Lo hanno chiamato Body shaming e indica l’irrefrenabile voglia di criticare, tramite i social network, la cattiva forma fisica altrui. Alla base di questo fenomeno ‒ se così si può definire ‒ è rintracciabile l’indole di giudicare gli altri, specie per l’aspetto estetico, unita alla crescente tendenza a fare tutto ciò tramite Facebook e altri media, rendendo così il tutto più plateale e amplificato. La causa di questo atteggiamento/accanimento, deriva, forse, dalla concezione spesso un po’ sbagliata che si ha del corpo, in particolare di quello femminile, il quale si pretende debba essere sempre armonioso e attraente, rendendo un difetto fisico o semplicemente qualche chilo di troppo, motivo di battutacce e denigrazione pubblica. Altrettanto erronea è anche l’idea dei social network come “luogo” in cui condividere tutto, lasciarsi andare a qualsiasi commento o riflessione senza tener conto di ciò che si dice o degli effetti che potrebbe avere.
A essere vittima del cosiddetto Body shaming sono spesso anche gli atleti e personaggi famosi: un esempio sono stati le recenti Olimpiadi di Rio, in cui molti sportivi sono stati apostrofati con accezzioni non prorpio lusinghiere a causa del loro corpo, esposto in quei giorni in mondovisione. Addiruttura la presa in giro è in alcuni casi arrivata da cronisti Tv e giornali, che dovrebbero invece garantire sempre rispetto e professionalità: è il caso delle tre atlete azzurre del tiro con l’arco, definite “Il Trio delle Cicciottelle” sulla prima pagina di un giornale come il QS Quotidiano Sportivo, testata sportiva di QN, di cui fanno parte Il Giorno, La Nazione e Il Resto del Carlino. Si tratta, dunque, di una cattiva abitudine che non si limita al solo chiacchericcio sui social, ma di una vera e propria mancanza di educazione e tolleranza, coadiuvata, spesso, da testate giornalistiche e tv.
L’associazione Nutriente Onlus, la quale si occupa della cura e della prevenzione dei disturbi alimentari, ha condotto a proposito uno studio dal quale è emerso che una donna su due ha ricevuto critiche per i chili di troppo proprio sulla rete. Anche gli uomini sono vittime del Body shaming, ma solo l’11% ha dichiarato di essere vulnerabile a questo tipo di commenti. Le conseguenze, ovviamente, per chi riceve tali offese sono la perdita di autostima e nei casi più gravi la spinta verso soluzioni drastiche, come quella di adottare regimi alimentari scorreti che possono poi sfociare in un disturbo del comportamento alimentare. Olte al Body shaming, esistono anche altri fenomeni simili come ad esempio lo Slut shaming di cui si è già parlato in un precedente articolo, che invece prende di mira i comportamenti sessuali e il modo di vestire delle donne, giudicati inadeguati e da “poco di buono”. Cambia, dunque, il termine specifico, ma il punto è sempre lo stesso: la mancanza di educazione al rispetto e alla tolleranza e l’inclinazione alla condanna di cose che spesso non ci compete giudicare.
Lorena Peci
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