Bohemian Rhapsody è senza alcun dubbio il film del momento. La biopic sui Queen ha sbancato i botteghini americani e in Italia, a distanza di un mese dall’esordio oltreoceano, si appresta a ripetersi. La pellicola è un agglomerato di emozioni: il tripudio alla band e alla sua storia è riuscitissimo, grazie anche allo splendido Rami Malek. Nel film, Freddy Mercury è stato rappresentato, sia nelle movenze che nella fisionomia, in maniera fedelissima, così come gli altri tre membri della band (su tutti Gwilym Lee è identico a Brian May e trovare delle differenze tra i due è difficilissimo).
Chi ha visto il film è uscito dalle sale con la musica dei Queen nella testa e le splendidi immagini proiettate impresse negli occhi. A chi invece non l’ha fatto è stato caldamente consigliato di andarlo a vedere. In effetti il film merita di essere visto anche se non si è fan della band, soprattutto per l’hype che crea durante le due ore di riproduzione. Tuttavia inesattezze presenti nella pellicola sono ben più di una e hanno fatto storcere il naso ai fan più accaniti. Questi ultimi, comunque, poco consci del fatto che si trattasse di un film e non di un documentario, con la necessità dunque di piacere al grande pubblico.
N.B. le inesattezze qui elencate presentano degli SPOILER.
Elencheremo le divergenze storiche seguendo la cronologia del film. E non si può fare a meno, a tal proposito, che iniziare dalla fondazione della band. In Bohemian Rhapsody, Mercury sembra un grande fan degli Smile e dopo l’addio di Staffel, il cantante, convince May e Taylor a ingaggiarlo come nuovo frontman. Nella vita reale, però Freddie faceva già parte di un gruppo musicale, gli Ibex, e conosceva personalmente non solo Staffel ma anche gli altri due già prima dell’addio del cantante. Mesi prima di entrare nella band, oltretutto, aveva già chiesto ai due futuri colleghi di entrare negli Smile, se pur senza successo.
Nella stessa sera del primo incontro con May e Taylor, Mercury vede per la prima volta la ragazza che diventerà poi la donna della sua vita. O almeno questo è quanto riportato nel film. Mary Austin, in realtà, non era affatto una fan degli Smile ma a loro era strettamente legata: prima dell’eccentrico Freddie, infatti, era la fidanzata di niente poco di meno che Brian May. Solo dopo che la loro relazione arrivò a una fine nacque la coppia Mercury-Austin. E solo da quel momento la bella Mary seguì assiduamente la band.
Veniamo dunque al bassista John Deacon e a Ray Foster. I due hanno ricevuto dei trattamenti molto controversi all’interno di Bohemian Rhapsody. Il primo viene inserito sin da subito, omettendo i tre bassisti che vennero prima di lui. Il secondo semplicemente non è mai esistito: sarebbe una fusione di vari dirigenti poco d’accordo con le scelte dei Queen. Anche in questo caso, comunque, potremmo parlare di inesattezze storiche: con nessuno dei dirigenti realmente esistiti si è mai arrivati alla rottura del rapporto. E la stessa Bohemian Rhapsody non è mai stata oggetto di un aut-aut tra le parti.
I registi hanno sapientemente usato il modello del “viaggio dell’eroe“. Questo presuppone che il protagonista, dopo aver mostrato al mondo il suo talento, sprofondi a causa di oscure resistenze, vinte poi per permettere a quest ultimo di tornare in auge. In Bohemian Rhapsody, dopo il successo mondiale riscosso dalla band, un irriconoscibile Freddie viene plagiato dal maipolatore Paul Prenter. Successivamente non solo licenzia John Reid per un presunto raggiro, ma decide anche di intraprendere una carriera da solista. I forti dissidi interni al gruppo e le incomprensioni vengono poi superate da tutti i membri per riunirsi in occasione del leggendario concerto del Live Aid. Non prima, però, di aver eliminato Prenter dalla vita del cantante.
