Slut-shaming è un termine dietro al quale si nasconde un mondo: il mondo dei pregiudizi, delle dita puntate, delle critiche. Letteralmente il suo significato può essere tradotto come “svergognare la zoccola” o “vergogna della zoccola”, con cui si intende l’atto di far sentire qualcuno colpevole o pieno di vergogna per i suoi desideri e comportamenti sessuali. Fin qui nulla di troppo strano, se non il classico giudicarsi a vicenda tipico dell’essere umano; ma, come traspare chiaramente dall’etimologia, il “qualcuno” giudicato attraverso lo slut-shaming è necessariamente una donna.
Ancora una volta, dunque, le donne sono vittime di una critica, la quale non si limita a rimanere tale ma invade una sfera intima e personale, la sessualità, che nessuno, al di fuori del proprio Io, dovrebbe avere il diritto di giudicare. La gravità dello slut-shaming è che, nel peggiore dei casi, non comprende solo commenti su vestiti provocanti, gonne corte, rossetti rossi o scollature pronunciate, bensì arriva a giustificare atti ignobili di stupro e molestie sessuali con frasi del tipo: «Lo ha voluto lei» e «Se l’è cercata». Con lo slut-shaming, quindi, si finisce per “svergognare la zoccola”, anche quando zoccola non è. La “vergogna della zoccola”dovrebbe essere di qualcun altro, di tutti ogni volta che si pensa in termini di slut-shaming.
Nel 2016 il pensiero comune ritiene che la parità dei sessi sia ormai un vecchio problema, più che superato, eppure non esiste il termine playboy-shaming. Perché, se in un universo parallelo, i giornali di domattina riportassero in prima pagina «Ragazzo stuprato e ucciso da donna 50enne», è certo che a non una persona, tra milioni che si ritroverebbero a leggere quel titolone, passerebbe per la mente che gli short del ragazzo in foto erano troppo corti e i suoi addominali decisamente pronunciati e visibili attraverso la maglietta aderente.
Chiara Forcisi
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Da sempre lettrice accanita, Chiara all’età di 13 anni pubblica You are my angel, il suo primo romanzo. Frequenta il Liceo Classico N. Spedalieri di Catania, dove completa gli studi in bellezza in qualità di rappresentante d’istituto e dirige, dopo averlo fondato, il giornalino scolastico Il Punto, degno erede di Voci di Corridoio, antesignano di Voci di Città. A marzo 2013 corona il suo più grande sogno: partire come delegate con l’Associazione Diplomatici alla scoperta della Grande Mela. Si laurea in Scienze della Comunicazione all’Alma Mater Studiorum di Bologna a luglio 2018. Inoltre, anche se è impegnata ad affrontare la vita quotidiana non si arrende e prova ancora a realizzare ciò che voleva fare fin dalla culla: salvare il mondo con le parole.