Mercoledì di trasferte di rilievo per le italiane impegnate in Champions League: la Lazio ha fronteggiato l’atmosfera unica dello stadio del Celtic, il Milan ha fronteggiato il muro giallo del Borussia Dortmund. Al fischio finale gli stati d’animo sono diversi per i due club di Serie A, vediamo perché.
Quando il periodo non è dei migliori e si è sommersi dalle critiche sono davvero pochi i modi di risollevare le sorti: attraverso le prestazioni e i risultati. Maurizio Sarri lo sapeva e la sua Lazio ha avuto non poche difficoltà ad affrontare il Celtic e il suo meraviglioso pubblico da circa 60 mila persone.
Il match è stato ruvido e spigoloso come l’animo sportivo di una squadra ostica da affrontare tra le mura amiche, con un tasso tecnico forse anche inferiore ai biancocelesti che in questo periodo, specie in Champions, si sono abituati ad accendersi nei minuti finali di partita.
Sarri aveva bisogno di risposte da un reparto offensivo poco produttivo e si è letteralmente aggrappato alla verve di Felipe Anderson, ma Zaccagni dovrebbe credere maggiormente nei propri mezzi in quanto non è nemmeno l’ombra del calciatore dell’anno scorso. Anche capitan Immobile non sembra essere al meglio e la sua condizione fisica condiziona il suo modo di attaccare la profondità.
Il vivace ed esotico attacco del Celtic è stato fronteggiato al meglio dalla difesa della Lazio, in particolar modo da una prova da sottolineare di Romagnoli (difensore di buon livello forse facilmente caduto nel dimenticatoio dopo le vicende con il Milan). Come già detto, la partita si risolve all’ultimo minuto, quando sul cross di Guendouzi arriva il giocatore più basso di tutti: proprio quel Pedro, il giocatore con più esperienza, che porta alla vittoria la sua squadra e fa tirare un sospiro di sollievo al tecnico, che aveva chiesto una prova di carattere e l’ha ottenuta.
Partita sofferta e combattuta merito di un Celtic che avrebbe meritato il pareggio, ma non sempre si raccoglie ciò che si produce, pensiero molto vicino ai tifosi del Milan .
Stefano Pioli non può essere soddisfatto di quanto accaduto a Dortmund: non tanto per il risultato finale visto che l’avversario non era certamente inferiore, quanto per la concretezza in aria di rigore (problema riscontrato anche in casa contro il Newcastle che ieri sera ha asfaltato per 4-1 il Psg).
Si dice che chi gioca al Signal Iduna Park possa risentire dell’atmosfera incredibile del pubblico tedesco, ma il Milan non dimostra timore nel tentare la giocata, anzi. Fatta eccezione per alcuni momenti in particolare, spesso scaturiti dalle azioni di un Malen difficile da marcare, i rossoneri hanno tenuto botta molto bene e se la sono giocata fino alla fine, ancora con qualche rimpianto.
Lo specchio della partita è l’ennesima prestazione altalenante di Leao: giocatore devastante in campo aperto (ha fatto ammonire la coppia di centrali avversaria composta da Schlotterbech e Hummels) ma troppo discontinuo all’interno del match. Le discese con Theo sono tutt’altro che coordinate e sprecano due situazioni di contropiede che potevano risultare letali se sfruttate con attenzione.
Sta mancando il killer istinct di Giroud, forse troppo spesso in difficoltà atletica e l’apporto sulla fascia destra offensiva di Pulisic e Chukwueze è stata di poco conto. Il nigeriano ha sprecato un importante occasione nel secondo tempo e appare troppo fumoso e poco concreto ( tutto il contrario di quanto visto l’anno scorso al Villareal).
La prova difensiva è sicuramente positiva viste le ottime chiusure di Tomori e Thiaw sulle discese dei gialloneri: il talento e la velocità nel Dortmund non mancavano (vedi capitan Reus, Brandt e poi Adeyemi, Bynoe-Gittens) ma la difesa, grazie anche all’ottima copertura sulle fasce, ha coperto molto bene. Ha regnato l’equilibrio e sembrava potesse vincere chiunque, ma Pioli ha qualcosa in più da recriminare per un Milan che dovrebbe essere più cinico sotto porta.
Alex Privitera
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Nasce a Catania in quel soleggiato Aprile del 1996. Racconti familiari lo ritraggono sin da piccolo con un pallone tra i piedi. Crescere non ha fatto altro che rafforzare quell’amore verso il gioco del calcio e qualsiasi altro sport, con o senza un pallone. Laureato in Scienze e Tecnologie Alimentari, si dice che tra le sue altre passioni non possano mancare musica, cinema e tecnologia. Particolarmente testardo e deciso, crede sia molto importante saper condividere i propri pensieri. Proprio per questo, da tempo affascinato dal giornalismo sportivo, decide di intraprendere questa avventura con Voci di Città. Un capitolo tutto da scrivere, una nuova sfida da affrontare un passo per volta.