È internazionalmente riconosciuto come il Bel Paese sia la terra del buon cibo. La cucina mediterranea, si sa, è amata e invidiata in tutto il mondo, tanto da essere vittima molto spesso della contraffazione. Eppure, da qualche anno, studi scientifici, o pseudo tali, sembrano quasi volersi scagliare contro i prodotti della tavola. Le verdure sarebbero sconsigliate per via dei pesticidi, la carne rossa sarebbe cancerogena, l’olio deve essere assunto solo se spremuto a freddo, lo zucchero fa male, la frutta fa bene, purché bio, i formaggi sono acerrimi nemici. Premesso che mangiar sano è un imperativo e non un optional, poiché da ciò dipende anche il benessere fisico, alle volte atteggiamenti troppo attenti nei confronti del cibo possono sfociare addirittura nel patologico.
Quando il mangiar sano, infatti, smette di essere una buona abitudine per diventare vera e propria ossessione si parla, quindi, di ortoressia. Questa patologia, alla stregua delle più conosciute e diffuse anoressia e bulimia, costituisce un disturbo alimentare vero e proprio. In quanto tale, questo disagio e chi ne è affetto necessitano dell’aiuto di esperti dell’alimentazione e psicologi e, nei casi più gravi, può rivelarsi utile l’impiego di farmaci. Sul piano medico, infatti, gli ortoressici possono presentare le medesime complicazioni di bulimici e anoressici, come, ad esempio, squilibri metabolici e brachicardia. A preoccupare è l’impennata che questo fenomeno avrebbe avuto proprio in Italia, con picchi anche accentuati in alcune città. Secondo Nutrimente, un’associazione che si occupa proprio dello studio e della cura dei disturbi alimentari, la provincia più fissata sarebbe Milano con un’incidenza del 33% di potenziali ortoressici. Questa osservazione arriva in conclusione di un sondaggio realizzato su milleduecento persone tra i diciotto e i trentacinque anni. A seguire il capoluogo lombardo è, però, la Capitale, nella quale almeno il 27% dei cittadini impiegherebbe un’enorme quantità di tempo nei supermercati per la scelta dei prodotti ritenuti migliori. Ma la psicosi della qualità degli alimenti affliggerebbe anche Torino, terza sul podio con 21%. Queste province, però, non solo le sole ossessionate dal mangiar sano poiché, in effetti, gli ortoressici o potenziali tali nel Bel Paese sarebbero circa cinquecentomila.
Ma siamo sicuri che quest’eccessiva attenzione alla qualità del cibo sia riconducibile al desiderio di mantenersi in buona salute? È probabile, può darsi, che l’ortoressia, esattamente come le sorelle anoressia e bulimia, nasconda in realtà dei disturbi psicologici più profondi e, forse, anche bisogno di modellare il proprio fisico al fine di adeguarlo agli standard imposti. Secondo Fassino, studioso di neuroscienze e salute mentale, spiega come «gli individui ortoressici siano ossessionati dalla qualità del cibo che consumano e come questi trascorrano il tempo cercando di individuarne provenienza, metodi di produzione e conservazione». Quella che potrebbe apparire come una mania innocua, rappresenta, al contrario, un vero è proprio ostacolo alla vita sociale di quanti ne sono affetti. Un ortoressico corre il rischio di essere isolato dai coetanei, in quanto le sue psicosi non gli consentono di adattarsi a una regolare vita di società. Persino una banale serata al ristorante può diventare un incubo per i fissati del mangiar sano, non avendo modo quest’ultimi di verificare la reale qualità del cibo. Nella maggior parte dei casi, i più esposti ai pericoli dell’ortoressia sono i celiaci, i quali sono forzatamente costretti a fare attenzione quando consumano un pasto. A rischio, tuttavia, anche persone magre con un passato di obesità alle spalle o, ancora, vegani. Non è chiaro, invece, come le differenze di genere influiscano in questo ambito e se, quindi, le più esposte siano le donne oppure gli uomini.
Se mangiar sano, tenendo d’occhio la qualità di ciò che si mette in tavola, è sempre consigliabile, bisogna, però, stare attenti a non cadere nell’esagerazione. E, da buoni esponenti della cucina mediterranea, sarà bene ricordare che il cibo deve essere prima di tutto un piacere e non un forzatura, concedendosi magari una bella pizza con gli amici.
Debora Guglielmino
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