Oggi più che mai occorre sbollire, curarsi le ferite e solo dopo parlare del match tra Catania e Foggia.
La squadra di Tabbiani patisce ancora una volta un avversario più compatto e concreto. Una formazione a corrente alternata, in cui le buone trame non vengono concluse a dovere. Il Catania gioca, crea, ma in certe fasi risulta prevedibile e facile preda di difese solide e bene impostate.
Non stupisce lo stato d’animo altalenante del tifoso medio. Una settimana fa si decantava una squadra schiacciasassi senza rivali. Oggi si parla di esonero del tecnico.
Il campo, vero giudice di questo sport, ha consegnato fin qui 4 punti in 4 partite. Un terzo della posta in palio disponibile. Gli applausi dopo la partita contro il Crotone dimostrano che Catania vuole divertirsi. I fischi di ieri sera che, più di tutto, vuole vincere.
La dirigenza etnea ha sostenuto la propria scelta a gran voce, sin dall’annuncio di Tabbiani. La progettualità è stata posta in un gradino più alto rispetto ai risultati immediati. Cambiare rotta non è un’opzione percorribile nel breve termine, dunque non resta che dare fiducia a tecnico, staff e giocatori.
La strada è lunga e questa volatilità nei giudizi è sintomo di una passione viscerale che va accettata nel bene e nel male. Le occasioni per riscattare una falsa partenza sono dietro l’angolo, ma andranno colte sin da subito per costruire quel campionato da grande squadra che gli addetti ai lavori si aspettano dal Catania.
Il primo posto non è obbligatorio. Lottare e provarci fino all’ultimo sì. Una labile differenza che può dire tanto su questa stagione che è solo all’inizio.
Francesco Mascali
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