Oblivion in italiano vuol dire “oblio”, quindi qualcosa in relazione ad una dimenticanza o, meglio, ad un dimenticato. Stiamo parlando di Jack Harper (Tom Cruise), tecnico sopravvissuto ad un’invasione aliena che lo ha portato nel 2077 a ritrovarsi senza memoria e con il solo incarico, proveniente da un presunto comando spaziale, di aggiustare i droni che stanno a guardia delle potenti turbine che creano l’energia necessaria a far partire le ultime navi spaziali terrestri. Le turbine producono elettricità dagli oceani, aspirandone a poco a poco le acque e distruggendo così ciò che resta del pianeta Terra in conseguenza della guerra atomica avvenuta con gli Scavengers. Alieni che né Jack né la sua compagna Victoria Olsen (Andrea Risebourough) hanno mai visto, nonostante Sally, l’unica umana in radiocomunicazione con loro dal Tet, ne predichi la presenza, ma anche l’imminente disfatta totale. Infatti, gli ultimi extraterrestri ancora in vita e in giro per la crosta terrestre, responsabili anche della distruzione della luna, presto rimarranno soli su un pianeta in preda alle radiazioni.
Il Tet, così come viene chiamato nel film, è la nuova stazione orbitante spaziale e, quindi, rampa di lancio per Titano, l’unico satellite abitabile di Giove. La storia s’incrina quando sul pianeta, proprio a due settimane di distanza dal congedo della coppia di “spazzini futuristici” le cui tute sembrano disegnate da Jony Ive (il disegnatore della Apple), precipita un’astronave anteguerra della NASA al cui interno, tra i sopravvissuti, vi è la donna che tormenta i flashbacks e gli incubi di Jack: Julia Rusakova (Olga Kurylenko), ovvero la sua ex moglie. Da questo momento in poi la trama è un susseguirsi di colpi di scena, alcuni anche troppo esagerati, separati da sequenze di classica azione hollywoodiana ottenuta con le migliori tecnologie computerizzate di creazione degli effetti speciali. Il dimenticato della storia è dunque Jack, ma lo è anche Victoria e pure il pianeta. Per girare la pellicola sono stati stanziati 120 milioni di dollari e l’accoglienza da parte del pubblico, se pur buona, poteva andare meglio visti i risultati al botteghino. Un nota di merito va alla scenografia, per le cui riprese si sono scelte le città di Mammoth Lakes e June Lake in Louisiana, ma non è mancato qualche scorcio dell’Islanda nei pressi della capitale Reykjavik. Il regista, Joseph Kosinski, lo stesso di Tron Legacy, ha dichiarato di aver messo particolare attenzione nella scelta delle musiche per la colonna sonora, anche se in realtà quest’ultima riesce ad essere evocativa soltanto in alcune scene. Nel complesso, si tratta di un buon film di fantascienza vecchio stile con forse troppe deduzioni, logiche sì, ma lasciate allo spettatore. Oblivion, quindi, non vincerà sicuramente l’oscar, ma per gli amanti del genere è senza ombra di dubbio da vedere.
Alberto Molino
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Fondatore di Voci di Città, ex direttore responsabile dello stesso, ora cura la rubrica di tecnologia di NewSicilia, ha lavorato al Quotidiano di Sicilia, ha collaborato con Sicilia Journal, ha pubblicato un romanzo e un racconto, ha 26 anni ed è laureato in Scienze della Comunicazione. Quando ne aveva 18 ha vinto un premio nazionale per avere diretto il migliore giornalino scolastico del Paese. Definito da alcuni fascista e da altri comunista, il suo vero orientamento politico non è mai stato svelato, ma una cosa è certa: Molino non lo ferma nessuno, tranne forse la sua ragazza.