Di recente un’app di incontri ha coniato un nuovo vocabolo, designante uno degli ennesimi orientamenti sessuali creatisi in questi anni: sapiosessuale. All’apparenza, potrebbe non essere subito, e facilmente, traducibile come termine, ma se si scindono le due parole che lo compongono, decifrandole, quindi, singolarmente, ci si accorge che il gender in questione riguarda individui i quali prediligono accostarsi, sessualmente parlando, a persone “intelligenti”. Verrebbe da chiedersi, a tal proposito, come si faccia a scegliere il partner giusto, poiché non è facile definire una persona perspicace, acuta e così via, sebbene possa avere possibilmente una cultura incredibile. Tuttavia, come “carta d’identità”, se così lo si può definire, viene chiesto, ai potenziali compagni di letto, di ripetere delle citazioni filosofiche, aforismi di un certo tipo, passi di letture classiche. Insomma, tutte nozioni facilmente memorizzabili e che non indicano, allo stesso tempo, che quella sia una persona intelligente.
La parola sapiosessuale, però, non è del tutto nuova, ma esiste da qualche anno, venendo alla ribalta solo adesso. Per di più, come orientamento sessuale sta letteralmente imperversando sulle piattaforme social: difatti, tra le proprie informazioni è possibile inserire anche questo dato, in modo tale che gli utenti possano essere contattati direttamente dalle persone con la stessa tendenza. Secondo molti, trattasi di pura discriminazione questa, perché comunque si può essere colti e soprattutto intelligenti senza il bisogno di aprire un libro imparando mnemonicamente chissà cosa. Invero, capire ed amare una persona, accettandone i pregi e i difetti, non è un’azione dettata dalla cultura, ma dal proprio carattere, da ciò che si cerca nella vita e da quanto si sia predisposti nell’accettare uomini o donne che siano i quali, nonostante tutto, la pensano diversamente da noi.
Anastasia Gambera
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