi eccelle sacrificando i diritti ai tempi di produzione, e trasformando la scuola non più in una palestra in cui poter sbagliare, ma in un assaggio delle frustrazioni di domani. E infine un ultimo messaggio per i seguaci di Guenzi: «Io vorrei dire a una ragazza che non sei tu, che quel pensiero lo capisco, davvero. Ma che se resisti in quel momento, può essere che per te sia stato un attimo».

Ma davvero è legittimo attraversare quell”attimo” solo per un esame non superato?

 Chiara Rizzo

 

 

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