Dal giorno della presentazione di Neymar al Parco dei Principi sembra essere passata una vita e, a 50 giorni da quel 4 agosto possiamo già tirare le prime somme. E non parliamo solo del faraonico stipendio di O’Ney, anche se negli ultimi giorni ha fatto letteralmente impazzire gli addetti ai lavori. Come svelato dal quotidiano tedesco Der Spiegel, il brasiliano percepisce dalla squadra della capitale uno stipendio da 100.000 euro al giorno. Una cifra tonda di questa portata ci permette di fare un velocissimo calcolo sui guadagni di Neymar: 4.166,60 euro l’ora; 3.069.502 euro al mese; 36.834.240 euro all’anno. Moltiplicare questa mastodontica cifra per 5, come gli anni di contratto di Neymar al PSG, e sommando il risultato per i 222 milioni sborsati dai francesi si arriverà ad un totale di circa 407 milioni di euro. Una cifra mastodontica per assicurarsi le prestazioni sportive di un singolo giocatore. Affare o ingiustificabile spesa? Presto per dirlo, anche se i prospetti sono più che rosei per lo sceicco Al Khelaifi.
Do ut des. Il principio del mercato si riversa anche sul mondo del calcio, specie se uno come Neymar diventa il giocatore più pagato della storia. Nel primo giorno del brasiliano a Parigi la maglia numero 10 è stata venduta per un totale di un milione di euro. La stessa cifra aveva fatto guadagnare quella di Di Maria in un’intera stagione. Ma non è stato solo un effetto passeggero, un momento di pura euforia. Se nel primo giorno le maglie vendute erano circa dieci mila (il prezzo dell’articolo si aggirerebbe sui 140 euro) negli ultimi 30 giorni arriviamo ad un totale di 120 mila. Una cifra impressionante, mai vista, tanto che la Nike, per un breve periodo, avrebbe dichiarato “esaurito” il prodotto. Un piccolo esempio di come, nel medio-lungo periodo, il PSG ammortizzerà la cifra monstre sborsata per il suo nuovo gioiello. Ma come detto non è stata solo una questione di soldi.
Perchè al di là del fatto che Neymar sia una macchina da soldi fenomenale i motivi del trasferimento sono anche e soprattutto sportivi. Il Brasiliano nell’ultimo anno e mezzo ha avuto una crescita esponenziale, ma a Barcellona c’è sempre un limite, con un numero 10 sulle spalle e 169 cm di pura magia. Messi era un’ombra troppo grande per un talento come Neymar e la convivenza avrebbe continuato a limitare il secondo. Adesso Neymar è l’uomo copertina del PSG (al Barcellona, per diventarlo, avrebbe dovuto attendere chissà quanto altro tempo) e le chance di vincere il pallone d’oro sono sensibilmente più alte. Ma tra il dire e il fare c’è di mezzo il mare.
Il Barcellona all’arrivo di Neymar dal Santos era una squadra già rodata, che doveva solo affrontare un piccolo rinnovamento. Meccanismi tattici, uomini spogliatoio ben definiti. Il brasiliano è cresciuto in questi anni, non solo grazie all’incredibile talento di cui dispone, ma anche grazie ad una squadra leggendaria alle sue spalle. Il PSG di Emery, invece, è una squadra molto giovane, che si rinnova di anno in anno (Matuidi, ora alla Juve, era il suo capitano) e che ha bisogno di trovare i pilastri portanti per i successi futuri. Anche se, per adesso, i frutti sembrano maturare bene nell’albero parigino.
In sei partite tra Ligue 1 e Champions League il brasiliano ha messo a segno cinque gol e si è reso protagonista di altrettanti assist. Segno che non solo il gioco del PSG viene canalizzato spesso e volentieri sui suoi piedi, ma che dai suoi piedi arrivano anche le illuminazioni più brillanti per i compagni di squadra. Ogni volta che Neymar ha giocato il club della capitale ha vinto con almeno due gol di scarto, se si contano invece solo le volte in cui ha timbrato il cartellino le reti di scarto salgono a tre. Personalità e giocate spettacolari sono l’ordinario a cui si sta abituando il pubblico parigino e quello francese più in generale. Ma anche nella squadra più ricca d’europa non è oro tutto quel che luccica e i grattacapi a cui ha dovuto far fronte Neymar non sono del tutto banali.
