Nel mondo del calcio si sente sempre più spesso parlare di rivoluzione. Si tratta di un concetto necessario e a tratti inevitabile per progredire all’insegna degli sviluppi tecnologici e non solo, ma che al contempo può risultare pericolosa e controproducente se intrapresa in maniera avventata. Il risultato è un duplice scontro tra tradizionalisti e rivoluzionari, in uno scenario dominato dal dibattito sempre più incessante sull’effettiva utilità o meno della modernizzazione della realtà calcistica sull’onda del progresso scientifico e tecnologico che coinvolge inevitabilmente anche l’ambito sportivo.
L’avvento dell’italo-svizzero Gianni Infantino alla presidenza della FIFA – insediatosi il 26 febbraio 2016 in luogo di Joseph Blatter – ha portato una ventata d’aria fresca all’interno nel mondo del calcio, seppur non cancellando del tutto polemiche e discussioni generate dalle numerose proposte del nuovo numero uno della federazione internazionale che governa il mondo del calcio. Una di queste riguarda un cambiamento relativo alla struttura del Mondiale: Infantino è stato fautore e artefice del passaggio dalle 32 nazionali partecipanti alle 48 che si sfideranno per la conquista della Coppa del mondo a partire dal 2026. Si tratta di un grande passo in avanti e di una pagina nuova nel grande libro della storia del calcio, ma è soltanto il primo mattoncino necessario per edificare una rivoluzione concreta e ponderata.
Il presidente della FIFA non è l’unico ad avere in mente idee e progetti per rivoluzionare il gioco del calcio. Lo svizzero – che vorrebbe anche abolire i pareggi nei Mondiali – è in buona compagnia: con lui c’è anche Marco van Basten – storico attaccante del Milan e della Nazionale olandese a cavallo tra gli anni ’80 e ’90 e Pallone d’oro nel 1988, attualmente amministratore delegato dello sviluppo tecnologico della FIFA, prestigioso incarico affidatogli lo scorso 23 settembre da Infantino stesso. Il suo compito è quello di proporre novità interessanti che possano rivoluzionare alcuni aspetti del mondo del calcio: il cigno di Utrecht – che in campo era un autentico artista con il pallone tra i piedi – non si è tirato indietro, mettendosi sin da subito all’opera per fare la sua parte nell’ambizioso progetto del numero uno della FIFA. Oltre ad occuparsi dell’implementazione della moviola in campo, infatti, van Basten pochi mesi fa ha esposto le sue otto proposte innovative per cambiare il calcio. Eccole di seguito.
1. Abolizione del fuorigioco, ispirandosi all’hockey.
2. Introduzione degli “shoot out” in luogo dei rigori tradizionali. L’olandese parte dal presupposto che nei cinque tiri dal dischetto ci siano poche soluzioni e il tutto avviene in un tempo molto ridotto, mentre con gli “shoot out” – in cui il tiratore corre per venticinque metri fino alla porta ed ha otto secondi di tempo per portare a termine l’azione – i giocatori avrebbero più possibilità, in quanto oltre a tirare direttamente verso lo specchio della porta potrebbero anche dribblare il portiere o aspettarne la reazione e valutare cosa fare.
3. Introduzione dell’espulsione a tempo al posto dell’ammonizione, sul modello della pallamano. In questo caso, l’idea di van Basten è quella di abolire il doppio cartellino giallo, introducendo delle penalità a tempo (circa cinque-dieci minuti) in modo da non mettere le squadre nella condizione di giocare in inferiorità numerica. Quest’ultima si verificherebbe soltanto se un giocatore commette cinque falli, come avviene nel basket.
4. Tempo netto nei minuti finali, ossia fermare il cronometro ogni qualvolta il pallone esce fuori dal campo, c’è un fallo o un’interruzione, in modo da evitare che si perda tempo negli istanti conclusivi di una partita.
5. Solo il capitano può protestare con l’arbitro, sul modello del rugby.
6. Partite in otto contro otto per le giovanili e gli over 45, mentre per il calcio professionistico si rimarrebbe al tradizionale undici contro undici.