L’altalena di emozioni di questo percorso ha incollato tutti i paganti allo schermo, riuscendo, dunque, nella prima verra mission dei produttori: far piacere il film. Anche qui, però, la realtà rispetto a Bohemian Rhapsody fu molto diversa. Andiamo con ordine: John Reid lasciò per iniziativa personale nel ’77, senza alcuna discussione con Mercury. Prenter, manager di Freddie, è stato confermato essere una presenza negativa per gli altri membri della band, ma il suo licenziamento non avvenne per non aver avvertito il cantante del Live Aid, bensì per altri motivi nel 1986.
Quanto ai Queen questi non si sciolsero mai. Le piccole discussioni, fisiologiche per un rapporto tanto lungo, non scaturiscono mai in decisioni irreversibili e i percorsi da solisti vennero addirittura concordati. L’album di Mercury venne rilasciato nell’85 mentre quelli di May e Taylor nell’81 e nell’84. In quel periodo, inoltre, non vi fu alcun periodo di crisi tra Mary Austin e il performer britannico. Anzi, i due non chiusero mai i ponti e la loro amicizia fu costante fino alla morte di Mercury.
Passiamo dunque alla causa della morte di Freddie Mercury e al suo ultimo grande amore. Nel film gli viene diagnosticata l’AIDS nell’85, mentre gli altri membri vengono informati dal cantante della sua imminente morte poco prima del concerto. Alla fine del film non manca poi lo spazio per Jim Hutton suo ultimo grande amore: presentato alla famiglia come “il suo amico” qualche ora prima dell’esibizione a Wembley. Anche in queste ultime scene, e i fan hanno poco gradito (per usare un eufemismo) è presente una grossa discrepanza con la storia vera.
La malattia, infatti, venne scoperta dal diretto interessato addirittura nell’87 (e quindi non prima del Live Aid). A May, Taylor e Deacon, venne confessato tempo dopo e nel 1991 fu lo stesso frontman a rilasciare la notizia al pubblico. Per quanto riguarda il tanto amato Jim Hutton quasi tutta la narrazione sull’ultimo grande amore di Freddie è stata stravolta rispetto alla realtà. Il primo incontro tra i due non avvenne dopo una delle feste organizzate dai Queen ma in un semplice locale. la famiglia, poi, non seppe mai formalmente del compagno, che venne etichettato addirittura come il giardiniere personale del figlio.
Come già ampiamente detto nelle prime righe Bohemian Rhapsody non si appresta ad essere un documentario sui Queen, bensì una biopic. Prima di essere un tributo a una delle band più famose del mondo è anche e soprattutto un film e l’agglomerato di emozioni suscitato è immagine del suo innegabile successo. Senza contare che molto probabilmente inserire così tanti contenuti in un prodotto già lungo (133 minuti) non era semplice. Le eccessive licenze poetiche non sono piaciute ai fan piu accaniti, ma i numeri parlano chiaro e la presenza di May e Taylor all’interno della produzione profuma di un “nulla osta” per un progetto che, alla fine dei conti, è pienamente riuscito.
Francesco Mascali
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Proprietario, editore e vice direttore di Voci di Città, nasce a Catania nel 1997. Da aprile 2019 è un giornalista pubblicista iscritto regolarmente all’albo professionale, esattamente due anni dopo consegue la laurea magistrale in Giurisprudenza, per poi iniziare la pratica forense presso l’ordine degli avvocati di Catania. Ama viaggiare, immergersi nelle serie tv e fotografare, ma sopra tutto e tutti c’è lo sport: che sia calcio, basket, MotoGP o Formula 1 non importa, il week-end è qualcosa di sacro e intoccabile. Tra uno spazio e l’altro trova anche il modo di scrivere e gestire un piccolo giornale che ha tanta voglia di crescere. La sua frase? «La vita è quella cosa che accade mentre sei impegnato a fare altri progetti»