Ma andiamo con ordine. Prima in Champions del nuovo PSG, contro il modesto Celtic di Brendan Rodgers. Il match come previsto è senza storia e il tabellino al full time dice 0-5 in favore dei francesi. Neymar oltre al gal si è reso protagonista di una serie di alterchi con il 18enne Anthony Ralston, all’esordio in Champions, che aveva l’arduo compito di arginare le giocate del brasiliano. Prima l’invito a guardare il maxi-schermo (al momento il risultato era fissato sullo 0-3), poi la stretta di mano negata e altri insulti coperti dalla solita mano che copre la bocca. Quando il calciatore più pagato della storia affronta un illustre sconosciuto scozzese certi interventi al limite sono facilmente prevedibili e non cadere in comportamenti poco consoni al proprio nome sarebbe il minimo. Poi, il ciclone è stato fortunatamente arginato con una maglia donata a un’associazione benefica nella stessa serata.
Qualche giorno più tardi, il primo big match contro il Lione. Cavani, solito rigorista del PSG, si accinge a battere dal dischetto, ma Neymar lo raggiunge per convincerlo a lasciargli il pallone. Nervi tesi fino all’allontanamento del brasiliano; il rigore poi verrà sbagliato. Qualche giorno dopo spuntano alcuni video in cui Neymar, durante la partita, preferirebbe anche le soluzioni più complicate pur di non passarla al numero nove. Un caso per montare l’antipatia tra i due sudamericani? Non proprio, dato che successivamente spunta la conferma di una lite nel post-partita, in cui la rissa tra i due attaccanti sarebbe stata sfiorata per un non nulla. Qualche giorno dopo, la cena organizzata da Dani Alves per appianare gli animi nello spogliatoio parigino. Neymar si scusa, Thiago Silva traduce. Soddisfatti tutti i compagni (Cavani compreso) e la dirigenza, ma per il Montpellier l’uomo copertina viene lasciato a casa e si monta l’ennesimo caso nel giro di una settimana.
Ufficialmente il motivo verterebbe sulle condizioni fisiche di Neymar, ma il dubbio è quanto mai lecito. Sarebbe davvero questa la motivazione? O è un modo per punire il comportamento avuto contro il Lione? La partita finisce 0-0 senza troppi sussulti, ma quanto meno le voci che vorrebbero Cavani lontano dalla capitale sarebbero svanite. Clima più sereno? L’appuntamento in Champions della settimana entrante sarà contro il Bayern Monaco e la lucidità dello spogliatoio potrebbe fare la differenza. Sarà la partita di Neymar? Difficile a dirsi. Nel frattempo i primi 50 giorni sono passati e finora se dal lato prestazionale c’è veramente poco da recriminare, il lato comportamentale è da rivedere. Ma quando vieni pagato 222 milioni certe tensioni le devi mettere in conto sin dal principio.
Francesco Mascali
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Proprietario, editore e vice direttore di Voci di Città, nasce a Catania nel 1997. Da aprile 2019 è un giornalista pubblicista iscritto regolarmente all’albo professionale, esattamente due anni dopo consegue la laurea magistrale in Giurisprudenza, per poi iniziare la pratica forense presso l’ordine degli avvocati di Catania. Ama viaggiare, immergersi nelle serie tv e fotografare, ma sopra tutto e tutti c’è lo sport: che sia calcio, basket, MotoGP o Formula 1 non importa, il week-end è qualcosa di sacro e intoccabile. Tra uno spazio e l’altro trova anche il modo di scrivere e gestire un piccolo giornale che ha tanta voglia di crescere. La sua frase? «La vita è quella cosa che accade mentre sei impegnato a fare altri progetti»