Che parte della popolazione russa sia contraria all’invasione in Ucraina è ormai un dato di fatto. Sono varie le manifestazioni di protesta che si tengono ogni giorno nelle città più importanti. Anche se queste terminano tutte allo stesso modo: con gli arresti. Fin qui, sono 14mila le persone arrestate dal giorno dello scoppio della guerra. Tutte colpevoli di aver espresso pacificamente e coraggiosamente (viste le ristrette condizioni di libertà cui devono convivere) il loro dissenso verso quella è la barbarie di Putin.
Come accadeva ai tempi del fascismo, nazismo o qualsiasi altro regime dittatoriale, in Russia, sta avendo un peso specifico rilevante quella che è la propaganda putiniana. Diversi siti web, radio e tv hanno subito limitazioni simili alla censura. E i pochi canali d’informazione indipendenti sono stati oscurati o costretti a chiudere.
In questi giorni particolari, solo i giornali e i canali televisivi in mano allo Stato, o di parte, hanno la possibilità di fare il proprio lavoro. Dove per “proprio lavoro” si intende diffondere quelle comunicazioni limitate o poco veritiere trasmesse dal governo.
Come nel periodo dell’Unione Sovietica, i governanti russi stanno cercando di isolare la propria nazione dal resto del mondo. (Come se, a tal proposito, non bastassero già le pesanti ma doverose sanzioni di UE, Gran Bretagna e USA). Stanno facendo indossare ai propri cittadini quel famoso paraocchi per non far vedere loro la realtà. In questo senso, si inserisce la decisione di bloccare anche canali Social come Facebook e Instagram.
Come spesso accade con sistemi del genere, l’unico modo per scalfirli è dall’interno. Come? In qualsiasi modo. Anche con un semplice ma audace gesto. Per informazioni chiedere a Maria Ovsyannikova. Protagonista di una clamorosa irruzione in diretta televisiva durante “Vremya“, il principale telegiornale russo che va in onda dal 1994 sul Primo Canale (Channel One).
La dipendente del canale televisivo è improvvisamente apparsa alle spalle della conduttrice urlando “No alla guerra. Fermate la guerra” e mostrando un cartello dal forte significato con su scritto: “NO WAR. Non credete alla propaganda, qui vi mentono“. La rete emittente fa sapere “che sta conducendo un’ispezione interna sull’incidente“, mentre, l’autrice è in stato fermo ed è stata interrogata dalla polizia.
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Giuseppe, classe 1999, aspirante giornalista, è laureato in Scienze Politiche (Relazioni Internazionali). Fin da piccolissimo è appassionato di sport e giornalismo.
Simpatiche, si fa per dire, le scene di quando da piccolo si sedeva nel bar del padre e leggeva la Gazzetta dello Sport “come quelli grandi”.
Entrato a far parte di Voci di Città, prima, come tirocinante universitario e, poi, come scrittore nella redazione generalista e sportiva, con il passare del tempo è diventato coordinatore sia della redazione sportiva che di quella generale. Allo stesso tempo, al termine di ogni giornata di campionato, cura la rubrica settimanale “Serie A, top&flop” e si occupa di Calciomercato, Tennis e NBA. Inoltre, scrive riguardo anche le breaking news che concernono i temi più svariati: dallo sport all’attualità, dalla politica alle (ahimè) guerre passando per le storie più importanti e centrali del momento.
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