7. Meno partite all’anno per aumentare la spettacolarità del gioco.
8. Più sostituzioni a disposizione nei tempi supplementari e possibilità di cambi a gara in corso.
Si tratta di proposte decisamente innovative e che stravolgerebbero drasticamente l’essenza di un gioco che per secoli si è sempre attenuto in maniera ferrea alle sue tradizioni, pur adattandosi a qualche cambiamento di tanto in tanto. Lo stesso van Basten riconosce la difficoltà nel portare a termine una riforma del genere, che tuttavia a suo avviso potrebbe aumentare sensibilmente la spettacolarità del mondo del calcio.
Chi è – quasi – dello stesso avviso dell’ex attaccante olandese è un altro grande centravanti del passato, ossia Oliver Bierhoff, campione d’Europa nel 1996 con la Germania e vecchia conoscenza del calcio italiano per le sue positive avventure con le maglie di Udinese e Milan. L’attuale team manager della Nazionale tedesca conviene con il cigno di Utrecht in merito alla possibilità di abolire la regola del fuorigioco per rendere il calcio più allettante e al contempo sostiene l’introduzione del time-out – seppur di durata non eccessivamente elevata – per avvantaggiare gli allenatori.
Insomma, fior fior di idee nuove che arrivano da grandi personaggi che hanno contribuito a scrivere pagine importanti nella storia del calcio e che ne conoscono benissimo la realtà con gli aspetti più amati e discussi ad essa annessi. Portare a termine per filo e per segno tutte queste proposte in tempo breve è ovviamente un progetto alquanto utopistico da realizzare, in quanto anche il calcio ha i suoi tempi ben precisi e non è facile modificarne dal nulla la struttura e il regolamento. Allo stesso tempo, però, si tratta di novità che possono aprire la mente e indurre a riflettere tutti coloro che partecipano alla diffusione sempre più incessante di questo sport: i presidenti, i calciatori, gli allenatori, i dirigenti e – perché no? – anche e soprattutto i tifosi e gli appassionati, che hanno un ruolo di primo piano nella crescita di questo sport e dei valori ad esso legati.
Alcune di queste idee erano già state analizzate e discusse in passato (Blatter, ad esempio, nel 2010 già propose l’abolizione del controverso fuorigioco) e molte di esse modificherebbero radicalmente la struttura di questo gioco: l’abolizione del fuorigioco comporterebbe stravolgimenti non indifferenti, soprattutto per ciò che concerne la disposizione dei giocatori sul terreno di gioco, l’introduzione delle sostituzioni a gara in corso renderebbe difficile il compito dell’arbitro di annotare i nomi dei giocatori che entrano ed escono dal campo mentre il gioco prosegue, l’abolizione del pareggio ai Mondiali cancellerebbe uno dei tratti distintivi del gioco del calcio. Del resto una delle innovazioni più recenti, la VAR (video assistant referee, la cosiddetta “moviola in campo”), sta avendo parecchi alti e bassi e non ha risolto totalmente i problemi legati alle discusse e controverse decisioni arbitrali, come avvenuto nel Mondiale per club tenutosi in Giappone a dicembre. Insomma, ritoccare i difetti è un’esigenza di fronte alla quale nessun amante del calcio opporrebbe un rifiuto, ma cambiare totalmente l’essenza del gioco è un’operazione complessa e artificiosa che si scontra con la tradizione e col buonsenso.
Dennis Izzo
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Coordinatore editoriale di Voci di Città, nasce a Napoli nel 1998. Tra le sue tanti passioni figurano la lettura, i viaggi, la politica e la scrittura, ma soprattutto lo sport: prima il calcio, di cui si innamorò definitivamente in occasione della vittoria dell’Italia ai Mondiali 2006 in Germania, poi il basket NBA, che lo tiene puntualmente sveglio quasi tutte le notti da ottobre a giugno. Grazie a VdC ha la possibilità di far coesistere tutte queste passioni in un’unica attività.
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