Arriva la sentenza sul “caso Paul Pogba“, risultato positivo al test antidoping dello scorso 20 agosto. Data della prima giornata di Serie A, in cui la Juventus trionfò per 0-3 in casa dell’Udinese. Peraltro, senza l’ausilio del centrocampista francese che, in quell’occasione, rimase tutto il tempo in panchina.
Nonostante ciò, lo stesso Pogba fu chiamato per un controllo al quale risultò positivo a un metabolita del testosterone. Successivamente sospeso in via cautelare lo scorso 11 settembre, anche le controanalisi avevano confermato la positività.
Nella giornata di oggi – giovedì 29 febbraio – è arrivata la sentenza che condanna il centrocampista bianconero a una squalifica di quattro anni. Accolta, dunque, la richiesta della Procura antidoping con i giudici che non hanno deciso di accogliere le istanze della difesa. Quest’ultima, aveva deciso di non patteggiare puntando a dimostrare l’assunzione accidentale e, quindi, al dimezzamento della pena.
Una versione, però, cui l’accusa non ha mai dato credito visto e considerato il fatto che la sostanza cui è stato trovato positivo Pogba serviva a migliorare le performance di forza e resistenza. Oltre che, inoltre, ad aumentare la massa muscolare. Caratteristiche, queste, che il centrocampista francese aveva perso dopo una stagione (2022/2023) tormentata dai guai muscolari.
Di certo, però, con una squalifica di quattro anni per doping, la carriera di Paul Pogba è da ritenersi a serio rischio. Il “Polpo”, 31 anni il prossimo 15 marzo, potrebbe tornare a giocare all’età di 35 anni. Troppi (forse) anche per un talento immenso, ma sprecato, come quello del centrocampista francese. Una leggerezza, involontaria o meno, che rischia di costargli grosso. Anzi, tutto.
Fonte Foto in Evidenza: Eurosport
Giuseppe Rosario Tosto
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