Un tempo, c’erano bambini che giocavano con il celebre Sapientino e altri che di divertivano con soldatini, macchine o bambole. Il tempo libero dei piccoli pargoli, oggi giorno, è invece totalmente preso dalla tecnologia che, incessante, occupa ogni spazio della nostra vita. Chi gioca con le applicazioni scaricate appositamente dalla madre, chi ancora con il vecchio smartphone del papà. Vediamo sempre più bambini con un telefono in mano, ignorando colpevolmente gli innumerevoli rischi che si corrono lasciando che un oggetto del genere venga trattato come un giocattolo (e niente di più).
Quello che è successo in Cina ne è l’esempio più lampante. La madre di un bambino di soli due anni, per impegnare il tempo di quest’ultimo, ha ben pensato di lasciargli il proprio telefono per guardare dei video educativi. Dopo non molto tempo l’avviso del blocco del device che farebbe bloccare il fiato a qualunque adolescente (e non solo) dei giorni nostri: «iPhone è disattivato, riprova tra 25, 114, 984 minuti». Che per i non amanti della matematica vorrebbe dire 48 anni circa.
Merito dell’impeccabile (forse un po’ troppo) sistema privacy di Apple. Molti dei nostri lettori staranno leggendo quest’articolo proprio da un iPhone e saranno ben consci della “possibilità” di sbagliare il codice per un massimo di 5 volte. Al sesto errore il telefono si bloccherà per un minuto, al settimo per 15 minuti e così via. Un sistema di sicurezza pensato appositamente per proteggere i telefoni dei milioni di utenti Apple dai malintenzionati. Un sistema che forse funziona fin troppo bene.
Il bambino, una volta trovatosi davanti il tastierino numerico per inserire il codice d’accesso, ha cominciato a fare quello che i suoi coetanei, senza pensarci due volte, farebbero: premere tasti senza sosta e in maniera del tutto casuale. Difficile quantificare su due piedi i tentativi “falliti” dal bambino, ovviamente non conscio del danno arrecato alla giovane madre. Quest’ultima ha poi tentato di sistemare un simile disastro tecnologico, senza trovare però una vera soluzione.
Dopo essersi rivolta ad un Apple Store di Shanghai, l’amara verità: aspettare 47 anni o riportare il telefono ai dati di fabbrica, perdendo dunque tutti i dati presenti all’interno del telefono e mai salvati su iCloud. Come ampiamente prevedibile la scelta è caduta sulla seconda alternativa, anche se la madre, ai microfoni di Global Times, ha raccontato con il sorriso la vicenda: «Non potevo aspettare 48 anni e dire a mio nipote dell’errore di suo padre»
Francesco Mascali
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Proprietario, editore e vice direttore di Voci di Città, nasce a Catania nel 1997. Da aprile 2019 è un giornalista pubblicista iscritto regolarmente all’albo professionale, esattamente due anni dopo consegue la laurea magistrale in Giurisprudenza, per poi iniziare la pratica forense presso l’ordine degli avvocati di Catania. Ama viaggiare, immergersi nelle serie tv e fotografare, ma sopra tutto e tutti c’è lo sport: che sia calcio, basket, MotoGP o Formula 1 non importa, il week-end è qualcosa di sacro e intoccabile. Tra uno spazio e l’altro trova anche il modo di scrivere e gestire un piccolo giornale che ha tanta voglia di crescere. La sua frase? «La vita è quella cosa che accade mentre sei impegnato a fare altri progetti»