L’Italia è di nuovo un tripudio di colori e per molti genitori delle zone più scure, la domanda è sempre la stessa: «Con chi stanno i miei figli mentre lavoro?». Sembra che, con le scuole chiuse e la DAD, per tutti i lavoratori essenziali il problema si ponga, ormai, da più di un anno. A oggi, la legge garantisce la didattica in presenza esclusivamente a studenti disabili o con bisogni educativi particolari. E i figli di infermieri, medici oppure impiegati del supermercato? Sono parte dei lavoratori essenziali. Ma chi altro? Sembra che sia proprio la stessa difficoltà a identificarli a creare il problema.
Come riportato da IlSole24ore, una fuga di notizie su una nota integrativa del MIUR del 4 marzo, sembrava aver modificato le carte in tavola. La nota, firmata dal capodipartimento Bruschi (a breve sostituito da Versari), integrava la clausola per studenti disabili con «la frequenza scolastica in presenza […]degli alunni e studenti figli di personale sanitario o di altre categorie di lavoratori, le cui prestazioni di lavoro siano ritenute indispensabili per la garanzia dei bisogni essenziali della popolazione […] nell’ambito di specifiche, espresse e motivate richieste e […] anche in ragione dell’età anagrafica».
A quanto riportato nella nota, dunque, tutti coloro ritenuti lavoratori essenziali avrebbero potuto fare richiesta di didattica in presenza per i propri figli. Da qui, si sono scatenate una serie di polemiche e rivolte. Il numero di richieste è diventato eccessivo e in buona parte fuori luogo. A chi riconoscere il diritto di lavoratore essenziale? Sembra che nessuno sappia darne una definizione dettagliate e adeguata. Nel dubbio, quindi, meglio lasciare tutto come prima e riservare il diritto in presenza solo a studenti sopracitati.
E chi lavora in zona rossa? La soluzione potrebbe lasciare i bambini soli a casa, chissà, tanto le insegnanti sono con loro in videoconferenza, no?
Chiara Forcisi
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Da sempre lettrice accanita, Chiara all’età di 13 anni pubblica You are my angel, il suo primo romanzo. Frequenta il Liceo Classico N. Spedalieri di Catania, dove completa gli studi in bellezza in qualità di rappresentante d’istituto e dirige, dopo averlo fondato, il giornalino scolastico Il Punto, degno erede di Voci di Corridoio, antesignano di Voci di Città. A marzo 2013 corona il suo più grande sogno: partire come delegate con l’Associazione Diplomatici alla scoperta della Grande Mela. Si laurea in Scienze della Comunicazione all’Alma Mater Studiorum di Bologna a luglio 2018. Inoltre, anche se è impegnata ad affrontare la vita quotidiana non si arrende e prova ancora a realizzare ciò che voleva fare fin dalla culla: salvare il mondo con le parole.