CATANIA – Presso l’Istituto Ardizzone Gioieni, sabato 23 e domenica 24 aprile si è tenuta la terza edizione del Japan Fest, evento dedicato a tutti gli amanti della cultura giapponese, che mai come quest’anno ha proposto un pacchetto di attività capace di soddisfare giovani e meno giovani. La kermesse sul mondo nipponico è stata inserita tra le celebrazioni ufficiali per il 150° anniversario delle relazioni tra Italia e Giappone, avvenimento patrocinato dall’ambasciata giapponese.
All’interno i visitatori hanno potuto godere di un vero e proprio viaggio nella terra del Sol levante. Le suggestive sfilate di kimono dei maestri Maekawa e Katayama e il simpatico spazio dedicato al Maidolls Cafè hanno offerto il ritratto di una cultura giapponese capace di colpire in modi diversi la curiosità del pubblico occidentale. Diversi gli stand presenti nel cortile, dai collezionisti di action figures agli amanti dei giardini zen. Tra fumetti e foglie di tè, un banchetto presenta le creazioni di un giovane ragazzo siciliano che, fondando lo Studio Ikigai, ha voluto unire due diverse tradizioni: la ceramica siciliana e i soggetti tipici della cultura nipponica. Nella parte opposta del cortile, il grande palco ha ospitato diversi eventi: dallo showcooking dello chef Hirohiko Shoda, alle esibizioni di arti marziali di karate all’aikido. Sulla stessa quinta hanno sfilato anche i tantissimi partecipanti del Japan Cosplay Challenge, i quali, travestitisi da personaggi dei loro manga ed anime preferiti (Naruto, Pollon eccetera), hanno dato vita ai loro beniamini.
Il Japan Fest di quest’anno è stato dedicato, con particolare attenzione, all’arte e alla tradizione. Al primo piano, una seconda area dedicata alle esposizioni ha raccolto le opere di Meidou, vera e propria maestra dello Shodō (antica arte della scrittura giapponese) che da più di 60 anni esprime le proprie sensazioni dipingendo sulla classica lavagna giapponese ideogrammi apparentemente semplici ma profondi, come quello dedicato alla Sicilia il quale, tradotto, recita «In estate il cielo è alto, il mare è verde». Sempre in quest’area, Vincenzo Mirisola ha presentato il suo libro intitolato Giappone ‘800. Un’arte colorata. La fotografia ed esposto coloratissimi esempi d’arte Ukiyo realizzati da Utagawa Kunisada. Nella sala conferenze gli incontri hanno interessato i temi più disparati: l’agricultura naturale di Shumei, la mitologia, la robotica e i Bonseki (piccoli giardini in miniatura). A conclusione di questi due giorni di festa, la danza Butoh eseguita da Valeria Geremiae e Sayoko Onishi e il concerto di tamburi Taiko eseguito dai Munedaiko hanno aggiunto una dimensione sonora a questo viaggio multisensoriale. Nel corso dell’evento, a noi di Voci di Città è stato possibile rivolgere alcune domande agli organizzatori, Alessio Riolo e Sara La Greca.
Come nasce l’idea di organizzare il Japan Fest?
«Nasce dall’unione tra lavoro e passione. L’organizzazione di eventi è la professione che svolgiamo abitualmente. Qualche anno fa, confrontandoci è emerso il desiderio di dar vita a un evento per chi, come noi, fosse un amante della cultura giapponese. Quest’anno, rispetto agli anni precedenti abbiamo voluto proporre un evento dedicato non solo alla cultura pop, ma anche alla danza, la cucina, la musica e la tradizione del Giappone».
Multidisciplinarietà come strumento di multiculturalità. Possono progetti come il Japan Fest facilitare il processo di integrazione tra culture diverse?
«Certamente. Oggi i giovani sentono il bisogno di misurarsi con culture differenti, il successo di progetti come l’Erasmus ne è la prova. Momenti di scambio come quello che abbiamo voluto proporre, rappresentano un ulteriore strumento a disposizione degli studenti e non solo».
Avete dato la possibilità di conoscere il mondo nipponico alle tante persone che hanno visitato la kermesse. A voi personalmente cos’ha dato quest’esperienza?
«Per noi è stata un’esperienza molto importante che ci ha permesso di approfondire nuovi aspetti della cultura giapponese e creare una vera e propria rete, insieme ad appassionati e professionisti provenienti da tutta Italia. In particolare, abbiamo avuto la possibilità di entrare in contatto con tanti uomini e donne i quali, oltre ad essere grandi artisti, ci hanno consentito di sentire il vero spirito del Giappone. Spirito che vorremmo ritrasmettere in queste circostanze».
Quali sono i progetti per il futuro? Ci sarà una prossima edizione del Japan Fest?
«Sicuramente. Stiamo già organizzando un evento che si terrà a Palermo nei prossimi mesi. Per quanto riguarda Catania, oltre al Japan Fest vorremmo allargare il nostro orizzonte realizzando qualcosa capace di portare in questa città non solo il Giappone, ma l’intera cultura asiatica».
Salvatore Corsaro
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